Recensione: The Cult of Sickness

Di Francesco Sorricaro - 3 Settembre 2011 - 0:00
The Cult of Sickness
Band: Any Face
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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75

E’ davvero un tuffo nel passato, per larghi tratti, ascoltare The Cult of Sickness, secondo full-lenght ufficiale dei nostrani Any Face.

Questa band, dedita da più di dieci anni alla causa del death metal, è abile come poche, infatti, a ricreare quelle sonorità e quelle atmosfere malate che i più ferrati ricorderanno provenire direttamente dai Morrisound Studios di Tampa, ma non solo. E’ là, in Florida, che nacquero molti dei capolavori del death metal americano, quelli che sapevano unire alla brutalità congenita del genere, le sperimentazioni più strane, miscelando il tutto con una tecnica spaventosa, e realizzando quei cocktail micidiali cui spesso e volentieri si associano nomi come Atheist, Cynic, Death, etc.

Questo è il calderone di influenze in cui è stato forgiato certamente The Cult of Sickness: album di sostanza in cui gli Any Face hanno investito tutta la passione e l’energia che hanno maturato in anni di vicissitudini e piccole rivoluzioni.

Il disco è strumentalmente basato sulla guida indiscussa delle due chitarre di Antonio Pollizzi e Szymon Sollami Delekta, le quali disegnano trame intricate e dettano cambi di ritmo serrati in maniera dittatoriale, riuscendo pure a spezzare i momenti più virulenti con scambi e assolo di indubbia pregevolezza melodica, oltre che tecnica. Il tutto si sposa con una sessione ritmica veramente capace, e sufficientemente disinvolta, che segue bene il gioco, riuscendo a godere, a livello di suono, di una produzione molto buona che ne valorizza il lavoro.

Yuri Bianchi, dietro al microfono, garantisce carica a volontà, anche se il suo cantato sembrerebbe più avvezzo a sonorità meno estreme; lo si capisce dagli episodi più estemporanei presenti nell’album, oltre che dal confronto con alcuni degli special guest che qui compaiono. E’ il caso di Domenico Perra Roviello, già nei Gory Blister, o di Mick Montaguti, ex voce dei deathster bolognesi Electrocution, il quale, tra l’altro, è da qualche mese subentrato in pianta stabile nell’organico degli Any Face, dopo l’abbandono dello stesso Bianchi.

Moltissime idee sono confluite nella stesura di questo disco; non tutte sono sembrate azzeccate ma, partendo da quelli che mi sembrano i punti forti, dò subito un voto alto alle tracce che, a mio parere, hanno dimostrato una marcia in più. Sto parlando innanzitutto della opener Suicide Urge, vera e propria dose di tritolo che racchiude un cuore di scioglievole divagazione ritmica che porta alla mente i migliori Atheist: è questa un’ottima anticipazione dell’estrema areosità presente qua e là, in molti brani successivi, sotto forma di ottovolanti sonori che non lasciano punti di riferimento mentali all’ascoltatore; come nel caso della divertente, e quasi circense, Infecting Human Ground (con la partecipazione di Montaguti) o della conclusiva Portrait of a Nihilist: brani in cui la grande varietà di parti in causa è stata giostrata in maniera egregia, con il risultato di offrire anche qualche picco emozionale niente male.

Ulteriore fonte di goduria estrema è la marcissima titletrack: vera e propria perla old school rompiossa come non ne sentivo da tempo, che ospita il già citato Perra Roviello, e che farà impazzire chiunque in sede live; purtroppo, però, gli highlight, per quanto mi riguarda, finiscono qui.

Assolutamente trascurabile è la cover, degli industriali OLD, Happy Tantrum, la quale vede anche la partecipazione della voce originale di quella band, Alan Dubin, ma che appare quasi fuori luogo dopo un tale quartetto di apertura.

Le restanti composizioni sono dei buoni brani, che però risultano amalgamati un po’ meno accuratamente degli altri e che certamente non aggiungono niente di eclatante, quando non presentano tinte che a volte deviano troppo dal mood iniziale del disco col rischio di spaesare un po’.

Una scelta più che positiva quella della neonata Buil2Kill per dare inizio alla propria avventura discografica. The Cult of Sickness è una prova di grande salute da parte degli Any Face: una band che dimostra professionalità, buone idee, e grandi capacità tecniche per metterle a frutto, e che vede ormai molto da vicino la sua personale quadratura del cerchio. Manca poco così…

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro

 

Tracklist
01. Suicide Urge  06:07     
02. Stabbing the Core  04:19     
03. The Cult of Sickness  03:27     
04. Infecting Human Ground  05:40     
05. Happy Tantrum  04:07     
06. Dead Corpse Walking  04:36     
07. Unspoken Son  04:25     
08. Portrait of a Nihilist  05:20     

Durata totale  37:56

 

Line-up
Yuri Bianchi – voce
Antonio Pollizzi – chitarra
Szymon Sollami Delekta – chitarra
Davide Stura – basso
Omar Cappetti – batteria

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