Recensione: Shadows

Di Silvia Graziola - 21 Aprile 2008 - 0:00
Shadows
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Anno: 2007
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55

Shadows è l’album di esordio del gruppo tedesco degli Enemy Of The Sun che, pochi anni dopo la sua formazione, racchiude il risultato del suo lavoro in tradici tracce appartenente a un genere musicale particolarmente difficile da interpretare e da catalogare. Il quartetto, capitanato dal chitarrista Waldemar Sorychta, noto per la sua militanza in gruppi come Despair, Voodoocult, Grip Inc., Eyes Of Eden e qui anche in veste di produttore, vede alla voce Jules Näveri (Profane Omen, Misery Inc., Burning Empire (Fin)), alla batteria Daniel Zerman (Furnaze) e al basso Alla Fedynitch (Pain (Swe), Disillusion (Ger), Eyes Of Eden, Atrocity (Ger), Leaves’ Eyes).

Quello che caratterizza la musica degli Enemy Of The Sun è allo stesso tempo il loro difetto più grande, ovvero un’eccessiva voglia di sperimentare, che influisce negativamente sia sulla struttura dei brani, sia sulla loro armonia interna. Come già specificato, definire il tipo di musica che questa neonata band propone è particolarmente difficile: si tratta sicuramente di uno stile compositivo che unisce assieme più generi musicali, principalmente thrash e death di varie fatture, con diverse matrici nu e core, che può essere inserito in quel macro-calderone che risponde al nome di “Alternative metal”.

Se da un lato è sempre apprezzabile la voglia di sperimentare e di comporre qualcosa di diverso dal solito, dall’altro Shadows conserva al suo interno innumerevoli disomogeneità e soluzioni musicali spesso caotiche, che rendono l’effetto finale dell’album eccessivamente slegato nella sua forma-canzone e ripetitivo nella sua successione dei brani. Una delle caratteristiche che emerge nettamente nel momento in cui si affronta l’ascolto dell’album è la notevoli diversità tra partiture più estreme e aggressive e quelle più lente e melodiche.

Le prime mostrano il lato più energico e agressivo del gruppo e sembrano giovare alla riuscita complessiva del disco, soprattutto nei momenti in cui la musica del quartetto strizza l’occhio al cosiddetto “Death Apocalittico” degli Strapping Yung Lad in brani come la traccia di apertura Emptiness e la successiva Burning Bridges. Appaiono invece meno convincenti le sfuriate strumentali à la System Of A Down che fanno capolino in diverse occasioni, come accade in Carousel, Feel The Beating e Twenty Three Feet, dove questa influenza è ricordata anche dall’uso del cantato pulito, alternato a quello in growl.

Le parti più melodiche degli Enemy Of The Sun emergono invece tra una sfuriata strumentale e l’altra e sono di fatto la causa maggiore della disomogeneità interna dei pezzi: le loro sonorità volutamente orecchiabili ed eccessivamente ruffiane risultano quasi fastidiose nel loro ripetersi e nell’ostentare la matrice “nu” di cui sono fatte.

Shadows, proprio grazie alla sua potenza e al suo essere volutamente accattivante al punto giusto probabilmente sarà un disco apprezzato da più persone; si tratta comunque di un album che al suo interno conserva dei buoni spunti che, se sviluppati in altri modi, avrebbero potuto dare risultati molto più apprezzabili e, magari, portare all’incisione di sei tracce potenti e innovative anziché tredici poco convincenti e ripetitive.

Silvia “VentoGrigio” Graziola

Tracklist:

1. Emptiness
2. Burning Bridges

3. Lives Based on Conflicts
4. Clearly Surreal
5. Carousel
6. Twenty Three Feet

7. Feel the Beating
8. Satisfied by Ego Purposes
9. Brain Sucking Machine
10. Weak
11. Liar
12. The Sun Will Die (European bonus track)
13. Lost in Time

Lineup:

Waldemar Sorychta: chitarra
Jules Näveri: voce
Daniel Zeman: batteria
Alla Fedynitch: basso

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