Recensione: The Outcome Of Anxiety

Di Daniele D'Adamo - 10 Gennaio 2012 - 0:00
The Outcome Of Anxiety
Band: Nailed Coil
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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73

Per chi dovesse pensare, ancora, che il metalcore sia un genere da femminucce, dalla Finlandia arrivano i Nailed Coil per far cambiare quest’idea a 180°. A onor del vero non si tratta di una vera e propria novità, però: dieci anni di carriera alle spalle, tre EP, due demo, un DVD e due full-length la dicono lunga sulla qualità di questa band scandinava. In particolare, il secondo degli album di lunga durata è quello in esame: “The Outcome Of Anxiety”, registrato e prodotto assieme al chitarrista Seppo Nummela, missato da Pekka Laine e confezionato graficamente da Hannu Nieminen.  

I Nailed Coil, come accennato, pestano duro. Non ai livelli raggiunti dagli As I Lay Dying, veri campioni in materia, ma comunque quanto basta per fare male, metaforicamente parlando. Un dolore che, se accompagnato al piacere della melodia, forma quell’agrodolce stilistico il quale, più di altre, è la caratteristica meglio riconoscibile del metalcore. Nonostante le armonie di “The Outcome Of Anxiety” siano a volte accattivanti, bisogna togliersi dalla testa l’idea che i Nailed Coil facciano parte della corrente stilistica che del metalcore-patina fa la propria bandiera. Il suono delle chitarre ma, soprattutto, la voce di Aki Salmenoja, sono dannatamente scabre, asciutte. Tale aridità nell’affrontare lo spartito musicale, di nuovo, si sposa piuttosto bene con la caratteristica opposta, la melodiosità, cui sono capaci sia gli axeman in sede di soli, sia il cantante quando interpreta i ritornelli in modo pulito.

Non solo, a irrobustire ulteriormente il sound ci pensano, anche, veementi inserti in growl che, nel complesso, aiutano le linee vocali ad abbracciare tutto l’orizzonte canoro del metal estremo. Un pregio, questo, che rende vario e piacevole l’ascolto di tutto il platter. La monotonia di certe interpretazioni al microfono è il limite principale di parecchi progetti death metal ma anche *-core. Questo fatto non avviene nel caso dei Nostri, anzi attenti a mischiare con abilità le carte sì da non dare adito alla noia di farsi strada fra le canzoni di “The Outcome Of Anxiety”. In ossequio all’attitudine stradaiola dei finnici, nel loro sound si rinviene, con facilità, uno spiccato amore per l’hardcore. Fatto, questo, teoricamente scontato per chi pratica il metalcore, ma non sempre tenuto in debita considerazione da chi poi imbraccia gli strumenti. Gli elementi di tale attributo sono due: i riff di chitarra secchi, sincopati e ripetuti, e il suono dello strumento medesimo, puntato verso frequenze più basse rispetto a quelle usuali, quindi simili a quelle del groove metal.   

Non si può, inoltre, sorvolare sulla professionalità con la quale “The Outcome Of Anxiety” è stato realizzato; professionalità che fa il paio con l’esperienza dei singoli musicisti. Insieme a tali, indubbie virtù, appare un po’ sottotono il songwriting, incapace di regalare spunti davvero oltre le righe. La sensazione è che i brani siano stati un po’ troppo pensati, cioè costruiti lasciando poco spazio alla libera circolazione dell’inventiva. Qualche buona canzone c’è, come la drammatica “Echoes Of The Fallen”, la rocciosa “Freedom Is Security”, l’hard rock-eggiante “A World Without Reality”; con quest’ultima che si rivela un sorprendente must per l’indovinata mescolanza fra la potenza del terzo millennio e la melodia dei primi anni ottanta. A parte questi episodi, seppur – come sopra accennato – il tedio stia a debita distanza, il resto non travolge l’ascoltatore come, forse, avrebbe dovuto se il livello compositivo fosse stato costante. Un esempio pratico: “Abduction Compulsory, pezzo in sé più che sufficiente, con le sue forti dissonanze e la sua voce filtrata sembra leggermente slegato dal contesto generale, più accostato all’armonia tradizionale.    

“The Outcome Of Anxiety” è l’ennesima prova senza infamia né lode, prodotta dall’ennesimo ensemble bravo tecnicamente ma ordinario artisticamente. Uno di quei lavori, in sostanza, di cui non si sa mai se consigliarne l’acquisto o l’oblio.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Bloodstains 4:54
2. Echoes Of The Fallen 4:15
3. Synergy Of Decay 4:05
4. Freedom Is Security 5:18
5. Through Acceptance 4:22
6. Behind The Faces 4:16
7. A World Without Reality 4:29
8. The Tryout Of The Obvious 3:22
9. Abduction Compulsory 6:14
10. Scream For Sanity 5:18

Durata 46 min.

Formazione:
Aki Salmenoja – Voce
Juissi Kosonen – Chitarra e voce
Henkka Grönberg – Chitarra
Aaro Koponen – Basso
Eero Wuokko – Batteria

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