Recensione: The Acausal Mass
Tornano sulla scena, a tre anni di distanza dall’ultimo “Grey Rigorism” e dopo un importante cambio di line-up, i francesi Merrimack con il nuovo “The Acausal Mass”. Band, questi Merrimack, che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nel nero underground europeo con degli album che, pur non essendo mai considerati dei capolavori in senso stretto, hanno comunque saputo lasciare un impronta profonda nel mondo Black. Un nero segno distintivo che testimonia la grande personalità del gruppo che ha sempre saputo rinascere delle proprie ceneri, unite ad una evidente ed ostinata determinazione nel portare avanti e diffondere il satanico messaggio.
Spesso tacciati di opportunismo per aver abbracciato relativamente tardi il filone “Religioso” che vede nei connazionali Deathspell Omega – tanto per citare i primi che mi saltano in mente – delle colonne portanti, i Merrimack hanno comunque proseguito per la strada intrapresa, senza badare troppo alle critiche che spesso venivano mosse loro.
Che sia per reale convinzione, per opportunismo o per qualsivoglia altra ragione, i francesi hanno continuato a seguire il proprio percorso affrontando gli ostacoli che si sono presentati nel corso degli anni a muso duro, con la determinazione e l’energia di chi crede fermamente nelle proprie opinioni ed è deciso a portarle avanti, costi quello che costi. Va quindi riconosciuto onore al merito ad una band che, pur non essendo considerata come fondamentale nel panorama Black contemporaneo, ha comunque valore, mezzi tecnici ed attributi per poter dire la propria. E con questo “The Acausal Mass” i Merrimack di cose da dire ne hanno avute parecchie; un disco particolare, oscuro, fatto di continui cambi di tempo in cui violente sfuriate lasciano il posto ad atmosfere più cupe, lente ed interminabili discese verso il limbo infernale fatte di ritmiche al limite del depressive, in dei vortici entropici disegnati dalle note malate di A.K. e Perversifier, capaci di regalare momenti piuttosto suggestivi come in “Beati Estis Cum Maledixirint Vobis”.
Il disco segna una nuova evoluzione per il sound della band francese; un suono più maturo, preciso e pulito, in cui spicca una sempre più attenta qualità compositiva nella stesura dei testi; complesse, articolate, le canzoni si sviluppano come un mix tra approccio filosofo e nero indottrinamento. Ambientazione ideale per la voce di Vestal, estremamente a proprio agio tra i continui saliscendi offerti dal combo transalpino.
La velocità di “Vestals of Descending Light” che si stempera dopo meno di un minuto nell’eclettica “Arousing Wombs In Nine Angels Pleroma”, ci da il benvenuto nel delirio musicale dei Merrimack. Inizia con “Gospel of the Void” un viaggio tra le ombre che popolano gli abissi più profondi della fede e dell’esistenza umana; un viaggio gnostico attraverso Iao, Sabaoth, Astaphanos e millenni di storia che passano tramite simboli, riti e cerimoniali. Per doveroso dovere di cronaca bisogna dire che il livello qualitativo del disco non ha particolari sussulti, ed è forse questa l’unica nota di demerito nel nuovo lavoro dei Merrimack. “The Acausal Mass” è un lavoro onesto che scorre liscio e resta inchiodato su binari prefissati dal gruppo per tutti i cinquanta minuti e che si concede solo piccole deviazioni sul tema come ad esempio nella parte di Bouzouki suonata da Molock in “Hypophanie”. Anche la sezione ritmica è chiamata a dare un’importante apporto nel computo generale: discreta la prova alle pelli di Blastum, mentre il basso di Daethorn riesce a ritagliarsi il proprio spazio in più di un frangente, sopratutto in “Liminal Matter Corruption” e “Obstetrics of Devourment”.
Non è decisamente album adatto a tutti perché è oggettivamente difficile da digerire. Dandogli tempo però, concedendogli il giusto spazio, “The Acausal Mass” si farà apprezzare crescendo in ogni ascolto. Non si può certamente considerarlo un capolavoro del genere, questo è certo, ma è un lavoro che comunque merita una possibilità. Consigliato insomma a tutti gli amanti della band che troveranno sicuramente un vistoso passo avanti rispetto alle release del passato, e a tutti quei appassionati del Black più ragionato ed introspettivo, lontano da estremismi sonori e da violenza congenita.
Daniele Peluso
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TRACKLIST:
01. Vestals of Descending Light
02. Arousing Wombs In Nine Angels Pleroma
03. Gospel of the Void
04. Beati Estis Cum Maledixirint Vobis
05. Hypophanie
06. Obstetrics of Devourment
07. Worms in the Divine Intestine
08. Abortion Light
09. Liminal Matter Corruption