Recensione: Steel Flames

Di Stefano Ricetti - 20 Agosto 2022 - 0:30
Steel Flames
Band: Steel Flames
Etichetta: Ace Records
Genere: Heavy 
Anno: 2022
Nazione:
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74

Roma, 1984.

Si sciolgono i Way Out.

I fuoriusciti Riccardo Di Felice (basso), Stefano Strizzi (batteria) e Vincenzo Tauriello (chitarra) danno vita a una nuova entità, gli Steel Flames.

L’attitudine permane la stessa: dedizione totale all’heavy fucking metal tradizionale e tradizionalista.

Alla voce viene reclutato Marco Moretti (Savers, Rebel Tango).

Nel 1985 esce il debutto omonimo.

 

Cancellate le date scritte sopra, diretta conseguenza emotiva susseguente all’ascolto plurimo dei due poker di tracce ricomprese all’interno di Steel Flames, Cd uscito il 25 giugno 2022 sotto l’egida della Ace Records di Stefano Denni. Tanta è la carica anni Ottanta emanata dal primo full length del combo capitolino da generare un cortocircuito temporale. Nella realtà dei Way Out, storica realtà che affonda le proprie origini nei primi anni Ottanta nella sua costituzione primigenia, si sono perse le tracce non molto dopo l’uscita del loro secondo album, Wheel Of Time (2018), susseguente a We Are Ready del 2013. Da quel momento hanno preso forma gli Steel Flames, che sia a livello di nome che di logo incarnano una chiara dichiarazione d’intenti, con la formazione a quattro elementi come esplicitato a inizio recensione.

Quaranta minuti quaranta di Metallo fumigante accompagnato da un libretto di otto pagine con tutti i testi, le note tecniche di rito e alcune foto ritraenti al band sono ricompresi fra le spire del dischetto ottico dalla colorazione fiammeggiante che non prevede prigionieri. Un tuffo negli anni Ottanta più incondizionati che non può che rappresentare una boccata d’aria fresca in un panorama ove (anche) la contaminazione regna. Gli Steel Flames puntano alle radici dell’Acciaio, strafregandosene di risultare demodé, sulla spinta di un vissuto anche visivo che non lascia spazio all’immaginazione.

Flying Knives” è figlia dell’heavy metal più barricadiero che fa dell’headbanging un must assoluto. Moretti si dimostra cantante solido, in grado di sfoderare una prova convincente, cosa non proprio così agevole nel momento in cui ci si cimenta lungo territori nei quali i campioni del genere hanno fatto scuola e impongono un inevitabile confronto lungo l’ascolto. “Eye Of Tomorrow” incarna l’highlight assoluto del disco grazie al giusto mix fra la componente melodica espressa dallo stesso cantante (vicinissimo nell’interpretazione a un grande come Luca Bonzagni, Crying Steel docet) e la pesantezza espressa dagli strumenti.  Altri episodi degni di nota rispondono ai nomi di “Lost Identity”, una ballad purosangue dal carattere robusto e la possente, diretta e veloce “Heart Of Fire” roba da scapocciata incorporata.

Niente di nuovo sul fronte occidentale, ma è proprio grazie a die hard metaller come gli Steel Flames che l’heavy nella sua accezione più antica e gloriosa non morirà mai.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

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