Recensione: Silver Lake by Esa Holopainen

Di Roberto Gelmi - 8 Settembre 2021 - 19:00

Sono passati alcuni mesi dall’uscita del lavoro solista di Esa Holopainen, chitarrista degli Amorphis da non confondere con il quasi omonimo connazionale in forze ai Nightwish. Se siamo qui a recensire i Silver Lake è perché evidentemente in questo lasso di tempo le canzoni contenute nel disco di debutto ancora convincono e lo fanno non solo grazie alla presenza di cantanti illustri ma per il loro valore intrinseco. Holpainen si è avvalso del mastering di Svante Forsbäck (Rammstein, Volbeat, The Rasmus) per realizzare un album dal sound quadrato e variegato, con diversi special guest e con testi che vanno dal Kalevala ai problemi di salute mentale (alcuni dei quali scritti dagli stessi cantanti chiamati a raccolta).

Il platter, dalla scaletta asciutta e sotto i 40 minuti complessivi, si apre con note acustiche di chitarra che riescono a ricamare in pochi secondi un’atmosfera artica sospesa nel tempo. Come intro strumentale “Silver Lake” è convincente, un ottimo biglietto da visita, anche nelle parti che richiamano da lontano il sound degli Amorphis. In “Sentiment” troviamo la prima comparsa di Jonas Renkse, inconfondibile voce dei Katatonia, votato ormai da tempo a linee vocali scevre da growl. Il risultato è un brano di tre minuti fatati, con un suo crescendo emotivo e armonie trascinanti. Si respira malinconia ma quella di un cielo coperto di nubi che a tratti viene rischiarato da un raggio di sole salvifico. Continua il sodalizio con un cantante scandinavo in “Storm”. La voce più roca di Håkan Hemlin (Nordman) interpreta bene la natura attendista del pezzo che infine sfocia in un refrain melodico di tipica matrice finnica.

Uno dei momenti più attesi è la seguente “Ray Of Light”. Al microfono troviamo Einar Solberg, istrione dei Leprous (da poco usciti con un altro valido album), qui in una veste diversa rispetto alla band madre. I suoi acuti restano gli stessi, la sua potenza vocale non perde smalto, ma è bello sentirlo alle prese con una canzone dalle coordinate peculiari. L’esito è pregevole anche se non possiamo parlare di capolavoro. “Alkusointu” (Allitterazione) è una chicca per i fan finlandesi: a scandire strofe in lingua non indoeuropea è infatti il cantante e attore iconico Vesa-Matti Loiri, un vero mostro sacro per i connazionali come apprendiamo leggendo l’intervista che Holopainen ha rilasciato sulle pagine di Truemetal. Da segnalare pure un assolo di sassofono a metà brano. In definitiva qualcosa di davvero atipico e suggestivo. “In Her Solitude” canta Tomi Joutsen, voce degli Amorphis dal 2005, alternando growl a clean vocals d’impatto. In pratica è il brano immancabile in un disco solista di Holopainen, quello più vicino alle sonorità della band di provenienza, che sta vivendo una seconda giovinezza con gli ultimi studio album.

Si prosegue su binari metal con “Promising Sun”, dove abbiamo il piacere di sentire Björn ‘Speed’ Strid (The Night Flight Orchestra, Soilwork). La sua ugola pulita si sposa alla perfezione con la dinamica del pezzo e le ritmiche rocciose, ricordando a tratti i Subsignal. Il sipario si chiude con due pezzi di tutto rispetto. “Fading Moon” è pensato per la voce magnetica di Anneke Van Giersbergen, una delle special guest più gettonate in ambito metal per la sua ugola inconfondibile, dolce e sempre venata di struggimento. Sicuramente questa song è tra le migliori in scaletta. Ritroviamo Jonas Renkse in ultima posizione. “Apprentice” è il giusto commiato, cullante, avvolgente, ma con il giusto flavour decadente e gl’immancabili inserti di chitarra acustica.

Silver Lake by Esa Holopainen è in definitiva un disco venato di atmosfere nordiche, ma anche momenti catchy, ritornelli cantabili e parti metal. Gode di discreta longevità e viene naturale aspettarsi un suo seguito in un futuro speriamo non troppo remoto, magari con altre voci coinvolte. Difficilmente, invece, i brani verranno suonati live, tutt’al più in un paio di show ad hoc nella bella Finlandia.

 

 

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