Recensione: The Bottom Deep

Di Daniele D'Adamo - 22 Luglio 2011 - 0:00
The Bottom Deep
Band: Communic
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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65

«… power, thrash, progressive and even of doom and groovy metal!».
Così la Nuclear Blast definisce lo stile dei Communic in sede di supporto al neonato “The Bottom Deep”. Non solo. Tira in ballo, anche, band quali Sanctuary, Candlemass e In Flames per rendere meglio l’idea. Ovviamente, non omettendo i Nevermore, croce e delizia del combo norvegese. Sì, perché se da un lato il supergruppo di Seattle è stato ed è, per i Communic, fonte d’ispirazione, dall’altro ha sempre costituito per essi un’ombra sinistra che ne ha sminuito il valore complessivo. Riducendoli, spesso e volentieri, al ruolo di band-clone.

Se già con il precedente full-length “Payment Of Existence” (2008) Stensland e compagni avevano mostrato una ferrea volontà di scollarsi via i fantasmi del passato, con “The Bottom Deep” appare ormai chiaro che questi debbano intendersi definitivamente svaniti. L’album, il quarto di una carriera iniziata nel 2003, è il frutto di un notevole sforzo profuso sotto ogni punto di vista, compreso quello esecutivo. L’ensemble, entrato in studio nel febbraio di quest’anno mostra, infatti, una maturità non comune in ciascuno dei processi produttivi dell’opera musicale. Non ultimi quelli legati ai testi (episodi di vita vissuta, sogni, psicologia…) e all’artwork, quest’ultimo tanto asciutto quanto efficace.       
 
Il caleidoscopio stilistico entro cui osservare i Communic è davvero complesso e ricco di colori. Colori mai precisi, bensì sfumati fra loro in maniera continua: il passaggio attraverso i vari generi metal avviene con delicatezza, in un moto continuo all’interno di ogni singola composizione. A parere di chi vi scrive un unico filo conduttore c’è, ed è il thrash – anche se depotenziato – , che si trova un po’ ovunque soprattutto per il sound (non troppo) aggressivo e piuttosto ruvido delle rhythm guitars.
Il lavoro svolto dal trio proveniente da Kristiansand è impressionante per la cura e l’attenzione posta nello sviscerare il proprio segno distintivo: nonostante le ardite intersezioni fra le varie tipologie musicali quasi incredibilmente, alla fine, spunta fuori il marchio di fabbrica di “The Bottom Deep”; un marchio strettamente legato alla NWOBHM e ai leggendari Angel Witch. Come se l’azione evolutiva avesse riportato il tutto all’inizio della Storia del metal quando, appunto, act come gli inglesi tracciavano le primigenie linee di un sound arcigno, visionario e intriso di zolfo sino al midollo. La faccia oscura dell’heavy metal, insomma.

Purtroppo, a una così raffinata sensibilità mostrata nello sviluppo di uno stile non così originale ma almeno personale, non corrisponde granché, come abilità nella stesura delle canzoni – leggermente meno lunghe rispetto a quelle di “Payment of Existence”. Abilità da intendersi nell’accezione più semplice del termine, cioè quella che rimanda alla capacità di comporre armonie interessanti nella loro globalità. Sicuramente è stato curato con attenzione anche il songwriting, tuttavia pare che si sia persa un po’ la bussola, girovagando fra i nove brani che compongono il platter. Le idee ci sono e non sono neppure poche, tuttavia si diluiscono in modo eccessivo nel mare di note scritte dal combo nordeuropeo. Stensland fa un buon lavoro dando un valido contributo a uniformare il tono del CD, un po’ triste, e a rendere mentalmente coerente ciò che si trova fra “Facing Tomorrow” (buono, il suo languido ritornello…) e “The Bottom Deep”. Le sue linee vocali, non troppo astruse, sono linde e chiare, anche se a volte azzardano pericolose dissonanze (“Flood River Blood”). A parte però alcuni spunti avvincenti contenuti in “Denial” e “Wayward Soul”, la media artistica dell’opera s’immalinconisce in un soffuso torpore, arrivando, a tratti, a lambire la noia (“Voyage Of Discovery”, “In Silence With My Scars”).

Il delicato arpeggio della title-track, infine, cala il sipario su un disco controverso. La ferrea volontà dei Communic di sganciarsi da uno scomodo passato, operazione riuscita, ha però prodotto un componimento troppo farraginoso, poco godibile e, ahimè, tedioso.  
 
Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Facing Tomorrow 7:44     
2. Denial 6:34     
3. Flood River Blood 5:16     
4. Voyage Of Discovery 6:51     
5. In Silence With My Scars 6:23     
6. My Fallen 6:53     
7. Destroyer Of Bloodlines 5:49     
8. Wayward Soul 7:03     
9. The Bottom Deep 2:38     

All tracks 55 min.

Line-up:
Oddleif Stensland – Guitars, Vocals
Erik Mortensen – Bass
Tor Atle Andersen – Drums
 

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