Recensione: Shout At The Devil – 40th Anniversary

Di Andrea Bacigalupo - 25 Ottobre 2023 - 8:30
Shout At The Devil – 40th Anniversary
Etichetta: BMG
Genere: Heavy 
Anno: 2023
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
85

Those who have the youth have the future

Dei Mötley Crüe è stato detto tutto … interviste, recensioni, biografie ufficiali e non, il film ‘The Dirt: Mötley Crüe’ del 2019…. questa recensione non può aggiungere nulla di nuovo.

Lo sanno anche le pietre, questi quattro ragazzi, selvaggi e sfrontati, sono stati inequivocabilmente tra le massime rappresentazioni di quello che era il Rock ‘N’ Roll negli anni ’80: rivoluzione contro il sistema, contro tutto ciò che era ordinario, anche a costo di autodistruggersi.

Non è un qualcosa che hanno inventato loro: MC5, The Stooges, Sex Pistols, ad esempio, ne avevano già combinate di tutti i colori, ma i Mötley Crüe hanno saputo commercializzare questo loro trasgredire anche se, prima di tutto, faceva male a loro stessi.

Alla fine, il principio è sempre lo stesso: il “ragazzaccio” piace di più di quello “regolare” e su questo concetto i quattro artisti hanno costruito la loro fama.

Too Fast For Love’, album di debutto del 1981, arrivò solo al 77° posto della classifica di Billboard 200 (anche se, in seguito, arrivò ad aggiudicarsi il disco di platino) ma il potenziale della band era altissimo. Per l’affermazione definitiva ci voleva maggiore impatto. Erano gli anni in cui l’Heavy Metal vestiva i colori del diavolo, soprattutto era un periodo in cui tirava parecchio e la Elektra Records questo lo sapeva bene.

Per cui, per il secondo album, le influenze di band tipo Cheap Trick vennero messe da parte ed il sound della band venne pesantemente annerito, senza però stravolgerne la personalità.

Erano sempre i Mötley Crüe, ma più “metallari”.

Anche l’immagine venne adeguata: alla sfacciataggine sensuale, accentuata dal trucco pesante e dalle vistose acconciature, si aggiunsero truci abiti di scena che ne esaltavano la malvagità con fiamme e fuoco di contorno.

I Mötley Crüe sembravano diavoli seduttori che uscivano dall’inferno.

Erano pronti: le canzoni c’erano, l’attitudine anche, il risultato è stato ‘Shout At The Devil’, album che solo nelle prime due settimane vendette oltre 200.000 copie, nonostante gli attacchi bigotti e moralisti a cui venne sottoposto (come molti album di quel periodo, nella realtà e non solo metal).

I tempi sono cambiati, oggi a certi contenuti non ci farebbe più caso nessuno, c’è più volgarità in una puntata di qualsiasi serie Netflix per adolescenti che non in tutto ‘Shout At The Devil’, ma, all’epoca, parlare esplicitamente, ad esempio, del diavolo affiancandolo al sesso (“sarà l’amore nei tuoi occhi, sarà il sangue tra le tue cosce. E poi ti farà piangere per averne ancora”) oppure includere una cover di ‘Helter Skelter’, che era sì una cover dei Beatles (dal ‘White Album’ del 1968) ma era anche la scritta ritrovata su uno specchio a Cielo Drive, casa dove Sharon Tate (moglie di Roman Polański) ed altre persone trovarono la morte per mano di Charles Manson e dei suoi seguaci nel 1969, erano sfida e trasgressione pura … ma più si cerca di vietare qualcosa …

Musicalmente ‘Shout At The Devil’ non era innovativo, non come lo erano stati, ad esempio, gli infernali Venom od i devastanti Metallica (‘Kill ‘em All’ era uscito solo due mesi prima) e l’Heavy Metal era quello degli Iron Maiden (anch’essi usciti da poco con ‘Piece of Mind’) e dei Judas Priest (che erano usciti l’anno prima con ‘Screaming For Vengeance’), ma, in qualche modo, è riuscito a colpire duro lo stesso, ad arroventare ulteriormente l’aria ed a conficcarsi nel cuore dei fans per  rimanervi per tutti questi anni.

Non era solo questione di marketing, atteggiamento spavaldo e “belli capelli”, la qualità delle canzoni c’era: una tracklist orecchiabile dall’inizio alla fine, tutte estremamente vive e prepotenti ma ricche di attraente melodia. ‘Shout At The Devil’ era un album che “ti rapiva”, con brani che, in breve, sono diventati icone grazie alla loro efferata immediatezza: la Title Track, ‘Looks That Kills’, ‘Red Hot’, ‘To Young To Fall in Love’! Chi non le conosce! Ancora oggi la band non può fare a meno di includere nelle scalette live i suoi brani principali.

Sono passati i primi quarant’anni ed i Mötley Crüe con BMG hanno deciso di festeggiare questo importante compleanno immettendo sul mercato il cofanetto ‘Year of The Devil’ che comprende varie  cose (e che è estremamente costoso, purtroppo): l’album rimasterizzato in tutte le salse: LP colorati, CD, cassetta, una raccolta di pezzi rari, i due singoli ‘Looks That Kill’ e ‘Too Young To Fall In Love’ più gadget e giochini vari.

Non stiamo assolutamente a sindacare sull’utilità dell’operazione, prettamente commerciale, che non offre praticamente nulla di nuovo. È chiaro che il valore dell’album sta nelle sue prime copie, non nelle ristampe gialle, rosse o di qualsiasi colore con qualche giochino aggiunto.

Però vale la pena soffermarsi un attimo sul CD ‘Shout At The Devil – 40th Anniversary‘ che comprende l’album più alcune tracce demo, tutto rimasterizzato.

La scaletta non presenta variazioni rispetto all’originale (giustamente): prima ‘In The beginning’, intro la cui narrazione è una pesante critica sociale valida ancora oggi, poi la detonante Title-Track, la già citata ed immortale ‘Looks That Kill’ … e così via fino alla conclusiva ‘Danger’.

Il nuovo mastering bilancia meglio i suoni ed ottimizza la riproduzione senza però ‘ripulire’ troppo: si sentono meglio gli strumenti ma non a discapito della carica ‘infernale’ come tante volte succede e la fottuta anima Rock ‘N’ Roll di ‘Shout At The Devil’ rimane integra.

È sempre stato chiaro che Vince Neil and friends non erano degli improvvisati … che c’era talento ma anche preparazione. Questa riedizione lo conferma: si ascolti il lavoro di Nikki Sixx, ad esempio, arrabbiatissimo ma tutt’alto che banale.

Per quanto riguarda le tracce demo, cinque su sette di loro erano già state comprese in varie reissue (ad esempio in quella rimasterizzata del 2003): ‘Shout At The Devil’, ‘Looks That Kill’, ‘Hotter than Hell’ (diventata ‘Louder Than Hell’ in ‘Theatre of Pain’), ‘I Will Survive’ (come Bonus Track) e ‘To Young to Fall in Love’ per cui le vere novità sono solo ‘Knock ‘Em Dead, Kid’ e ‘Black Widow’ (comparsa nella raccolta ‘Red, White e Crüe’ del 2005).

Diciamo che, in questo caso, il nuovo mastering ha tolto loro la qualifica di demo, riconoscibile solo dal parlottare e ruttare e dagli attacchi di batteria posti agli inizi. Sono comunque versioni non ancora ottimizzate di queste storiche canzoni che testimoniano il lavoro che c’è stato dietro.

Avrei preferito qualcosa di più inedito, però, tipo un live dell’epoca.

Ultime parole sulla cover: è quella originale che rappresentava appieno la visione apocalittica del disco, il pentacolo rovesciato nero lucido su sfondo nero e scritte rosse, all’epoca un’ulteriore fonte di attacchi moralisti tanto che la Elektra Records decise di sostituirla con una più ‘anonima’, con le foto dei quattro musicisti disposte come i Beatles nella copertina di ‘Let it Be’. Un tentativo di far smettere di bollire l’acqua, diciamo, senza però spegnere il fuoco sotto la pentola.

Concludiamo: questa nuova versione di ‘Shout At The Devil’ non aggiunge nulla di nuovo alla storia dei Mötley Crüe. Se, da buon genovese, guardo al costo del cofanetto dico, a chi non ce l’ha ancora, che può tranquillamente procurarsi una delle tante edizioni del solo album che sono in circolo.

Se, però, siete dei veri ed irriducibili fan … scegliete voi!

Ultimi album di Mötley Crüe

Genere:
Anno: 1994
73
Genere:
Anno: 1985
78
Genere:
Anno: 1997
75
Genere:
Anno: 1989
90