Recensione: The Isle of Hydra

Di Beppe Diana - 9 Gennaio 2002 - 0:00
The Isle of Hydra
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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80

Come back in grande stile per gli americani Twisted Tower Dire, giovane quintetto della Virginia assorto al ruolo di cult band dopo la pubblicazione di due incredibili demo rilasciati negli anni intercorsi fra il 1995/1997.

Con “The isle of Hydra”, i nostri varcano la soglia del secondo platter due anni dopo l’ottimo “The curse of Twisted Tower Dire”, album che in paesi come la vicina Germania, ha raccolto numerosi proseliti facendo aumentare in modo spasmodico la fama che la band si è riuscita a costruitre fra le gelide lande teutoniche. Dopo aver rilasciato tre ottimi prodotti discografici, questa è la prima volta che i nostri si ripresentano con la stessa formazione, oramai stabile e rodata. L’affiatamento che si è venuto a creare all’interno della band, ha fatto dei TTD una vera e propria macchina da guerra, non per niente la stampa tedesca li ha definiti come l’unica band americana capace di ricreare il vero spirito dell’heavy metal degli anni ottanta. E ascoltando attentamente fra i solchi di quest’album, si sente che i nostri hanno fatto tesoro dei dettami trasmessi dalle vecchie leve deliziando i nostri sensi uditivi con nove track di robusto e corpulento classic metal come nella migliore tradizione americana.

La produzione molto più convincente e pulita rispetto ad un recente passato, riesce in qualche modo ad innalzare in modo esponenziale il potenziale in possesso dai nostri, che dimostrano di essere in grado di scrivere dei brani che, nonostante a volte perdino quella componente melodico/evocativa dell’album di debutto, riescono ad essere molto più convincenti sotto ogni punto di vista. Insomma “The Isle of Hydra” potrebbe rappresentare il biglietto per un viaggio sonoro all’interno del glorioso movimento dell’US metal e del mondo di bands come Warlord, Omen e Fifth Angel, e brani come la cavalcata “When the daylight fades” o la stupenda “Ride the night“, ne sono la più lampante testimonianza. L’unico dubbio che mi rimane dopo l’ascolto di cotanta bellezza è uno solo ovvero chissà se qualcuno dalle nostre parti si accorgerà mai di questa band?!

Non mi resta che rimandarvi all’intervista rilasciataci dal loro chitarrista Scott, e se anche quella non riesce a convincervi, beh avrete perso l’occasione della vostra vita!

Tracklist:

1. Battle Cry
2. The isle of Hydra
3. When the daylight fades
4. The Dagger´s Blade
5. Ride the night
6. The longing
7. Sign of the Storm
8. Final Stand
9. Dying Breath

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