Recensione: Stranger In This Town

Di Stefano Burini - 14 Aprile 2007 - 0:00
Stranger In This Town
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Anno: 1991
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85

Al termine del tour a supporto del fortunatissimo ‘New Jersey’, i Bon Jovi decisero di prendersi una pausa, la band era al bivio e rischiò di implodere in sé stessa; in quei lunghi anni di silenzio a cavallo tra la fine degli 80’s e l’inizio dei 90’s, prima del ritorno sulle scene, nel 1992, con l’album ‘Keep The Faith’, videro la luce i progetti solisti dei vari membri della band statunintense: nel 1990 Jon Bon Jovi diede alle stampe ‘Blaze Of Glory’, ispirato al film Young Guns II (e inizialmente pensato come colonna sonora dello stesso) e, nel 1991, fu la volta della “prima” di Richie Sambora.

‘Stranger In This Town’ è il primo album solista (seguirà ‘Undiscovered Soul’ nel 1998) del chitarrista dei Bon Jovi, un disco di valore assoluto che non mancherà di far apprezzare ancora di più questo grandissimo artista sia a chi vive a pane e Bon Jovi, sia a chi, a torto, li ha sempre sottovalutati, liquidandoli come una band da poco; un lavoro in cui Richie si cimenta, oltre che con l’amata chitarra, anche con il canto (e con risultati a dir poco eccezionali) rivelando appieno quella vena blues che è sempre stata parte integrante del proprio stile.

Tutto l’album si snoda sulle seguenti coordinate sonore: una sapiente miscela di hard rock a stelle e strisce anni ’70 e ‘80, abilmente impreziosito da dosi massice di blues, rock stradaiolo e di quel rock d’autore sincero e vissuto che deve molto ad artisti come Bob Seger e, perché no, Bruce Springsteen; un sound americano al 100%, sporco, polveroso e odorante di whisky, in cui le stupende melodie intonate dalla superlativa ugola di Sambora (ascoltare per credere, quello che fa Richie in pezzi come ‘Church Of Destre’ e ‘Stranger In This Town’… roba da far rodere dall’invidia il suo più celebre sodale), si intrecciano alle sfuriate elettriche e ai dolci intarsi di una chitarra che ansima, geme e all’occorrenza strilla la propria rabbia, come solo in mano ai grandi sa fare, e se Sambora, forse non è funambolo della sei corde, ha tuttavia cuore, grinta e un gusto (quasi) senza eguali: quanto basta per accedere all’Olimpo dei grandissimi.

‘ Rest In Peace’ è una sorta di intro, rarefatta e quasi psichedelica in cui Sambora pare scaldare la voce per quello che verrà in seguito; il primo vero pezzo dell’album è ‘Church Of Desire’ e già sono lacrime: interpretazione vocale da brividi e chitarra infuocata, segue la title-track ed è ovazione: lento rock con venature blues, da applausi, con un testo molto poetico pronunciato con cuore e passione e impreziosito da pregiati ricami chitarristici; ‘Ballad Of Youth’ vede un intro acustica lasciar spazio ad un torrido hard blues che non ha nulla da invidiare a quanto l’ha preceduto e a quanto lo seguirà.
Percussioni che riportano alla mente alcuni lavori di Phil Collins introducono un altro brano magico, ‘One Light Burning’, intimista e malinconico, tuttavia pervaso da un sentimento di speranza che traspare dalle vocals sofferte e sincere di Richie; in ‘Mr Bluesman’ (un titolo un programma) Sambora incrocia l’ascia con un altro grande della chitarra rock-blues, nientemeno che Eric Clapton, per un grandioso duetto acustico ed elettrico tra due miti della chitarra, impreziosito da una prova vocale di nuovo maiuscola.
‘Rosie’ e ‘River Of Love’ sono i due pezzi più Bonjoviani del lotto (la prima talvolta ripresa infatti dallo stesso Bon Jovi in sede live), molto hard e diretti, non sfigurerebbero affatto su ‘Slippery When Wet’ o su ‘New Jersey’ (e direi che non è poco!); a seguire quella che, a parere di chi scrive, si merita il titolo di song migliore dell’album (ex-aequo con la title track): l’accorata ‘Father Time’, scandita da tastiere e dalla solita chitarra ruvida ma aggraziata di Sambora, un brano sublime nella propria semplicità e soavità, che assieme alla successiva ‘The Answer’, pezzo acustico dolce e contemplativo, va a chiudere un album che ha del miracoloso, una vera e propria perla, sconosciuta ai più e che meriterebbe, al contrario di allietare qualunque amante della buona musica suonata in punta di piedi e sussurata con classe.

Tracklist:

01. Rest In Peace
02. Church Of Desire
03. Stranger In This Town
04. Ballad Of Youth
05. One Light Burning
06. Mr. Bluesman
07. Rosie
08. River Of Love
09. Father Time
10. The Answer

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