Recensione: Spring And Autumn (春秋)

Di Elisa Tonini - 11 Novembre 2021 - 8:30

Negli anni ’80 con i Tang Dinasty (唐朝) il metal approdò in terra cinese ed un po’ alla volta nacquero band come i thrasher Overload (超载) i metalcore Yaksa (夜叉乐队) ed appunto gli Spring And Autumn (春秋), tra le cui  file passarono Kaiser Kuo e Diao Lei, provenienti dai primi due gruppi citati. Formatisi nel 2000 a Pechino e scioltisi nel 2016, gli Spring And Autumn rilasciarono due opere in studio, ovvero un demo (2004)  e due anni dopo il presente full-lenght.

Il nome si riferisce al Periodo delle primavere e degli autunni, nella storia cinese incluso tra il 771 a.c ed il 476 a.c, a sua volta tratto dagli Annali delle primavere e degli autunni, associati a Confucio. Ecco che la musica pare unire il mondo spirituale e cantastorie con uno decisamente più giovane, grintoso e multicolore.
La struttura delle canzoni ruota attorno un variegato istinto prog metal in cui possono emergere virtuosismi alla John Petrucci, neoclassici ed altri ancora più sperimentali, tuttavia il canale espressivo è grezzo, eppure a suo modo corposo. Queste asperità si possono tradurre in cavalcate alla Iron Maiden, partiture thrash metal e scanditi arpeggi dall’aria southern-rock, il tutto trascinato da un’avvincente suggestione power. Si percepisce a tratti un tocco americano, forse in parte derivato dal fatto che Kaiser Kuo è figlio di immigrati cinesi in America assorbendo in parte la cultura del posto, tuttavia ci sono innesti folk cinesi più o meno evidenti. Yang Meng esprimendosi in lingua madre, unisce Oriente ed Occidente per mezzo di un timbro acuto e scintillante.

Queste definizioni permeano spesso la sfera tradizionale, che a sua volta può assumere tinte misteriose oppure graffianti, aspetti che si integrano al tutto in modo avventuroso o più canonico. La ballata acustica “Between the Mountains” dotata di una poetica eterea che può portare alla mente certe armonie dei Simon & Garfunkel è il pezzo più folk dell’opera, mentre in pezzi  come la lunga e complessa “The Last Page” l’anima folk risulta più ardita grazie a particolari giochi tra chitarre e batteria. “Legend” incuriosisce con alcuni arrangiamenti dall’aria country. Tra i brani più diretti intriga l’attacco di “A New Day”, ma il lato oscuro, violento eppure esuberante di “The Subcelestial”  è complessivamente superiore, se non il migliore del lotto insieme alla già citata “The Last Page”.
“Born on The Storm” potrebbe essere definito il vero punto debole del disco in quanto certi passaggi non convincono, specie quelli melodicamente affini alla sigla di Mission Impossible, ma anche per certe linee vocali.

Con Spring And Autumn la band propone un disco fondamentalmente ricercato negli intenti e nello stile, tuttavia in alcuni momenti si avverte una sensazione un po’ ridondante ed un velo acerbo. Dal punto di vista della produzione l’album è adeguatamente prodotto e dal punto di vista tecnico ben suonato. Sarebbe stato bello vedere un’ulteriore evoluzione e maturazione del percorso musicale dei Nostri, ulteriori album in studio da ascoltare, invece nel 2016 gli Spring And Autumn rilasciarono il live album “最后壹页/The Last Page” a chiusura di quanto fatto. In ogni caso si tratta di uno tra i classici della scena cinese, meritevole di almeno un ascolto, specialmente da chi ama il prog ed i patiti di folk metal.

Elisa “SoulMysteries” Tonini

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