Recensione: the puritan

Di Gianluca Fontanesi - 25 Maggio 2015 - 21:06
The Puritan
Band: Nightrage
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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62

Una creatura onesta quella del buon Marios Iliopoulos, aggettivo più calzante probabilmente non esiste. I Nightrage hanno sempre prodotto dischi e suonato senza la pretesa di riscrivere il mondo né di farne la storia, dando comunque alla stampe ottime composizioni e alcuni sprazzi di metallo davvero memorabili. Iniziamo la recensione da ciò che potrebbe essere un grande pregio o un grande difetto a seconda del singolo ascoltatore: parliamo di integrità e attitudine. The Puritan è il sesto album della band che, per la sesta volta appunto, propone lo stesso genere con le stesse coordinate e tutti i luoghi comuni che ovviamente seguono a ruota. Parliamo quindi di un melodic death di matrice svedese che è già stato suonato, proposto, ascoltato e riascoltato ormai in tutte le maniere possibili e immaginabili. C’è si un motivo se una cosa la si fa da 20 anni; dopo un po’ però l’attenzione inizia giustamente a spostarsi e a cercare nuovi stimoli.

Detto questo, il disco non ha davvero niente che non va, anzi, è prodotto in maniera pressoché perfetta; un losco figuro di nome Daniel Bergstrand non è di certo l’unico arrivato e si sente. La band sfoggia una prestazione di un buon tasso tecnico e l’innesto del nuovo cantante, Ronnie Nyman, ha inevitabilmente portato fresco entusiasmo e ritornelli accattivanti e di facile presa nonostante la sua timbrica praticamente identica a quella del predecessore. Si cambia per un momento alla traccia numero tre, nella quale spunta l’inconfondibile Lawrence Mackrory con l’unico, inevitabile effetto di far roteare lo sguardo verso la pila dei cd alla “D” di Darkane e a quell’immenso capolavoro di nome Rusted Angel.  E’ presente anche Gus G, in When Gold Turns To Rust, pezzo scritto a quattro mani con Marius che risulta abbastanza incolore e insipido come quella Lone Lake che vorrebbe strumentalmente imitare certi dischi che ai tempi d’oro sfoggiavano perle col nome di Dialogue With The Stars e via dicendo.

Non vi sono picchi particolari in The Puritan, non vi è una A Grim Struggle per intenderci, come non vi sono composizioni che possano definirsi memorabili o particolarmente longeve.

L’ultimo nato in casa Nightrage si può quindi definire un prodotto ortodosso, destinato ai soli amanti del genere e, quasi sicuramente, a un facile dimenticatoio. Non è però il caso di parlarne in termini di insufficienza; produzione ottima, buona tecnica, un’attitudine inossidabile e tanto cuore sono comunque in grado di portare a casa il minimo sindacale.

Se vivete quindi per il genere non lasciatevi scappare The Puritan, potrebbe darvi qualche breve soddisfazione anche nonostante il suo essere fortemente derivativo; se invece siete allergici ai tempi in 2/4, alle voci in scream e alle chitarre tipice del death melodico svedese, questo disco potrebbe seriamente avvelenarvi.

 

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