Recensione: The Bitterest Flavours
In un panorama musicale, come quello gothic, in cui la maggior parte dei gruppi sembra sempre più decisa a seguire una strada estremamente commerciale, convinti (spesso a torto) di raggiungere un facile successo andando a buttarsi in un mercato ormai saturo, gruppi come i Divine Lust sembrano quasi brillare di luce propria. Questi portoghesi, infatti, si discostano quasi completamente dagli stilemi ora maggiormente più in voga e si rifanno, più propriamente, ai capisaldi del genere, senza dimenticare svariati elementi personali e di originalità.
La proposta dei Divine Lust si orienta su coordinate musicali a cavallo tra gothic e doom, potendo ricordare, in certi frangenti, ora i My Dying Bride degli inizi, ora qualcosa dei Cathedral e dei Candlemass. Pur risultando evidenti i rimandi ai gruppi appena citati, però, i portoghesi differenziano il proprio sound con alcuni elementi di originalità.
Il primo a saltare alle orecchie è senza dubbio l’uso preponderante della voce pulita. La prova dietro al microfono di Filipe Gonçalves giustifica ampiamente questa scelta, data la sua capacità di variare tra un notevole novero di registri. Ciò che emerge dall’ascolto è che per i Divine Lust la voce è spesso quasi come uno strumento in più da utilizzare e da sfruttare in tutte le sue caratteristiche. Per questo non stupisce più di tanto che anche il growl sia presente, ma solo in alcuni frangenti, dove la musica più lo richiede. Oltre a questi elementi si trovano, quindi, anche diversi inserti femminili e alcuni cori di chiara ispirazione gregoriana.
Sotto il profilo musicale si nota un ottimo equilibrio tra i vari strumenti. Le tastiere, immancabili e spesso fin troppo presenti nei dischi gothic, sono ben bilanciate nel sound del gruppo dando atmosfera quando necessario, ma al contempo lasciando ampio spazio alle chitarre. Proprio le sei corde sono un ulteriore elemento caratteristico della proposta musicale dei portoghesi mantenendosi quasi sempre su linee melodiche molto classiche, più genuinamente heavy, e avventurandosi solo saltuariamente verso sentieri più pesanti e aggressivi che sfiorano il black o il thrash.
La produzione è buona riuscendo a replicare la complessa alchimia che i musicisti son riusciti a creare nelle loro composizioni. Qualcosa di più, però, si sarebbe potuto fare, almeno a livello di pulizia dei suoni (a volte un po’ sporchi, ma potrebbe anche essere parzialmente intenzionale) e di profondità e pienezza degli strumenti e delle voci.
Per concludere questo “The Bitterest Flavours” è un buon disco. Non si tratta certamente di un capolavoro, ma in un periodo in cui si moltiplicano le uscite fotocopia, lo scoprire una band decisa a percorrere una strada personale, fatta di buone idee non scontate, sembra quasi un miracolo. Inoltre i Divine Lust sono riusciti a mettere in luce qualità di songwriting e di arrangiamento di primo piano che speriamo (e ne siam quasi sicuri) possano portarli, ben presto, alla realizzazione di un disco di assoluto valore.
Tracklist:
01 Last Will Left…
02 … a Long Way Down
03 Good By Love
04 Hunting
05 Devilish Deliverance (Aeons Cry Pt. 2)
06 Duskful of Bliss, Morningful of Misery
07 Veil of Golden Leaves
08 Elsewhere but Here
09 The Son That Never Was
10 Selling My Soul
11 The White Flash
Alex “Engash-Krul” Calvi
Discutine sul forum nel topic dedicato!