Recensione: Somewhere Out In Space

Di Simo Narancia - 25 Febbraio 2002 - 0:00
Somewhere Out In Space
Band: Gamma Ray
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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90

Dopo lo splendido “Land of the Free” ritornano i Gammaray di Kai Hansen che con questo “Somewhere Out In Space” sono chiamati a bissare e, possibilmente surclassare, il successo del lavoro precedente.
La formazione ( giusto per mantenere fede alla tradizione teutonica) è ancora una volta ritoccata, così oltre a trovare il già citato Hansen alle prese con chitarre e voce e il fido Dirk Schlachter (da qui in poi) al basso, ci sono il devastante Dan Zimmerman alla batteria e il “blackmoriano” Henjo Richter alle chiatarre a completare la formazione.

Questo nuovo lavoro è una specie di concept sia a livello sonoro che lirico: le canzoni infatti pur non seguendo una trama comune, sono legate dal tema dello spazio/tempo, dell’universo e della vita extraterreste .Quindi oltre ai testi “fantascientifici” troviamo le tastiere a creare un effetto sonoro “spaziale” e dare un tocco leggero a canzoni martellanti come non mai. Il risultato finale è un album molto power e molto pomposo!

Passiamo ora ad un corposo Track by Track ( che nella versione in mio possesso sono ben 15!)
Il disco inizia con “Beyond The Black Hole”: assolo di batteria e chitarra “gioiosa” ci introducono ad uno dei pezzi migliori di sempre dei Gammaray. La song si sviluppa in modo molto veloce, con il classico ritornello da cantare a squarciagola e break cattivo prima del gran finale . Subito dopo è la volta di “Men, Martians And Machines”: tempi meno veloci ma comunque saltellanti e “allegri”.
Così dopo la cadenzata e melodica “No Stranger” arriva la titletack. “Somewhere Out In Space” si presenta come uno schiacciasassi! Sembra quasi un pezzo dei discepoli/amici Blind Guardian. E’ semplicemente eccezionale. Hansen è ispiratissimo sia alla chitarra che alla voce e i cori sono più potenti che mai . (Tra le note si legge che la canzone è ispirata alla serie di Star Trek!!).
Subito dopo è la volta di “Guardian Of Mankind” uno dei due pezzi scritti interamente da Henjo. Molto melodica e trascinante, ideale da riproporre in sede live.
Il cd scorre veloce e dopo la “all bass” song “The Landing” è il turno di “Valley Of The Kings” (che tra le altre cose è stato anche il singolo apripista): un tipico pezzo power trascinante sulla falsa riga di “Future World”, solo un po’ più lenta ed “epica” (aggettivo da prendere con le pinze).
Così dopo la consueta ballad ( Pray) arriva come un treno in corsa “The Winged Horse” (l’altro brano di Richter). Pezzo dalle marcate influenze Rainbow che non potrà non piacere ai fan del genere. I più attenti si accorgeranno della citazione di un assolo di “A Light In The Black” proprio dei Rainbow.
“Cosmic Chaos” è uno strumentale che mette in evidenza la potenza (scusate la rima) del nuovo batterista e che fa da intro alla successiva “Lost In The Future” pezzo veramente divertente, veloce e potente che riprende nell’assolo il motivetto di “ Oh Susanna” (quello che da noi fa “Oh Susanna non piangere perch酔) .Sembra di essere tornati agli Helloween di una volta!
Si arriva così a “Watcher In The Sky” della premiata ditta Hansen/Sielke. Il brano è lo stesso che si trova nel primo lavoro degli Iron Saviour (uscito quasi in contemporanea): un bel mid tempo incalzante con Piet Sielke come guest vocals.
Il lavoro si chiude con “Rising Star” (breve intro) e “Shine On” un bel pezzo power articolato, caratterizzato da un bel finale “glorioso”.
Il Cd in mio possesso contiene una bonus che risponde al nome di “Return To Fantasy”, un vecchio brano dei mitici Urriah Heep veramente eccezionale, tanto da rivaleggiare alla grande con i pezzi presenti su questo disco e con molti altri proposti negli ultimi anni dalle nuove leve.

A parere di chi scrive questo è uno dei migliori capitoli del power degli ultimi anni, imperdibile per ogni fan del genere e dei Gammaray. Più di un’ora di metal fatto come si deve, divertente da ascoltare, potente e mai banale. Acquisto consigliatissimo.

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