Recensione: The Living Dead
Esiste una pletora di personaggi che per vendere qualche copia in più dei propri lavori si smercia come “the original vocalist of…”: mi vengono in mente Dave Evans degli Ac/Dc, Charlie Dominici dei Dream Theater e, appunto, Paul Di’Anno degli Iron Maiden. Esiste anche però una pletora di metallari che considera i primi due album della Vergine di Ferro come il massimo della loro carriera e il buon Paul come il “vero e unico cantante” degli Iron Maiden, alla faccia di Bruce Dickinson. Certo è che Di’Anno viene ricordato come un autentico animale da palcoscenico, a volte goffo ma mai studiato nei suoi atteggiamenti, patrimonio del suo passato come punk rocker, peculiarità che da sempre viene riconosciuta e ricercata dai puristi dell’HM.
The Living Dead, uscito in forma diversa nel 2000 con il monicker Nomad, è la sua ultima fatica che, devo essere sincero, temevo mi deludesse come tante altre sue uscite soliste post Iron Maiden tipo Gogmagog, Battlezone e Killers. Invece no, stavolta il vecchio Paul colpisce nel segno – ed era ora! – con un album dallo stile personale e al passo con i tempi, contenente un brano come la title track veramente sopraffino e sorprendentemente dolce per un personaggio “difficile” come lui: probabilmente il pezzo più bello composto dalla fuoriuscita degli Iron Maiden.
Veniamo ai pezzi: in Brothers of the Tomb il singer richiama lo stile di Rob Halford versione falsetto, con il fantasma di King Diamond dietro il microfono. Mad Man in the Attic è un brano praticamente thrash stile Over Kill; il Di’Anno più aggressivo lo si ritrova in S.a.t.a.n. e in War Machine, Cold World è un brano alla Saxon perlomeno per quanto riguarda il riffing tagliente mentre in Nomad aleggia il fantasma dei Maiden/Queensryche nella parte iniziale. Inaspettatamente il disco si chiude con la cover di Symphony of Destruction dei Megadeth, interessante ma non memorabile, che fa sempre comunque piacere sentire.
Come bonus track, per la gioia dei die hard fan degli Iron Maiden, troviamo Wrathchild e Phantom of the Opera in versione live: apprezzabili e nulla più. Il package contiene anche un Dvd con il video del brano più bello del disco, ovvero The Living Dead, e un’intervista a Paul Di’Anno relativamente ai suoi trascorsi negli Iron Maiden, rigorosamente solo in inglese e, purtroppo senza nemmeno i sottotitoli.
Con questo album l’ex Maiden finalmente ritorna a far parlare di sé in maniera positiva, mitigando in parte le cocenti delusioni che spesso riserva ai fan che vanno vederlo dal vivo ultimamente. Dopo questo album diamo il bentornato a Paul Di’Anno fra il metallo che conta, di cuore!
Stefano “Steven Rich” Ricetti