Recensione: Signs Of Revolution
Gli Stormhammer sono addirittura commoventi nel Loro profondo credo alla causa del Sacro Metallo tradizionale. Non più giovanissimi, nonostante l’esordio discografico risalga “solamente” al 2000 con l’album Fireball – benché esistessero già dal 1993 con nomi diversi -, sfoggiano senza pudore alcuno “baghe” massicce che riportano a colossali sbronze di birra, associate a un look trasandato che fa tanto HM made in Germany.
I nuovi innesti all’interno della line-up, nelle persone del tastierista Chris Morgan (ex Benedictum) e del chitarrista Semih Felke non hanno prodotto scossoni nella musica proposta dai Nostri. Sempre di dolce heavy metal classico dai forti richiami Power di radice teutonica si tratta.
Dopo l’hollywoodiana intro eroica di turno, nella fattispecie intitolata The Other Side, si susseguono ben dodici capitoli che fanno della difesa della fede la loro missione. Mike Zotter è un buon mestierante dietro al microfono, se paragonato agli assi del genere, ma fa comunque la sua porca figura. Da sempre l’arma vincente dei tedeschi è la melodia assortita innestata su un tessuto sorretto da chitarre non invadenti e una sezione ritmica dignitosa. Signs Of Revolution di rivoluzionario ha solo il titolo e rappresenta l’ennesimo, buon album di questa incorruttibile band bavarese. Niente di più e niente di meno.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. The Other Side
2. Omens of Agony
3. Kiss at the Abyss
4. Signs of Revolution
5. Permanent Menace
6. Well of Wisdom
7. Bridges to Eternity
8. Pied Piper
9. From Dusk to Dawn
10. Ride on a Razorblade
11. Sham World
12. Challenge of Life
13. Calls from the Other Side
Line-up:
Mike Zotter – Vocals
Manny “Maniac” Ewender – Guitar
Semih Felke – Guitar
Horst Tessmann – Bass
Chris Morgan – Keyboards
Ruben Strenzke – Drums