Recensione: The Rumble

Di Francesco Sgrò - 22 Giugno 2021 - 0:02
The Rumble
Band: Kent Hilli
Etichetta: Frontiers Music
Genere: AOR 
Anno: 2021
Nazione:
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80

La passione per il Rock, si sa, non muore mai e mantiene giovani. Dopo i primi due ottimi album realizzati con i Perfect Plan, il talentuoso vocalist scandinavo Kent Hilli decide di mettersi in gioco in prima persona e pubblica, sempre sotto l’egida della sapiente Frontiers Music, questo notevole “The Rumble”.
Composto con il prezioso aiuto di Tina Hilli e del tentacolare Alessandro Del Vecchio, questo esordio è stato suonato interamente ed esclusivamente dallo stesso Hilli insieme al bravissimo polistrumentista Michael Palace.

Uno staff dunque assai essenziale per un prodotto finale di assoluto valore, come del resto dimostrano fin da subito le maestose note di “The Rumble (Never Say Die)”. L’amore del cantante per la migliore tradizione AOR, forgiata negli anni ’80 da icone storiche come Europe, Foreigner e Survivor, si riflette del tutto in un brano assai fiero e di grande effetto nelle possenti melodie proposte.
La successiva “Cold” accentua la componente melodica del songwriting del gruppo, confezionando ad arte un refrain tanto ruffiano quanto certamente vincente.

La carica adrenalinica sprigionata dalla tracce precedenti, cede ora il passo alle belle atmosfere romantiche di “All For Love”, per poi tornare a fendere l’aria con decisione nelle note della frizzante “I Can’t Wait”. In entrambi i brani l’immortale spirito di Jimi Jamison (vocalist dei Survivor, purtroppo scomparso nel 2014), veglia costantemente sulla musica del combo svedese.
La successiva “Don’t Say It’s Forever” di nuovo non tradisce la fede del miglior Rock patinato, presentando uno schema melodico si prevedibile ma anche indubbiamente coerente ed efficace.
Squisiti tocchi di Southern Rock caratterizzano poi la spensierata “Miss Up To No Good”, mentre la seguente “Heaven Can Wait” torna con successo a rispolverare l’anima più romantica (e malinconica) del bravo singer.

Costantemente vicino allo stile del già citato Jamison e del grande Joe Lynn Turner, con “Does It Feel Like Love”, Hilli propone un altro affresco di potente AOR, prima di cedere nuovamente al fascino del romanticismo con la seducente “Love Can Last Forever”.
La seguente “Never Be Mine” (che tanto sa di Europe del periodo “Out Of This World”/”Le Baron Boys”),accompagna l’ascoltatore al cospetto dell’ennesima ed eccellente ballad, che, questa volta, risponde al titolo di “Still In Love”.

Quest’ultimo prezioso tassello, conclude con dolcezza un mosaico Hard Rock ben realizzato ed appagante dal principio alla fine.
Forse, uno dei migliori dell’anno sin qui…

 

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