Recensione: The Fire Within
I Metal Church non esistono più. Una delle band che ha segnato a ferro e fuoco la storia dell’heavy metal se ne è andata, probabilmente per sempre, fra il rammarico di tutti quanti li hanno profondamente amati. Ronny Munroe da Seattle costituisce l’ultimo Loro cantante della storia, che lo vede protagonista dietro il microfono in tre full length e ne testimonia il coraggio dopo aver raccolto la pesante eredità di chi precedentemente costituiva il singer della Chiesa Metallica: l’inarrivabile David Wayne prima e il credibile Mike Howe dopo.
The Fire Within costituisce il primo disco solista del Nostro e segue di due anni l’Ep Internal Quest del 2007. Ad accompagnarlo in questa nuova avventura vi sono special guest del calibro di Michael Wilton (Queensryche) rispettivamente su Sea Of Souls e What You Choose to Call Hell (I Call Home) e Randy Cooper (Texas Hippie Coalition) in Ride Me. Alla co-produzione, poi nientepopodimeno che il Signor Metal Church in persona, ovvero sua maestà Kurdt Vanderhoof.
Le premesse per fare bene, quindi, sembrano esserci davvero tutte e il songwriting, a partire dalla feroce Far – ottima per certe aperture melodiche – è lì a dimostrarlo, d’altronde un killerwatt come Rick Van Zandt non lo si scopre certo oggi. Se il buon Ronny a di sotto di certi livelli di intensità se la cava egregiamente, altrettanto non si può asserire quando il gioco di fa duro, per davvero. What You Choose to Call Hell (I Call Home), infatti, lo vede in palese affanno anche se va rimarcata una pronta ripresa in Deafening Hypocrisy, mazzata degna del marchio Metal Church. Finché il singer non deve alzare più di tanto la tonalità resta assolutamente proponibile, come ben manifestato nelle parti medie della cupa e profonda Rebuild the Ruins, così come nella cadenzata Demon Opera. La semi ballad Across The Sea Of Souls presenta Ronny Munroe a proprio pieno agio, quantomeno finché i suoi pard non osano più di tanto, riuscendo a scomodare – a tratti – addirittura un mostro sacro come Geoff Tate dei Queensryche sia per intensità emotiva che per feeling profuso. Altrettanto grande risulta essere la Sua prova all’interno della melodica e “tastierata” Desperate Man, tratta da Internal Quest, song ben costruita che stupisce per l’interessante crescendo magnetico, sulla falsariga di quanto fatto anni prima dalla Chiesa Metallica più famosa del pianeta.
Trittico molto ben riuscito e per certi versi sorprendente a fine disco: dopo la massiccia e marcatamente blueseggiante Ivory Towers trova spazio Evil Genius, ovvero il tributo della Ronny Munroe Band all’archetipo dell’HM song targata Ronnie James Dio e si chiude con Ride Me: melodica, dall’impianto vecchio stampo, molto bella e dal gusto marcatamente americano a la Motley Crue del periodo maggior scazzo. Calano le tenebre, invece, con il pezzo numero dodici, ovvero una improponibile versione spompata di un classico come Man On The Silver Mountain, dei Rainbow, che di sicuro non passerà alla storia, per usare un eufemismo.
Paradossalmente, il problema di Ronny Munroe è proprio Ronny Munroe: efficace finché non si deve dare fondo all’acceleratore, poi quando i giri salgono molto meno… The Fire Within, quindi, risulta essere un’occasione buttata alle ortiche proprio perché album onesto costruito su riff mediamente penetranti ma privato di quel quid in più che avrebbe potuto proiettarlo un tutt’altra dimensione.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Discutine sul topic relativo
Tracklist:
01. Far
02. What You Choose to Call Hell (I Call Home)
03. Deafening Hypocrisy
04. Rebuild the Ruins
05. Delirium
06. Demon Opera
07. Across The Sea of Souls
08. Desperate Man
09. Ivory Towers
10. Evil Genius
11. Ride Me
12. Man on the Silver Mountain (Rainbow cover)
Line-up:
Ronny Munroe: Vocals
Rick Van Zandt: Guitars
Michael Wilton: Guitars
Randy Cooper: Guitars
Izzy Rehaume: Bass
Johnny Ringo: Drums