Recensione: The Evil Addiction Destroying Machine

Di Stefano Ricetti - 12 Novembre 2009 - 0:00
The Evil Addiction Destroying Machine
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Anno: 2009
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60

Quattordicesimo album – e non sentirlo -, per i Mortification, da Moorabbin, Australia. Da sempre difficilmente inquadrabili all’interno di un solo genere, i Nostri non si smentiscono di certo con questo The Evil Addiction Destroying Machine, dalla copertina bizzarra ma cromaticamente ben riuscita, anche se probabilmente si poteva far di meglio: un prototipo di metalhead angelico alla Thor – inteso come l’artista canadese – , attorniato da non meglio precisati minacciosi mostriciattoli dal tratto grafico Alanfordiano che fuoriescono da delle capsule rosse, assimilabili a quelle utilizzate per i medicinali.

Dieci sono i pezzi proposti: duri, per certi versi primitivi e notevolmente trasversali, se considerati all’interno di un unico lotto. Accanto a brani di chiara discendenza alcolica a la Sodom come la velocissima Elasticised Outrage piuttosto che Pilots Hanging From Shoulder Dust, più incline ai Torment, i Mortification rispolverano i loro connotati Death in A Sense Of Eternity e Pushing The Envelope Of The Red Sonrise, dove il groove va a braccetto con i ritmi cadenzati. Non mancano le canzoni assimilabili ai Motorhead (I’m Not Confused) e quelle figlie dell’heavy metal classico: Resurrection Band (A Tribute To Rez), ortodossa fino all’osso, così come Alexander The Metalworker, traccia dal riff pulitissimo che, a parte la voce di Steve Rowe – un incrocio bastardo fra Lemmy e AC Wild – riporta lontanamente ai Running Wild di inizio carriera. Assolutamente trascurabile risulta essere la lenta One Man With Courage Makes A Majority, nonostante lo scandire di grande groove mentre la pesante The Master Of Reinvention gode di lontani richiami ai Metallica più cupi.        

In questo disco i Mortification rilasciano tutta la loro carica di musica animale dagli aspetti più variegati restando comunque ben lontani dall’aver scritto un capolavoro, o quantomeno essersi anche solo avvicinati ai momenti aurei di Scrolls Of The Megilloth. Va tuttavia sottolineato il davvero degno di nota lavoro alla chitarra da parte di Mick Jelinic per tutta la durata dell’album così come risulta devastante la costante – e pesante – presenza del vero trademark degli australiani, ovvero l’ugola malata di Steve Rowe, ulteriormente imbarbarita da un suono di basso paragonabile a un bulldozer a fine carriera. Ottima la foto interna al digipak che ritrae la band al completo appoggiata a una vettura che pare scampata per miracolo allo Staples To Naples tour, con bene in vista le toppe cucite sul gilet del singer: su tutte quella, non a caso, degli Ultimatum, che a livello di attitudine hanno molto a che spartire con i Mortification.     


  
Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist:
1. The Evil Addiction Destroying Machine
2. The Master Of Reinvention
3. A Sense Of Eternity
4. Elasticised Outrage
5. One Man With Courage Makes A Majority
6. Pilots Hanging From Shoulder Dust
7. Pushing The Envelope Of The Red Sonrise
8. I’m Not Confused
9. Alexander The Metalworker
10. Resurrection Band (A Tribute To Rez)

Line-up:
Steve Rowe – Vocals, Bass
Mick Jelinic – Guitars
Adam Zaffarese – Drums

 


 

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