Recensione: Slide it In

Di Abbadon - 23 Maggio 2003 - 0:00
Slide it In
Band: Whitesnake
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
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82

Nell’anno di grazia 1984, il signor David Coverdale torna sulla scena con i suoi Whitesnake, e regala al suo pubblico, assieme ai suoi compagni Jon Lord, Mel Galley, Micky Moody, Colin Hodgkinson, Cozy Powell, i
Fabulosa Brothers e i The Big ‘Eads, l’ennesima perla della sua grande verve musicale, ovvero “Slide it In”. Di Coverdale tutto si può dire tranne che sia impreparato, o non sappia fare musica, in quanto cosa ampiamente smentita coi Deep Purple prima e con appunto i Whitesnake poi, e questo disco ne è l’ennesima conferma per gli headliners del prossimo Gods of Metal.
L’album si presenta davvero ben studiato nel suo complesso, presenta uno stile senza dubbio di matrice Hard Rock, ma con una ottima vena blueseggiante, che conferisce un ritmo tutto particolare alle dieci song che ci si parano di fronte. Musicalmente i Whitesnake ci sanno fare sia a livello di scrittura su pentagramma, sia a uso degli strumenti per eseguire e interpretare quello che sul pentagramma ci sta scritto, da cui nasce un suono pulito, riff davvero trascinanti (ecco trascinante forse è l’aggettivo giusto per descrivere l’album, che non è affatto massiccio, nè pesante, ma veloce, reattivo e appunto trascinante), assoli preparati molto bene, non eccessivi ma nemmeno scontati. I testi sono molto curati e la voce poi è come sempre in grandissimo spolvero, pulita, ampia, espressiva e carica di emozioni come quella di non molti altri cantanti in circolazione.
Questo affascinante album si apre con una bella canzone, sicuramente non la migliore, ma di livello che non si discute. Intro in espansione pacata, rilassante, docile, che lascia presto spazio a una eccellente batteria e a una chitarra che si produce nei riff inquieti e ammalianti di “Gambler”, che fanno davvero venire voglia di sentire il prosequio della song, che è ottimamente interpretata, con la giusta carica e un ottimo pathos vocale. Pulitissimo l’assolo, il refrain è bello ma non si tronca direttamente dal resto della canzone, che va davvero giù di botto dall’inizio alla fine, col fiato sospeso.
Decisamente più dinamica e allegra sin dall’inizio è la splendida title track, cantata divinamente, dal ritmo molto sostenuto, un refrain speciale per carica e feeling trasmesso, così come l’assolo, geniale. Questa è “Slide it In”, ascoltatela e non ne rimarrete delusi, anzi, probabilmente tornerete a
riascoltarla più e più volte, specialmente all’inizio. Mannaggia la miseria è troppo corta, ecco cosa mi sento di dire su questa traccia. Vabbè nessun problema, tanto “Standing in Shadow” non è poi così inferiore. Anzi direi che è proprio sulla stessa falsariga della title track, non fosse per il riff differente, meno divertente ma più ricercato. La voce segue splendidamente la musica, che passa carica di adrenalina attraverso le strofe per arrivare ai bei ritornelli, per proseguire nell’ottimo assolo combinato. Purtroppo corta anche questa song, ma merita davvero rispetto. Con “Give me more Time” il ritmo sembra all’inzio rallentare, sembra quasi una song degli Ac/Dc
per come sono composti i giri di base, ma a differenza delle canzoni degli australiani, questa si sviluppa in tratti di una impressionante melodia ed energia positiva, anzichè graffiare come la band di Angus Young ci ha insegnato. Giù anche il cappello davanti a mister Mel Galley, che ci regala una perla chitarristica all’assolo, senza tecnica spaziale ma con i giusti attributi. Commovente l’inizio di “Love ain’t no Stranger”, lentissima inizialmente, anzi si direbbe proprio una stupenda ballad senonchè poi esplode in tutti suoi riff, azzeccatissimi perchè danno la carica ma non perdono una vena di dolcezza e sentimento, il che fa sicuramente bene alla salute.

La seconda metà del disco si apre con “Slow an’ Easy”, che del pathos fa sicuramente il suo cavallo di battaglia, con quell’aria di sottofondo e quella chitarra che fa molto blues/country. Il pezzo si indurisce relativamente con l’ingresso in scena della batteria e col deciso aumentare del tono vocale, che trasformano Slow an’ Easy in qualcosa di molto simile a quanto già
sentito con le track precedenti, anche se forse quel suo essere un pochino spezzettata non va a vantaggio della canzone stessa, non come il magnetico refrain. Partenza senza maschere invece per “Spit it Out”, che mostra subito il suo vero volto, da canzone sballo, ottimamente accompagnata, pulita e melodica nonostante i riff abbastanza crudi. Semplicissimo eppure pensato
davvero molto bene il ritornello. Musica accattivante pure quella che attacca “All or Nothing” che si presenta come un mix tra melodia e aggressività, con Coverdale che forse più che in altre situazioni innalza il brano di livello con la sua sola presenza vocale, davvero difficile da imitare e superare senonaltro come capacità di fondersi con gli strumenti che gli suonano attorno, il che non sempre risulta facile. Agitato, complesso
e pirotecnino l’assolo. Siamo quasi alla fine del CD quando ci si presenta la maliziosa “Hungry For Love”, ennesima song che mi fa ripetere la parola trascinante per descriverla. Anche se forse ha qualcosina di meno rispetto a quanto già sentito, ha un livello complessivo invidiabile. Se prima eravamo quasi alla fine del CD, con l’eccellente e velocissima “Guilty for Love” assistiamo alla fine di “Slide it In”. Mai fine poteva essere migliore, con una canzone tirata ma allegrissima e per nulla pesante alle orecchie dell’ascoltatore. I riff iniziali sono memorabili, e fanno venire voglia di andare in pista a ballarli, così come il refrain.

Beh, che dire, dopo aver sentito lavori come “1987”, “Live in the Heart of the City” e questo “Slide it In” non vedo l’ora di di andare al Pala Madza a vedere all’opera David e i suoi compagni. Magari verrà poca gente, ed sarà davvero un peccato perchè credo davvero che i Whitesnake dovessero meritare ben altro successo, e forse ora è troppo tardi. Intanto questo disco lo consiglio caldamente.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Gambler
2) Slide it In
3) Standing in the Shadow
4) Give me More Time
5) Love Ain’t no Stranger
6) Slow an’ Easy
7) Spit it Out
8) All or Nothing
9) Hungry for Love
10) Guilty of Love

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