Recensione: The Craving

Di Riccardo Angelini - 23 Gennaio 2007 - 0:00
The Craving
Band: Kenòs
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

Sorti nel 2001 dalle ceneri degli Underwise, i lombardi Kenòs (“vuoto”, in greco antico) sono un band di metal estremo con un passato di tutto rispetto alle spalle. Nel 2002 il combo di Busto Arsizio ha fatto il suo esordio sul mercato con un primo album, “Rigor Mortis”, su cui faceva sfoggio di tastiere e voce femminile. In seguito ad alcuni rivolgimenti nella line-up, entrambi questi elementi scomparirono sul seguito “Intersection” (2004), che si concentrava su un death metal eclettico e ricco di influenze. Forti di una formazione ora cementata dall’esperienza in studio e sul palco – a fianco di band quali Entombe, Novembre, Incantation, Dismember ed Ephel Duath, tanto per citarne alcune – i Kenòs si apprestano a tornare sul mercato con il loro terzo disco da studio, in arrivo su Lucretia Records.

Il presente demo di tre tracce, succulento assaggio del venturo full-length, mette in vetrina una band molto preparata tecnicamente, alle prese con un death metal tecnico, veloce e dagli spiccati accenti melodici, impreziosito da venature thrash e, soprattutto, progressive. La prima traccia, “The Craving”, si presenta con un devastante attacco frontale: il riffing serrato e il drumming prorompente lasciano pochi dubbi sulle qualità del combo, capace di miscelare con destrezza un sound corposo e violento con la versatilità delle strutture ritmiche. Il marziale rallentamento nella fase mediana offre alle chitarre l’opportunità di mettersi in evidenza con un assolo ben calibrato, prima che il massacro ricominci là ove si era interrotto. Ad accompagnare la tempesta strumentale emerge un cantato particolarmente ruvido e sporco, per certi versi atipico ma bene integrato con il sound della band. La successiva “D-Mansion” si colloca sulla medesima linea d’onda della title track.  Il refrain si ricollega a quello del brano precedente, con la voce che si fa più strozzata, a tratti persino stridula, mentre la band si conferma maestra nel padroneggiare l’alternanza tra rallentamenti e accelerazioni. Al di là della costante aggressione sonora, il sound dei Kenòs si lascia attraversare anche da un piacevole alito melodico, sotto diversi profili vicino alla scena svedese di qualche anno fa. Lo rivela in particolare la conclusiva “Teaben Rising”. Pur riservando per quest’occasione alcune delle incursioni ritmiche più potenti e sfrenate del disco, il drumming si concede variazioni ingegnose e accattivanti, che lasciano spazio a frequenti aperture alla melodia da parte delle chitarre. Ne risente anche il cantato, che a tratti si rende protagonista di cambi di modulazione, riavvicinandosi in alcuni passaggi a tonalità (quasi) pulite, sulla scia dell’Alexi Laiho dei tempi recenti. Tra un riffing schiacciossa e a tratti fanno breccia l’altro persino delle timide tastiere, presto schiacciate dalla violenza delle chitarre. A suggello dell’ottima prestazione va segnalata la notevole qualità audio, per nulla inferiore a quella di un full-length a pieno titolo.

C’è poco da aggiungere, se non che questi ragazzi sembrano destinati a farsi strada. I mezzi tecnici ci sono tutti, la maturità e le idee anche. Ora non resta che rimanere in attesa e prepararsi ad accogliere un album che gli appassionati del settore, e non solo loro, faranno bene a tenere d’occhio.

Tracklist:
1. The Craving
2. D-Mansion
3. Teaben Rising

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