Recensione: The Mad King

Di Stefano Usardi - 20 Marzo 2021 - 9:00
The Mad King
Band: Warrior Path
Etichetta: Symmetric Records
Genere: Heavy  Power 
Anno: 2021
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Mi sono avvicinato a questo “The Mad King”, secondo album dei greci Warrior Path, senza sapere alcunché del gruppo, ma attirato in un modo quasi perverso dalla sua kitschissima copertina. Immaginate dunque la mia sorpresa quando, durante l’ascolto, ho riconosciuto con immenso piacere la voce di quel fenomeno di Daniel Heiman, a mio avviso una delle migliori voci power/heavy in circolazione e capace, con la sua sola presenza, di incatenare la mia attenzione.
Come già scritto poc’anzi, gli Warrior Path arrivano dalla Grecia: una terra dall’antica gloria che ha sempre vissuto un rapporto quasi simbiotico con epicità e fomento battagliero, e mi fa molto piacere notare come i nostri baldi ateniesi continuino questa tradizione, infondendo il loro amore per questi elementi in ogni traccia di “The Mad King”. Ma veniamo alla musica: la materia prima del quartetto è costituita da un roccioso power metal, imbastardito da pesanti iniezioni di heavy più tradizionale e caricato infine di melodie gloriose ed impattanti, di presa facilissima, per concedere alla voce dorata di Heiman di fare il suo (splendido) lavoro trascinando tutti dietro di sé. Il risultato è un album solido e accattivante, marchiato a fuoco dai numerosi mid tempo di cui è costellato e fortemente legato alla tradizione per fomentare i defender più oltranzisti, se vogliamo un po’ troppo ruffiano nel suo essere smaccatamente ligio a una serie di stilemi e soluzioni ultra abusate, ma anche meravigliosamente coinvolgente. Prima di andare avanti lasciatemi ribadire un punto: gli Warrior Path non hanno nessuna intenzione di riscrivere le leggi del metallo sperimentando soluzioni all’avanguardia; il loro mestiere lo fanno in modo diligente e senza sgarrare di un millimetro dai clichés che questo tipo di metal prevede. Ciò detto, i miei nuovi quattro amici non dimenticano che la musica è anche intrattenimento, e pertanto compongono dieci tracce immediate e prevedibili ma tutt’altro che noiose, mescolando muscoli e cuore a una sezione ritmica precisa e potente, riff pieni e cafoni, qualche inserto acustico e melodie ultra–accattivanti (non sempre esenti dal fastidioso odore di strappaconsensi a tutti i costi, ma tant’é). Il tutto bene incartato in una produzione pulita e senza troppi frizzi e lazzi.

Si parte con l’arpeggio di “It Has Begun” strumentale abbastanza distante dalle solite intro insopportabili che si carica di enfasi marziale col procedere del minutaggio, ricordandomi, con i dovuti distinguo, una sorta di versione achea dell’eterna “Ides of March”. La traccia spiana la strada alla title track, anch’essa aperta da un arpeggio arrogante che si colora di melodie medievali, per cedere il passo a ritmi corposi intervallati da sporadici passaggi acustici più raccolti e un ritornello in cui si iniziano a testare gli argini dell’enfasi melodica. Con “His Wrath Will Fall” si seguono più o meno le stesse coordinate: sebbene il pezzo si apra in modo più cupo e solenne, in poco tempo i classici riff si appropriano della scena. La traccia si distende su ritmi agili dispensando melodie vagamente meno declamatorie, puntando comunque su una certa arrogante solennità. “Beast of Hate” torna a toni gloriosi e sopra le righe, che si fanno più minacciosi nel ritornello per poi tornare a una certa grandeur durante l’assolo. Una melodia più compassata apre “Don’t Fear the Unknown”, dall’incedere iniziale medievaleggiante che si carica, poi, di possanza heavy. Anche qui melodie ben oltre i confini dell’abusato vengono mescolate per creare un pezzo accattivante e arcigno, la cui portanza live viene stemperata da sporadici inserimenti acustici e una bella sezione strumentale. “Savage Tribe” è una traccia dai diversi profumi che, però, mi ha lasciato un po’ perplesso: complici, forse, alcuni passaggi che mi sono sembrati incerti, come se il gruppo non sapesse che direzione prendere. Un’intro narrata dal velatissimo retrogusto manowariano apre la successiva “Avenger”, che si sviluppa come una marcia dall’incedere solenne ed enfatico. Il solo centrale apre ad una breve sezione più compassata prima della carica strumentale finale, in cui gli argini del trionfalismo si rompono definitivamente. In un primo momento l’apertura melodica di “Out From the Shadows” mi aveva fatto pensare all’arrivo della ballatona, e invece no: i nostri procedono con un mid tempo scandito ed arcigno, screziato di melodie più distese nella sua seconda parte, che si colora di una certa aura crepuscolare prima dell’ultimo colpo di coda. “Neverending Fight” si gioca la carta della cavalcata tutta cuore, fratellanza e perseguimento dei propri sogni, ma forse calca un po’ troppo la mano col patetismo musicale, mentre con la conclusiva “Last Tale” i nostri si giocano gli ultimi botti. La traccia parte lenta, per poi distendersi su tempi quadrati e solenni ma non privi di una certa ariosità, dispensando enfasi a profusione per il resto del suo minutaggio e chiudendo questo “The Mad King” con un’ultima fiammata eroica.

Tirando le somme, questo “The Mad King” mi è piaciuto parecchio: è un lavoro onesto e coinvolgente, suonato molto bene, assolutamente prevedibile e derivativo ma non per questo meno appagante, splendidamente ortodosso e col valore aggiunto di un cantante che mi andrebbe bene anche se utilizzasse come lyrics la lista della spesa o le istruzioni per montare un tavolino dell’Ikea. Naturalmente stiamo parlando di un prodotto pensato quasi esclusivamente per defender, ma sono abbastanza sicuro che anche fuori dal territorio di caccia di powermaniaci e fantasymetallari “The Mad King” possa giocarsi le sue carte senza sfigurare.
Ben fatto, signori.

Ultimi album di Warrior Path

Band: Warrior Path
Genere: Heavy  Power 
Anno: 2021
80