Recensione: Strings To A Web

Di Angelo D'Acunto - 7 Febbraio 2010 - 0:00
Strings To A Web
Band: Rage
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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77

Ventisette anni di carriera e diciassette full-length pubblicati (diciotto con questo). Niente male come curriculum vitae per una band come i Rage, considerata al giorno d’oggi come vero e proprio sinonimo di garanzia. Una qualità dei dischi che si è sempre attestata su livelli piuttosto alti (a volte anche medi), nonostante la continua ricerca di nuovi stimoli che ha portato il sound del gruppo ad evolversi di release in release, senza mai comunque rischiare di snaturare il classico trademark che ha sempre contraddistinto le composizioni di Peavy e soci.

A circa due anni di distanza dal roccioso Carved In Stone arriva dunque l’ora di Strings To A Web, disco che non rappresenta altro che la summa di quel che hanno fatto i Rage da ventisette anni a questa parte. Non un semplice compitino svolto in maniera diligente però, a caratterizzare anche questo diciottesimo studio album è ancora una volta una qualità dei brani decisamente alta, segno che, nonostante tutti gli anni di carriera alle spalle, la vena compositiva di Peavy Wagner può dirsi tutto tranne che esaurita. Un lavoro composto con una certa disinvoltura (in sole due settimane, come ha dichiarato André nell’intervista relativa), quasi con naturalezza, ma anche con la classe, l’eleganza e l’esperienza di chi vive con la consapevolezza che non riuscirebbe a sbagliare un disco nemmeno volendo.
Nulla di estremamente nuovo, come dicevamo, ma comunque vincente. I brani che compongono Strings To A Web rappresentano nient’altro che un ponte fra il passato e il presente della band. Ce n’è veramente per tutti i gusti quindi, a cominciare dal lato più aggressivo della band, messo da subito in primo piano con il riffing tritaossa (ad opera del sempre ottimo Victor Smolski) dell’opener The Edge Of Darkness, passando per la melodia (quasi spensierata) del refrain di Into The Light, fino ad arrivare ad Empty Hollow, suite di sedici minuti circa (e divisa in cinque parti) caratterizzata da possenti inserti orchestrali e alcune parti che strizzano lievemente l’occhio al progressive, senza comunque apparire fuori luogo in un album targato Rage. Per il resto, in mezzo ad una tracklist che difficilmente offre parti poco convincenti, restano da citare la dirompente The Beggar’s Last Dime, la possente Saviour Of The Dead (dove la voce di Peavy arriva addirittura a sfiorare il growl), la semplice e melodica Hellgirl e le emozioni intense dell’acustica Through Ages, quest’ultima a rappresentare il lato più elegante e introspettivo del gruppo.

Nuovo ed ennesimo centro messo a segno da Peavy e soci, quindi. Strings To A Web non re-inventa sicuramente nulla, ma, ancora una volta, ci mette di fronte ad una qualità dei brani decisamente alta, grazie anche ad un songwriting fresco e ispirato. Un disco che non delude le aspettative e che conferma, ancora una volta, che i Rage sono ben distanti dal voler invecchiare e mettersi da parte a favore delle nuove leve.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 The Edge Of Darkness
02 Hunter & Prey
03 Into The Light
04 The Beggar’s Last Dime
05 Empty Hollow
06 Strings To A Web
07 Fatal Grace
08 Connected
09 Empty Hollow Reprise
10 Saviour Of The Dead
11 Hellgirl
12 Purified
13 Through Ages
14 Tomorrow Never Comes

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