Recensione: The Ancient Dance of Qetesh

Di Alessandro Calvi - 8 Febbraio 2005 - 0:00
The Ancient Dance of Qetesh
Band: Imperia
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2004
Nazione:
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62

Dopo un paio di anni di latitanza, in seguito alla separazione dai “Trail of Tears” e alla formazione di un gruppo che le potesse permettere di esprimersi come solista, torna a calcare le scene Helena Iren Michaelsen con il monicker di Imperia e questo “The Ancient Dance of Qetesh”, un concept album che trae gran parte della propria ispirazione dalla mitologia egiziana.

L’album si apre con una lunga intro strumentale sinfonica e d’atmosfera, un brano lento e molto melodico con un tocco di epicità. Di tutt’altro genere invece l’attacco ti Mysted by Desire, un brano molto veloce ed aggressivo che punta sul coinvolgere l’ascoltatore per riuscire a catturarlo fin dalle prime battute per poi passare a diversi cambi di tempo dal tono più riflessivo. L’uso delle tastiere potrà ricordare a tratti i Nightwish e gli Stratovarius dei tempi d’oro, mentre è indubbio lo stile persona di Helena su cui si può senza difficoltà affermare che si basa praticamente tutto l’album.
Al secondo posto troviamo la titletrack “The Ancient Dance of Qetesh”, certamente uno dei brani più potenti e riusciti di tutto il platter. In particolare grazie al fatto che al suo interno si mischiano nel modo migliore le diverse anime di questo gruppo tra passaggi in perfetto stile gothic, altri con un uso delle chitarre di sapore più hard-rock, a spezzoni con un crescendo sinfonico accompagnato dal coro e da batteria e basso veramente molto azzeccati.
Mi ha fatto un po’ meno piacere invece ascoltare la successiva “Mordor”, al di là dell’ovvia uscita tematica rispetto al concept egizio dell’album, praticamente tutta la song si basa su Puccini e più precisamente sulla sua “Madama Butterfly”. Più che il vero e proprio saccheggio spudorato dell’opera lirica, ciò che mi ha dato fastidio è il fatto che il nome del compositore italiano non venga riportato da nessuna parte, come se il gruppo si dichiarasse autore incondizionato di tutte le melodie.
“Angelchild” è invece il brano più melodico dell’album, la voce di Helena, in questo caso estremamente dolce e lontana dai toni quasi lirici delle altre canzoni, è accompagnata quasi esclusivamente dal pianoforte. Una song decisamente azzeccata, così come la successiva “Escape” in cui si ritorna su ritmi più simili a quelli dell’inizio, una traccia veloce e catchy, molto orecchiabile e con un bel ritmo, che conquista subito l’ascoltatore.
Si fa notare anche l’ottava “Into Perspective”, più che altro per l’attitudine della canzone stessa che vorrebbe strizzare un po’ l’occhio verso ritmi prog, operazione riuscita forse solo a metà, ma che almeno ha il merito di vivacizzare un po’ questo album con spruzzi di coordinate musicali che variano un po’ dalla media delle produzioni del genere.
“Secret Garden” poi, ci appare quasi una ballata in classico stile power. Accompagnamento di chitarra acustica e di flauti, solo questi oltre alla voce di Helena caratterizzano questa canzone lenta e dolce. Una bella song che sicuramente non annoia, ma che allo stesso modo è un tributo così esplicito alle ballad più classiche da non aggiungervi praticamente nulla.
A chiudere l’album troviamo “Chill Out”, un nuovo brano strumentale sinfonico d’atmosfera molto lungo, ben oltre i 2 minuti come quello d’apertura, e che, un po’ come “Awakening”, inizia in toni piuttosto tristi per poi evolvere in un breve crescendo dai toni epici.

Sicuramente uno dei punti di forza di quest’album è anche la produzione decisamente di alto livello. I cori, gli strumenti e la voce di Helena sono sempre resi in maniera ottima senza che nessuno di essi venga mai messo in secondo piano e dando a tutto il disco una pienezza di suono che non ho sentito spesso in giro. Dove la produzione dà il meglio però è nella resa dei bassi, nei passaggi in cui alle parti sinfoniche si aggiungono batteria e basso, questo cd esalta in maniera veramente grandiosa i passaggi più pesanti con una profondità e una potenza veramente ottime.

Per concludere si tratta sicuramente di un bell’album, il lavoro di composizione e arrangiamento che ci sta dietro è davvero buono (tranne dove non è stato dato il necessario tributo a Puccini) e la produzione ne esalta al meglio tutte le caratteristiche. Un disco che sicuramente tutti i fan di Helena Iren Michaelsen non si lasceranno sfuggire.

Tracklist:
01 Awakening
02 Mysted by Desire
03 The Ancient Dance of Qetesh
04 Mordor
05 Angelchild
06 Escape
07 Into Paradise
08 Entering the Perspective
09 Into the Great Wide Open
10 Secret Garden
11 Scared for Love
12 In My Mind
13 Chill Out

Alex “Engash-Krul” Calvi

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