Recensione: Takki a beve
Nonostante 17 lunghi anni di alcolismo e sbornie gli Anconetani Kurnalcool sono ancora tra noi con il loro Vì Metal. Devo ammettere di non aver mai seguito la carriera del gruppo, prima di questo “Takki a Beve” avevo solo sentito qualche pezzo qua e la, ma come minimo va ammirata la costanza e la dedizione che John Big Goorge e compagnia hanno dimostrato nel corso di questi anni, tutti all’insegna dell’allegria e della voglia di divertirsi.
Il cd è aperto da “Nonna d’acqua”, canzone musicalmente caratterizzata da un Metal anni ’80 piuttosto melodico, mentre il testo parla di una buona vecchietta, che vuole tanto bene al nipotino e al vino, che ha qualche problema con le piante mentre le annaffia.
Devo subito che dire purtroppo a mio parere l’album soffre di qualche alto e basso, se infatti risultano davvero gradevoli e divertenti canzoni come “C’ho il bisolfito”, buon hard rock che parla delle traversie di un povero produttore di tavernello, che vede la polizia confondere polvere di bisolfito con qualcos’altro, “Non sai perché”, una sorta di ballad col testo più assurdo che abbia mai sentito, “Volemo andà al festivalbar”, un mix musicale tra punk melodico e melodie vocali delle strofe al limite del rap, che spiega i motivi per cui il gruppo vorrebbe partecipare al tristemente famoso festival estivo, ed in effetti potrebbe essere divertente prendersi una sbornia con Fiorello, la cover di “Touch too Much” degli Ac/Dc, per l’occassione ribattezzata “Stazzi de qua, bevi de la”, “Sbregamo tutto”, un pezzo che mi ha riportato alla mente certe vecchie cose di R.J.Dio, quelle più tirate, la power- ballad “Non me credi più”, con un testo davvero molto divertente, e la finale “Salamo e bevemo”, altro bel pezzo melodico, anche se a livello musicale ha un flavour oscuro inedito per il disco, col solito divertentissimo testo.
Le note negative arrivano a mio parere da “Day vì after”, che se a livello lirico è decisamente divertente cede un po’ sul lato musicale, “Pogo con pogo”, per cui vale il discorso fatto per la canzone precedente, se il testo è molto divertente purtroppo la musica che lo accompagna mi è sembrata piuttosto piatta e senza grossi spunti d’interesse, e “Tanto poi ce guardamo”, una canzone che personalmente ho trovato piuttosto insipida e piatta sotto tutti i punti di vista.
La produzione è davvero molto buona, forse avrebbe potuto essere un attimo più potente soprattutto per quello che riguarda le chitarre, ma tutto sommato i suoni riescono a rendere giustizia alla musica dei Kurnalcool.
Tecnicamente la band non fa nulla di eccezionale, ma quello che viene proposto e suonato bene e con una buona pulizia esecutiva.
Questo “Takki a beve” credo sia un ottimo album da mettere nel lettore cd quando si ha voglia di ascoltare qualcosa di poco impegnativo ma dannatamente divertente, un disco perfetto da ascoltare per rilassarsi dopo una giornata di lavoro.
Un ultimo consiglio, finita l’ultima canzone aspettate a togliere il cd, la sorpresa finale che i marchigiani hanno riservato agli ascoltatori è davvero esilarante!