Recensione: Sideshow Symphonies

Di Emanuele Calderone - 7 Gennaio 2010 - 0:00
Sideshow Symphonies
Band: Arcturus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Indissolubilmente legato al concetto di avantgarde metal, il nome degli Arcturus è da sempre sinonimo di qualità e follia uniti a grande gusto musicale. Il gruppo è stato capace, nel corso della quindicennale carriera, di stravolgere il proprio sound partendo dal black metal atmosferico di “Aspera Hiems Symfonia”, sino ad approdare nel territorio avantgarde, in seguito al rilascio di due dischi fondamentali quali “La Masquerade Infernale” e “The Sham Mirrors”.
Passano tre anni da quest’ultimo e nel 2005, con l’uscita di “Sideshow Symphonies”, gli Arcturus incidono quello che sarà il loro ultimo album in studio, seguito l’anno successivo dal live “Shipwrecked In Oslo”, dopo il quale il sestetto si dividerà ufficialmente.

Da un prima generale analisi, il platter segna una decisa virata verso territori più progressivi e meno teatrali, determinando un allontanamento dalla musica proposta nel lustro 1997-2002. Ciò fa perdere un poco dei caratteri distintivi che hanno reso gli Arcturus delle star all’interno del loro genere.
Partendo da tali premesse, è però doveroso sottolineare che tale uscita, sebbene sia la meno coraggiosa dell’intera discografia di Steinar Sverd Johnsen & co., ha dalla sua dei brani particolarmente riusciti, al quale si aggiunge la solita classe con la quale la band è solita svolgere il il suo lavoro.
Nove gli episodi qui contenuti, per un totale di poco più di 50 minuti di musica, all’interno dei quali il combo, guidato questa volta dalla voce di Ics Vortex, accompagna l’ascoltatore in lungo cammino nel suo freddo universo musicale, fatto di viaggi nello spazio, riflessioni personali, demoni e stelle.
Passiamo ora all’aspetto più importante dell’opera: la musica. Si faceva prima riferimento ad un avvicinamento al progressive metal, con una conseguente presenza di strutture ancor più complesse, di un aumento delle parti soliste e di ritmiche in continuo cambiamento. Per quanto concerne la voce, Simaens opta per uno stile meno teatrale rispetto a Garm, sfoderando una prestazione che si mantiene su livelli qualitativi ancora una volta più che buoni sia nelle clean vocals che nei rari screams.

Aperto dalla lunga “Hibernation Sickness Complete”, questo “Sideshow Symphonies” si snoda tra brani che scorrono all’ascolto con una discreta gradevolezza, complice un songwriting solido e di qualità, presentando qualche highlights sparsa qua e la all’interno del platter.
Tra queste impossibile non citare “Shipwrecked Frontier Pioneer”, “Daemonpainter” e “Hufsa”. La prima è una canzone di puro progressive metal di assoluto pregio, nel quale si susseguono ottime sessioni strumentali, abbellite da assoli di tastiera “spaziali” e da un lungo solo vocale femminile.
La seconda più vicina all’avantgarde di metà carriera, si presenta più atipica, meno diretta. Il brano si muove tra improvvise sfuriate di chitarra sorrette da una sessione ritmica potente e ben strutturata, sulle quali si muove la voce di Vortex, che spazia tra tonalità alte, medie e basse, mostrandosi a suo agio in ogni frangente. Ottimo il guitar-work, particolarmente curato ed efficace, sia nei solo, sia nei riff. All’interno del pezzo ritroviamo inoltre un richiamo al solo di piano della suite “For To End Yet Again”, tratta dal celebre “The Sham Mirrors”.
La conclusiva “Hufsa” si dimostra invece molto più riflessiva ed atmosferica rispetto alle altre. I tempi si fanno più rilassati quasi “trascinati”, con tastiere e chitarre che diventano le vere protagoniste, “rilegando” la voce ad orpello decorativo.

Il resto delle tracce, seppur gradevole e riuscito, segna una leggera flessione per quanto riguarda la voglia di osare. Ecco che si incontreranno pezzi più di maniera e meno coraggiosi (“Evacuation Code Decipher” e “White Noise Monster” sono a tal proposito ottimi esempi) che pur essendo formalmente buoni non riescono a colpire come ci si aspetterebbe da una canzone firmata Arcturus.
Volendo aggiungere qualche nota sugli aspetti tecnici e grafici, bisogna sottolineare come anche questa volta il tutto si attesti su livelli notevoli. La registrazione riesce a rendere il giusto merito al lavoro svolto da ogni membro del gruppo. I suoni, ben calibrati, risultano pulitissimi, contribuendo a rendere l’atmosfera del disco glaciale.
Graficamente si continua a viaggiare con la consueta qualità dei precedenti dischi: a partire dalla copertina ad opera di Kim Sølve, passando per il booklet, curatissimo in ogni suo particolare, non vi è alcuna critica da muovere alla band.
Questo è quanto. “Sideshow Symphonies” pur non raggiungendo le vette dei suoi tre predecessori, rimane comunque un album di qualità superiore, che ha dalla sua numerose frecce e pochi punti deboli. Se siete fan irriducibili del combo norvegese non fatevi sfuggire l’album, se siete ascoltatori accasionali non lasciatevelo sfuggire lo stesso, potreste perdere la ghiotta occasione di ascoltare un album che sarebbe il fiore all’occhiello di tante altri gruppi.
Buon ascolto.

Emanuele Calderone

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TRACKLIST:

-01 Hibernation Sickness Complete
-02 Shipwrecked Frontier Pioneer
-03 Daemonpainter
-04 Nocturnal Vision Revisited
-05 Evacuation Code Deciphered
-06 Moonshine Delirium
-07 White Noise Monster
-08 Reflections
-09 Hufsa
 

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