Recensione: Stealth – “F.S.T.”

Di Giuseppe Casafina - 7 Febbraio 2021 - 8:30

Com’è possibile conciliare la modernità con sonorità che, sotto qualsiasi punto di vista, rimandano ad un’epoca che purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) non potrà mai più tornare?
Semplice, ce ne sbattiamo della modernità e facciamo finta di essere ancora nel 1984 e dintorni, quando il massimo della furia Heavy Metal era lo Speed Metal, i Judas Priest dominavano la scena mondiale grazie al manifesto definitivo della loro prima parte di carriera (“Defenders of the Faith”), i Metallica erano ancora dei ragazzini incazzati col Mondo e gli Exciter giravano in ogni dove grazie al secondo album in studio “Violence & Force”.
Ed è proprio agli Exciter, miscelati con pesanti dosi di primi Destruction, che guardano i nostrani Stealth, formazione tricolore che dall’entroterra veronese forgia uno Speed Metal crudissimo, senza fronzoli, registrato talmente alla vecchia maniera (in una cantina a tutti gli effetti) da risultare splendidamente tamarro nel suo ostentare cotanta meravigliosa, coatta volontà di restare legato indissolubilmente a quella che era, e tuttora è, la vecchia scuola del suono puro e duro dell’Heavy Metal.
I quattro pezzi (in realtà cinque, considerando l’introduzione) forse per i più pignoli peccheranno di effettiva originalità, ma gli Stealth se ne fottono e sparano in faccia all’ascoltatore autentiche lame di rasoio tra cui l’affiatatissima ‘Release The Fire’: il vocalist Andy sembra davvero la versione più giovane e ancor più grezza & sfacciata del buon Schmier dei Destruction, mentre tutto il resto della band viaggia a velocità assassine e impatto da vendere.


‘Night Creature’ a mio avviso il pezzo migliore del lotto, propone un inizio lento, terribilmente eighties, che poi sfodera in un qualcosa che ricorda la concezione dei mid-tempo che gli Exciter avevano ai tempi di ‘Heavy Metal Maniac’: musicalmente ineccepibile, con una prestazione di Andy sempre sugli scudi, il tutto viene completato con un assolo essenziale, anch’esso dannatamente eighties, perfettamente accostabile al mood sprigionato dal pezzo.
Ancora energia assassina nella title-track (e come sarebbe potuta andare diversamente, in fondo?), dove personalmente parlando mi sento ampiamente di confermare quanto di buono detto in precedenza, dove però a tratti emerge una performance di basso che strizza gli occhi al lavoro a suo tempo svolto da Allan Johnson sulle parti di “Long Live The Loud”.
La conclusiva ‘Stealth’ è un assalto all’arma bianca, con un tempo decisamente più ‘rallentato’ e un ritornello che strizza l’occhio quasi al Glam, senza però mai scadere nella zuccherosità ma, anzi, straripando nella sana e becera cattiveria sonora e concludendo il tutto con un acuto paralizzante del sempre sugli scudi Andy.
Insomma, sebbene alla formazione nostrana sia ovviamente lecito chiedere, ma neanche troppo, una qualche variazione alle proprie coordinate, ci sarebbe anche da dire che gli Stealth pare non abbiano alcuna intenzione di offrire altro se non del robusto ed efficace Speed Metal.
Gli ingredienti e l’attitudine sono davvero al Top e, sebbene il qui presente Mini possa comunque venire inserito fra i ranghi della cosiddetta frangia contemporanea nota come “NWOTHM” (New Wave Of Thraditional Heavy Metal), mi sbilancio dicendo che una band di questo livello è ben oltre tale etichettatura: gli Stealth trasudano una convinzione di fondo che dona al tutto un’aura spaventosamente convincente e, per questo, supera ogni genere di trend e associazione esterna.
Speriamo che tutto questo possa durare a lungo.
Demo Top del nefasto anno appena trascorso.

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Genere: Heavy 
Anno: 2020
75