Recensione: Soul Creeper

Di Daniele D'Adamo - 30 Giugno 2010 - 0:00
Soul Creeper
Band: Phonomik
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

«E questi, da dove escono?».
Domanda più che logica, a parere di chi vi scrive, quando ci si trova ad ascoltare per la prima volta “Soul Creeper”, album d’esordio dei danesi Phonomik. Nome che, presumo, non dirà nulla a nessuno, poiché il gruppo s’è formato solo quattro anni fa, venendo peraltro alla ribalta solo adesso. In occasione dell’uscita del full-length di cui si tratta, appunto. Con ciò, credo, legittimando la validità della domanda iniziale.

Legittimazione che diventa vera e propria sorpresa se s’insiste nel passare del buon tempo libero in compagnia dei Nostri. Il platter, difatti, si mostra immediatamente maturo, adulto; come se avesse alle spalle una congrua discografia a supporto di un’evoluzione che, nella sostanza, non c’è! Svezzato, e in ciò consiste la vera sorpresa, con la materializzazione di un sound assolutamente personale e, oserei dire, unico. Il quartetto infila davvero di tutto, nel calderone: rock, pop, elettronica, power, heavy, un pizzico di prog. Ma, soprattutto, potenza. Potenza che, in effetti, può far rientrare il CD nella categoria del power melodico, orientato – è bene rimarcarlo, tuttavia – in direzione opposta al trafficato senso di marcia, percorso in doppia cassa sul solito humus di melodie pompose e ritornelli catchy. Ebbene, nonostante questo puzzle sfumato da colori così diversi, l’immagine che si forma è nitida e chiara, e risponde all’ardua costruzione del marchio di fabbrica dell’insieme. Bersaglio non facile da centrare, sempre e comunque; soprattutto quando si fondono, fra loro, più generi.

Qualche volta si potrebbe avere un’eco di quanto proposto, a cavallo del nuovo millennio, dai tedeschi Angel Dust; ma si tratta solo di un’impressione offuscata, percepita giusto per dare un’idea. Forse contribuisce a ciò il guitarwork poderoso e massiccio presentato da Shane Dihman e Kenneth Bergstrøm, a volte, addirittura, dal piglio thrash come in “Caveman”. In tutti solchi di “Soul Creeper” i watt (intesi come misura di potenza) non mancano mai. Anzi, abbondano, dato che la sezione ritmica a cura Michael Hansen e Rune Gravengaard è densa e dura come il granito. Su questo monolitico scafo è montata, con abilità, la sovrastruttura. Abilità che si mostra in due obiettivi, raggiunti.
L’amalgama quasi perfetto (ipotizzando che la perfezione non esista …) fra musica/cantato e, soprattutto, la bontà e consistenza delle canzoni. Tutto quanto, evidentemente, sintomatico di un talento compositivo non comune. Lo dimostra, ad esempio “Life Lies”, classica ballata che classica non lo è per niente: grandi melodie, tanta dolcezza e delicatezza ma nessuna smanceria, nessuna esagerazione. Non di meno vale “Infected”, clamorosamente riuscita nel refrain da mandare subito a memoria per la sua melodiosità. Per non far torto a nessuna song, direi che la forza del lavoro consiste proprio nel fatto che è l’insieme dei brani a essere gustoso e gradevole; tale da far vagamente ricordare – anche – gli americani Enuff Z’nuff per via dell’arcobaleno che i ragazzi di Skærbæk riescono, quasi magicamente, a disegnare sul rigo musicale.

Esordio musicale con i fiocchi, quindi, per un disco che può essere gradito a 360°, nel mondo metal. Un raro esempio di grande capacità nell’unire la forza del metallo al sentimento del cuore. I Phonomik svelano un’ottima capacità compositiva e una gran classe, derivanti dall’aver saputo sviluppare con efficacia un lavoro praticamente unico nella sua specie.

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Track-list:
1. Massacre 3:50
2. Mental Fire 3:06
3. Infected 4:13
4. Wake Up Dead 3:33
5. Atmos Fear 4:11
6. Caveman 3:50
7. Soul Creeper 3:30
8. Life Lies 5:43
9. Broken Son (Bonus Track) 3:37
10. Die Alone (Bonus Track) 3:46

Line-up:
Shane Dihman – Vocals, Rhythm Guitars
Kenneth Bergstrøm – Lead Guitars
Michael Hansen – Bass
Rune Gravengaard – Drums
 

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