Recensione: The Parallax 2: Future sequence

Di Damiano Fiamin - 8 Ottobre 2012 - 0:00
The Parallax 2: Future sequence
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Anno: 2012
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79

A distanza di un anno dalla loro ultima pubblicazione, tornano i Between The Buried And Me. Era il 2011, infatti, quando la band statunitense dava alle stampe The Parallax: Hypersleep Dialogues, un EP nato con la dichiarata intenzione di fungere da apripista al disco che ci apprestiamo ad ascoltare. In quella mezzora di introduzione musicale, Rogers e soci si erano presi il preciso compito di introdurre i personaggi e i concetti che avrebbero poi preso vita all’interno di questo CD.
I due protagonisti, Prospect I e II, sono individui che, nonostante le distanze siderali che li separano, sono collegati tra loro in qualche modo. I due non sono coscienti di tale legame, ma non potranno fare nulla per evitare questa connessione e le sue conseguenze. Immergendoci nella musica del quintetto di Greensboro, abbiamo modo di partecipare ai loro viaggi, fisici e interiori, e di avventurarci con loro alla ricerca di risposte che non starò qui ad anticiparvi.

Nonostante gli ottimi giudizi di critica, i precedenti capitoli della discografia dei BTBAM hanno impiegato un po’ per farsi notare dal pubblico nostrano: la proposta musicale del gruppo, infatti, non è esattamente di facile approccio, né permette una fruizione agevole da parte dell’ascoltatore. Complesso è anche tentare di apporre un’etichetta per cercare di inquadrare la band all’interno di un genere ben preciso: death metal tecnico? Progressive? Jazz-core? Personalmente, preferisco evitare tali diatribe inconcludenti; i cinque suonano qualcosa che è difficile collocare senza utilizzare ridicole sequele di aggettivi. Senza contare che, vista la varietà dei pezzi, ci vorrebbe almeno un attributo per ogni singola traccia che compone il CD!
Finora, i BTBAM ci hanno abituato ad una serie di dischi di altissimo livello. Le aspettative per questo concept album, pertanto, erano altissime. Questi ragazzi saranno stati in grado di soddisfare ancora una volta i nostri palati raffinati o, inevitabilmente, hanno commesso il primo passo falso? Inutile indugiare, alziamo il volume, premiamo play e iniziamo il nostro viaggio negli abissi dello spazio.

Fluttuiamo lentamente, note eteree cominciano a riempire la stanza, voci armoniose e ariose si accompagnano a lenti arpeggi e suoni ovattati. Un’introduzione così morbida non deve certo trarci in inganno. Bastano due minuti perché qualunque schema salti irrimediabilmente e la band abbandoni qualunque convenzione musicale. Sembra proprio che il quintetto non sia in grado di mantenere lo stesso tempo per più di un minuto e sia fisicamente inabile a dare uno stile omogeneo alle proprie creature sonore. Come già detto, i frutti delle fatiche di questo gruppo rifuggono da ogni classificazione, i membri si lanciano in avventurosi arrembaggi armonici, coltivando fraseggi jazz su un robusto letto di chitarre distorte, affiancando grida e lamenti abissali a parti vocali pulite e intimiste. Una sezione ritmica invasata alterna cavalcate furiose ad armoniche meditazioni, le contaminazioni si intersecano, si affastellano e si rincorrono con una frequenza disarmante. Di sicuro, i BTBAM non hanno paura di osare; c’è n’è per tutti i gusti, si spazia dalla fusion al surf, si salta dal death metal al prog in un gioco pericolosissimo. Il rischio di esagerare e di dare vita ad un mostro sonoro è dietro l’angolo. Invece, la band riesce a non farsi triturare dal Moloch dell’eclettismo sfrenato e trova sempre la giusta misura, evitando di mettere troppa carne al fuoco e riuscendo, nel contempo, a realizzare un affresco variopinto e convincente.

Abbiamo dunque messo le mani sull’ennesimo gioiello? Il nuovo CD dei cinque di Greensboro riesce a porsi degnamente accanto ai suoi illustri predecessori? Ebbene si, anche se con qualche riserva. The parallax 2 è un disco complesso nel senso migliore del termine; non bastano certamente un paio di ascolti distratti per riuscire ad intaccarne l’essenza. Rassegnatevi, se volete apprezzare questo concept, è necessario dedicargli tempo, permettendovi di assaporarne le sfumature e le innumerevoli sfaccettature. Peccato che, e perdonatemi il cosciente ossimoro, il gruppo dia luce ad un’innovazione un po’ prevedibile. Pur creando un universo sonoro composito e incredibilmente variopinto, il disco non riesce a stupire quanto i precedenti. Suonato in maniera impeccabile, ben realizzato, curatissimo ma privo di quella scintilla che aveva reso straordinari i passati CD. I cinque musicisti si danno da fare e osano, ma si ha l’impressione che, in alcuni casi, abbiano preferito tentare soluzioni già collaudate nei precedenti capitoli della loro discografia piuttosto che idearne di nuove.
Un altro piccolo appunto che mi pare giusto sottolineare riguarda i testi che, a volte, appaiono forzati e non riescono ad integrarsi perfettamente con la musica, creando delle immagini deboli. Un peccato, soprattutto considerando che stiamo parlando di una storia che si evolve nel corso di due dischi consecutivi e che sarebbe stato bello venisse sfruttata in maniera migliore.

Nonostante queste mancanze, l’album  rimane un ottimo prodotto e un acquisto imprescindibile per tutti coloro che hanno apprezzato i precedenti capitoli della discografia dei BTBAM. Amanti della musica potente e cervellotica, fatevi sotto, troverete pane per i vostri denti! Non sarà un capolavoro, ma è di sicuro uno dei CD migliori dell’anno.

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Tracce:

    1.Goodbye to Everything
    2.Astral Body
    3.Lay Your Ghosts to Rest
    4.Autumn
    5.Extremophile Elite
    6.Parallax
    7.The Black Box
    8.Telos
    9.Bloom
    10.Melting City
    11.Silent Flight Parliament
    12.Goodbye to Everything Reprise

Formazione:
-Dan Briggs: Basso
-Blake Richardson: Batteria
-Tommy Rogers: Voce, Tastiera
-Paul Waggoner: Chitarra
-Dustie Waring: Chitarra

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