Recensione: Thanatopsis

Di Daniele D'Adamo - 23 Dicembre 2017 - 19:15
Thanatopsis
Band: Caelestia
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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86

Da qualche tempo a questa parte i greci si stanno contraddistinguendo in operazioni di metal estremo condite da inserti sinfonici esorbitanti. Come se la potenza delle armonie classiche traesse energia dalle vestigia dell’Antica Grecia ove – per l’appunto – l’aggettivo classico trova la sua massima sublimazione e verità.

Fra i tanti, i Caelestia sono coloro che probabilmente coniugano il death metal melodico ai più robusti supporti orchestrali attualmente esistenti. Le titaniche orchestrazioni che reggono, come giganteschi bastioni, il metal estremo di “Thanatopsis” – secondo album in carriera – , non sono seconde a nessuno, nell’attuale panorama della metallo oltranzista.

Sì, perché anche se alla voce c’è la formidabile, divina, female fronted Dimitra Talamantes Vintsou, affiancata dal possente growling di Nikos Palivos per un poderoso duetto da assaporare sino in fondo, la musica del combo ellenico è davvero roboante, potente anzi potentissima. A volte addirittura violenta, brutale, aggressiva, soprattutto in occasioni delle numerose frustate a base di blast-beats che segnano indelebilmente le song del platter.

Un’antitesi, quella fra veemenza senza indugi e clamorose aperture melodiche, che trova pochi metri di paragone, in giro, diventando essa stessa un punto di riferimento per coloro volessero ripercorrere le orme di canzoni straordinarie come l’annichilente ‘Initium Vitae et Mortis’ o l’enorme title-track; ciclopici brani che, lanciati a velocità massima dal drumming virile e dinamico di Socratis Panagoulea, provocano la perdita di orientamento, lo scivolamento nel nulla della follia.

Allora, la superba iniezione visionaria di cui è capace la musica dei Caelestia diviene lievito fecondante per mirabolanti vedute prospettiche di mari in tempesta, cieli in fiamme, piccole isole – come scogli – popolati da figure mitiche, leggendarie. Un forte vento accompagna le formidabili composizioni della band di Atene. Mai dome. Mai prive di mordente, zeppe di furia distruttiva, di iperboliche armonizzazioni da stordimento, da allucinazione.

Un sound assolutamente abnorme (‘Devil’s Game’), considerando la presenza per l’appunto di due chitarre, quelle di Vassilis Thomas e Vangelis Evangelou, le quali, unitamente al basso di Stelios Varotsakis, creano un wall of sound di proporzioni indefinite nelle tre coordinate cartesiane. Un suono memorabile, a volte dai toni commossi, struggenti ma mai domo: la sua imponenza è tale da lasciare impietrito chi ascolta. Ed è questa la preziosa peculiarità di un disco per certi versi innovativo, senz’altro raro, sicuramente degno di formare un punto fermo per un genere che potrebbe da esso rinnovare la sua linfa: il symphonic death metal.

Sottospecie ritenuta impossibile da alcuni, cioè contraddittorio nei suoi contenuti, invece totalmente possibile, totalmente vero, come dimostrano i Caelestia. Forse epigoni di una nuova Era, di un nuovo modo di interpretare il death metal. “Thanatopsis” è un full-length che rigurgita colate enormi di musica per cui occorre approcciarsi a esso con pazienza e concentrazione. Allora, nella mente, nei meandri più nascosti del cervello, nelle pieghe più profonde dell’anima, si attiveranno quegli impulsi atti a far sì che non se ne possa fare più a meno.

Immani.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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