Recensione: Sex, Whiskey & Southern Blood

Di - 27 Giugno 2011 - 0:00
Sex, Whiskey & Southern Blood
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Anno: 2011
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61

L’hard rock è, in tutte le sue innumerevoli forme, farina da cui attingere all’infinito. Tantissimi i gruppi che si sono abbeverati alla fonte primaria di tale stile musicale per costruire una proposta celebrativa di sonorità che hanno dimostrato di non passare mai di moda. L’ispirazione è oggetto controverso, in quanto si rischia spesso di andare a citare troppo fedelmente i propri modelli.

Il caso dei J. D. Overdrive (l’acronimo sta ad indicare un rinomato marchio di whiskey) è quello di una band che, avendo ben chiari i modelli da cui partire, si ferma spesso ad omaggiarli in maniera eccessivamente fedele. Le icone in questione sono, sostanzialmente, Black Label Society e Pantera ed ai primi è riconducibile il riffing delle chitarre, mentre per quanto riguarda i secondi, essi vengono citati sia dalla sezione ritmica spesso cadenzata che dalla voce di Susel.

Sex, Whiskey & Southern Blood parte con A Taste Of The South…, un’intro che ha il compito di portarci dritti a Ballbreaker, primo vero brano del disco che miscela l’hard rock ad una buona dose di Pantera. Si prosegue poi con Boot Hill, brano più classico, ma con porzioni tipicamente southern al suo interno fino ad arrivare all’ipnotica No Man’s Land che, col suo incedere più lento e riflessivo, svela un lato meno d’impatto del quartetto. Tanto groove ed altrettanta potenza per The Art Of Demolition, pezzo in cui la voce di Susel si fa più melodica con risultati tutt’altro che disprezzabili, ma si torna presto a picchiar duro con Guilt And Redemption, canzone decisamente mosh che si sviluppa su binari stoner e debitori ai migliori Black Label Society.
Spiazza un po’ l’inserimento di Purple Haze, cover dell’intramontabile classico a firma Hendrix, brutalmente interrotta sul più bello, ma si ritorna presto ai pezzi originali con Demonize, brano più lungo del lotto ed anche il più meritevole d’attenzione grazie ad un arrangiamento decisamente azzeccato e ad una sezione centrale in crescendo.
Il tutto viene poi chiuso da Into The Same River, ballad d’ordinanza che omaggia non poco la creatura di Zakk Wylde (chi ha detto In This River?).

Il debutto dei J. D. Overdrive, tutto sommato, piace, inutile negarlo. Il fatto che di materiale veramente originale, all’interno di Sex, Whiskey & Southern Blood, ce ne sia poco, alla fine è un dato di fatto col quale si scende facilmente a patti. Diciamo che, vista la provenienza geografica (Polonia), sentir parlare i loro testi di argomenti tipicamente sudisti fa un po’ sorridere, ma questo è un dettaglio relativamente di poco conto.

Certo, non ci troviamo di fronte ad un capolavoro assoluto, ma ad un esordio sicuramente sufficiente e capace di far scuotere debitamente la testa in più di un’occasione. Il citazionismo è un modo di intendere la musica come tanti altri e, se lo si vuole sfruttare, bisogna saperci comunque fare. I J. D. Overdrive dimostrano di essere in possesso di tale capacità e di saper metterla in campo senza rischiare troppo. In sostanza, niente che faccia gridare al miracolo, ma “solo” un buon disco di hard rock pesante ed ancorato al southern.

Andrea Rodella

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Tracklist:
1 – A Taste Of The South…
2 – Ballbreaker
3 – Boot Hill
4 – Truth Teller
5 – No Man’s Land
6 – The Art Of Demolition
7 – Stoned To Death
8 – Guilt And Redemption
9 – Purple Haze
10 – Demonize
11 – Into The Same River

Lineup:
Susel – Vocals
Stempel – Guitar
Tommy – Bass
Joorek – Drums

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