Recensione: The Dividing Line

Di Fabio Vellata - 21 Dicembre 2008 - 0:00
The Dividing Line
Band: Robert Berry
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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73

Quarto album in solitaria per Robert Berry, stimato musicista americano dal lungo ed importante curriculum, costellato, in una carriera trentennale, da innumerevoli collaborazioni illustri e progetti di rilievo.
Hush, Ambrosia, Three (con Keith Emerson e Carl Palmer), GTR e Alliance le credenziali di maggior spicco, integrate, di tanto in tanto, da release “in proprio” dalla qualità usualmente più che discreta, quando non davvero ottima (“Pilgrimage to A Point” su tutti).

“Solo album”, è una definizione più che consona alla nuova creatura dell’artista statunitense.
Ben pochi aiuti dall’esterno ed un nucleo di canzoni scritte, composte, suonate ed arrangiate in modo del tutto autonomo sono, questa volta, la base di quanto offerto, ambiente ideale entro cui poter dare libero sfogo alla propria creatività lirica e musicale.
Il genere che Berry ci propone, non può, ad ogni modo, sorprendere o lasciare stupiti. Attivo da sempre su due fronti, quello dell’AOR più melodico e quello del prog rock di gran classe, non meraviglia, in effetti, constatare come le due radici vengano spesso amalgamate in un’unica soluzione, portando a compimento una serie di brani perennemente giocati tra creazioni rockeggianti e suggestioni tastieristiche, retaggio delle mille esperienze mutuate in anni d’indefessa militanza.

Gradevoli, morbidi e per lo più imbevuti d’atmosfere soffuse, i pezzi rivelano tuttavia un’anima spesso socialmente impegnata, identificabile in testi che, traendo spunto da tutto ciò che il mondo odierno pone all’attenzione, consentono a Berry d’esprimere il proprio punto di vista filosofico su quanto di bello e di brutto definiscono il vivere quotidiano.
Eleganza e raffinatezza in arrangiamenti d’alto profilo, ed una interpretazione vocale al solito più che buona, sono dunque la cornice di una tracklist interessante e gradevolissima all’ascolto, in cui echi di Kansas, Arena, Asia e del pomp Aor anni ottanta, spadroneggiano liberamente, pervadendo l’album per l’intera lunghezza.

Manca tuttavia, il pezzo davvero memorabile e di bontà superiore, capace di elevare un disco dal songwriting accettabile, ma non già troppo oltre la media, a livelli seriamente competitivi ed assoluti.
Poco male in fondo. Le melodie avvolgenti di “One Good Man”, “This Life” e “Young Heart” sono più che sufficienti a garantire attimi piacevoli, così come le aperture in stile Saga/Arena delle varie “Listen To The People”, “Can’t Let Go” e “Life Is On Fire”.
Molto carine poi, anche le più urgenti e tipicamente melodic rock “The Dividing Line”, “Can’t Let Go” e “I Gave You The Best Of Me”, canzoni che, insieme alle immancabili tracce lente, “Wait” e “Faith” (quest’ultima forse un po’ stucchevole), suggellano un disco non da consegnare alla storia ma che, in ogni modo, si dimostra confezionato in maniera egregia, omogenea e professionale da un musicista di valore.

Un’uscita che, probabilmente, un po’ si perderà in mezzo alla follia d’ottime cose prodotte in questa eccellente annata.
Non un monster album di certo, ma senza il minimo dubbio, un ascolto consigliatissimo ai seguaci del pomp Aor venato di prog.

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Tracklist:

01. The Dividing Line
02. One Good Man
03. Listen To The People
04. Faith
05. This Life
06. A Life Worth Livin’
07. Can’t Let Go
08. I Gave You The Best Of Me
09. Young Hearts
10. Wait
11. Life Is On Fire
12. Wait (Bonus multimedia video)

Line Up:

Robert Berry – Tutti gli strumenti e le parti vocali
David Lauser – Batteria su “A Life Worth Livin’”
Gary Phil – Chitarra su “A Life Worth Livin’”

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