Recensione: Starmenized II
Formati nel 2018, gli svedesi Starmen sembrano essere emersi da una capsula del tempo, portando con sé l’estetica iconica dei Kiss e un’attitudine retro-futurista che sfida le convenzioni moderne. In pochi anni, il quartetto ha saputo consolidare un’orbita ben definita nell’universo hard-rock, pubblicando quattro capitoli discografici di rilievo sotto l’egida della Melodic Passion Records. Dopo il successo dell’antologia “The Best of Starmen, Vol. 1” nel 2024, la band torna ora con il suo quinto lavoro in studio, “Starmenized II”, confermando una prolificità rara nel panorama odierno.
L’album si apre con la maestosa “Trouble”, dove sintetizzatori evocativi e riverberi anni ’80 preparano il terreno a un’esperienza d’ascolto quasi cinematografica. Il ritmo accelera drasticamente con “Born to Rock”, traccia in cui lo Starman d’argento, John Hector, spinge la sezione ritmica a velocità elevate, supportato da assoli di chitarra al fulmicotone. Questa energia prosegue in “15 Minutes of Pain”, un brano cinico e giocoso che trasforma il mito della celebrità in una riflessione sul burnout, arricchito dai cori e dal virtuosismo chitarristico dello Starman viola Andreas Lindgren.
Il cuore pulsante del disco rivela una notevole versatilità stilistica. Mentre “The One” si distingue come il fulcro melodico dell’opera, offrendo una traccia mainstream e raffinata che valorizza le tonalità alte della voce senza mai scadere nel kitsch, “Shark in the Dark” rappresenta probabilmente il punto più alto della produzione. In questo brano, le influenze degli AC/DC più recenti emergono con forza attraverso riff sleaze graffianti e un’attitudine carica di grinta. La vocazione live della band esplode invece in brani come “Fire” e “One World”, veri e propri inni Hard Rock costruiti su armonie stratificate.
L’ultima parte dell’album si concede interessanti deviazioni stilistiche. “Shame on You” mostra una silhouette più pop e spigolosa che richiama il groove di David Bowie, mentre “Not Your Enemy” flirta con le sonorità commerciali degli anni ’90 attraverso una lente squisitamente glam. Il sipario cala infine su “Waiting on Your Heartbreak”, una power-ballad epica che chiude il lavoro con arpeggi cristallini e un crescendo orchestrale di rara efficacia.
In conclusione, nonostante i nomi d’arte eccentrici e l’estetica appariscente, la sostanza musicale degli Starmen rimane indiscutibile. “Starmenized II” è un album coerente e profondo, capace di fondere le lezioni dei grandi pionieri del genere in un sound fresco e dinamico. Si tratta di un’abum di alto livello tecnico che conferma la band come custode instancabile dello spirito più autentico dell’hard rock, offrendo un intrattenimento di qualità sia per i fan di vecchia data che per i nuovi ascoltatori.
