Recensione: Stigma Eternal

Di Davide Iori - 7 Giugno 2008 - 0:00
Stigma Eternal
Band: Deadborn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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75

Nonostante i Deadborn esistano dal 2002 ed abbiano pubblicato un EP nel 2004, questo Stigma Eternal è il loro primo full length ed ha dovuto attendere a lungo prima di raggiungere i negozi grazie alla collaborazione di Massacre Records. I quattro tedeschi affermano di aver incluso in questo disco solo materiale di altissima qualità senza essere scesi a nessun compromesso… vediamo se alle dichiarazioni sono seguiti i fatti.

Stigma Eternal mostra immediatamente come la band cerchi di mantenersi nella terra di mezzo del brutal, quella a metà strada tra l’impatto devastante dei Suffocation e la schizofrenica abilità tecnica dei Necrophagist. Ad un mix non troppo saturo dove l’intelligibilità delle parti rimane un obbiettivo portante si accosta un riffing sì tecnico, ma non così veloce da intaccare completamente la sua pesantezza. I nostri non si nascondono certo dietro ad un dito e, fin dall’opener Pain is God, possiamo trovare un tributo dato alla band di Terrance Hobbs e Frank Mullen sotto forma della frase “Welcome to my church”, presa pari dal capolavoro Pierced from Within. Nella successiva Coma Timecode invece troviamo una ritmica portante che gioca sui solfeggi in sedicesimi esattamente come fa Muhammed Suiçmez in Stabwound e tanti altri brani di sua creazione; la differenza rispetto al mostro sacro del nuovo tecno-death è che i Deadborn fanno ampio uso di parti in tremolo picking ed in generale alternano ai momenti maggiormente virtuosistici altri dove l’obbiettivo principale è, per dirla in termini colloquiali, tirare le mazzate.

La domanda che sorge spontanea a questo punto è: riescono i nostri ad essere realmente originali, a proporre qualcosa di proprio, o si limitano solamente a barcamenarsi tra lo stile di una delle band più influenti del brutal vecchia scuola e quello di una delle formazioni che stanno facendo più scalpore negli ultimi tempi? Dare una risposta è complicato e non del tutto possibile in maniera, in quanto in questo frangente il gusto personale diventa un metro imprescindibile. Diciamo che le influenze suddette ci sono indubbiamente e sono predominanti, ma sta all’orecchio di ciascuno lasciare che ciò disturbi l’ascolto oppure no. Come ascoltando i Majesty si può essere indispettiti dalla loro somiglianza ai Manowar oppure non pensare alla cosa e semplicemente godersi le canzoni, lo stesso vale per i Deadborn: i pezzi sono belli, godibili, aggressivi e tecnici, una pacchia per coloro che vogliono sentire un po’ di brutal fatto bene, anche se non siamo certamente di fronte ai nuovi geni rivoluzionari del genere.

Stigma Eternal è dunque un album di valore che gli appassionati del metallo estremo apprezzeranno sicuramente. Una pecca che intacca la valutazione complessiva è tuttavia la produzione, indubbiamente pulita e cristallina, ma non sufficientemente aggressiva da sbattere in faccia all’ascoltatore tutta la violenza che i Deadborn potrebbero trasmettere, soprattutto in quanto la batteria viene tenuta molto indietro (a livello di volumi) rispetto a quanto succede in dischi di bands come Behemoth, Nile, Hour of Penance e Suffocation. Forse i nostri hanno voluto mettere maggiormente in risalto la loro perizia di esecutori rispetto all’impatto complessivo, forse le registrazioni sono state fatte in una maniera, o con dei mezzi, che non hanno poi permesso di tirare fuori la pacca, non lo sapremo mai, ma in fondo, cosa ci interessa? Se vi piace il brutal fatto bene e non siete tra quelli che pretendono l’innovazione sempre e comunque questo album non potrà che soddisfarvi.

Tracklist:
1- Pain is God
2- Coma Timecode
3- Malformed Magnificence
4- Progressive Paralyze
5- Negative Reinforcement
6- Back to the Blackness
7- Stigma Eternal
8- The Crack of Doom

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