Recensione: Strength In Numbers

Di Luke Bosio - 25 Agosto 2017 - 19:00
Strength In Numbers
Band: The Haunted
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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65

Questo nuovo “Strength in Numbers” sancisce la seconda prova sulla lunga distanza da parte degli svedesi The Haunted dalla reunion con Marco Aro avvenuta tre anni fa, un rientro alla base che poneva la parola fine al travagliato periodo col singer originale Peter Dolving.
 

Ci troviamo, come al solito, di fronte ad un disco intenso e brutale (“Brute Force” e “Tighten The Nose”), dove il thrash metal degli Slayer fa ancora la voce grossa (“Preachers Of Death” ne è chiaro esempio), anche se questa volta, i The Haunted, hanno intervallato le loro sfuriate sempre in bilico tra thrash e Swedish Death Metal, con mid tempo oscuri e penetranti ed alcune inusuali atmosfere darkeggianti presenti nella conclusiva “Monuments”.
 

Pare che la band non abbia più voglia – né tanto meno intenzione – di confezionare un set di canzoni tirate dall’inizio alla fine (anche qui affiora il virus che ha colpito anni fa gli Slayer), il che toglie sicuramente intensità all’album e vanifica le chiare intenzioni hardcore ben radicate e presenti sia nell’omonimo debutto del ‘98 sia nel fantastico “Revolver” del 2004. Detto questo, c’è da sottolineare il fatto che la chitarra solista di Ola Englund svolge un lavoro a più ampio raggio, Jensen continua imperterrito a macinare riff su riff e il drumming del ‘veterano’ Adrian Erlandsson è ancora ai massimi livelli: tecnico, indovinato nei breaks e preciso nei cambi di tempo. Il disco purtroppo fatica a decollare e il suo ascolto a volte risulta asfissiante. Ridimensionati? Per il momento ancora no, anche se ormai manca del tutto l’effetto sorpresa e le similitudini con un album già sentito anni fa come “The Haunted Made Me Do It” uscito nel 2000 sono davvero tante.
 

Ci troviamo sempre al cospetto di signori musicisti, cresciuti moltissimo – dal lato prettamente tecnico/esecutivo – col passare del tempo, ma ciò non basta per eccellere anche a livello compositivo. Ho come l’impressione che la band sia abbastanza spremuta e non abbia più molto da offrire. Più che altro “Strenght in Numbers” è il classico prodotto assemblato in maniera convenzionale e rilasciato da una band con urgente necessità di approcciare i prossimi impegni live. Non un capolavoro ma neanche c’è motivo di dannarsi l’anima come ai tempi dello sconfortante “Unseen”! Chi li amava un tempo son certo che continuerà a farlo.

 

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