Recensione: The Seventh One

Di Luca Corsi - 27 Marzo 2010 - 0:00
The Seventh One
Band: Toto
Etichetta:
Genere:
Anno: 1988
Nazione:
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100

Nel corso dei secoli, la razza umana è sempre stata incuriosita dalla possibilità di trovare tracce di un’ipotetica vita intelligente nello spazio. Si sono così sprecate le teorie più disparate, dalle più assurde, alle più sensate e ponderate, le quali in entrambi i casi, però, non sono mai state supportate da prove inconfutabili e schiaccianti, rimanendo quindi nella sfera, poco pratica e credibile – solo entro certi limiti – delle idee.
 
Vi fu (e vi è tuttora) chi vedeva nelle piramidi costruite in Egitto, o nei misteriosi cerchi nel grano, il più chiaro segno non solo dell’esistenza di un’ulteriore vita extraterrestre, ma addirittura della loro visita al nostro pianeta avvenuta in tempi remoti, e dell’incredibile insegnamento offerto agli umani nell’esercizio di particolari attività, in precedenza sconosciute ed inimmaginabili dalla nostra mente, limitata se paragonata alla loro.
Immaginiamo, per assurdo, che le teorie relative a fantascientifiche visite aliene sulla Terra, effettuate già milioni di anni fa, si fossero realmente verificate. Seguendo il ragionamento, potrebbe essere possibile che esistano tra di noi dei discendenti di quei “visitatori dello spazio”. Ci potrebbe essere la possibilità – sempre e solo rimanendo sulla linea di queste teorie – che molti di loro si siano conformati tra le nostre genti, abituandosi ai nostri ritmi, al nostro cibo, e, perché no, anche alle nostre più sfrenate passioni.

Immedesimandosi in tutto e per tutto con gli esseri umani, dunque, sarebbero liberi anche loro di esprimere, nel modo che ritengono più appropriato, i sentimenti che covano dentro di loro, i loro istinti, le loro sensazioni.
Questo tipo di ragionamento, astratto e campato in aria quanto si voglia, è l’unico in grado di spiegare come in mezzo a noi possano essere individui – non necessariamente umani, quindi – in grado anche solo di pensare e comporre un’opera musicale di infinita bellezza ed energia come quella che emerge da “The Seventh One”. È così che a voler fornire un più corposo supporto al nostro ragionamento, si culmina nell’essere costretti a definire cinque umanoidi di Los Angeles – dai comuni mortali conosciuti nell’insieme con il nome di Toto – come delle menti geniali, provenienti da un’altra galassia a noi pienamente sconosciuta.
 
Solo dei profughi di un altro mondo – nello specifico Steve Lukather (chitarra), Mike Porcaro (basso), David Paich (tastiere), Jeff Porcaro (batteria) e Joseph Williams (voce) – possono essere riusciti a incantare platee sparse in ogni parte del globo con la loro perizia tecnica, sapientemente e armoniosamente unita ad un sopraffino sapore di melodia, riconoscibile anche dallo spazio più profondo.
Basta poco all’orecchio comune per incantarsi dinanzi a dimostrazioni di infinita grandezza come “Pamela”, la super-hit “Straight From The Heart”, “Only The Children” e “Home Of The Brave”, fusione infinita di rock duro e melodia senza confini. La capacità di amalgamare alla perfezione elementi appresi da varie zone del nostro pianeta emergono in maniera più evidente in quelle manifestazioni più inusuali come “You Got Me” – dove addirittura ci sono degli echi alla Michael Jackson e George Michael, ma per i nostri non è certo una novità – nell’africana “Mushanga”, nella perfetta sincronia soul/gospel/hard rock di “Stay Away”, e sulla bluesy “These Chains”. Il battito cardiaco diviene protagonista, invece – e lo diviene con invidiabile maestria – in esperienze sensuali come “Anna”, la più famosa “Stop Loving You”, e “A Thousand Years”.
 
Dopo avere esposto una teoria, e avere la certezza di possedere una prova lampante in grado di confermarla, ci si deve apprestare alla conclusione del nostro percorso. Se abitanti di altri pianeti hanno attraversato l’universo per approdare nel nostro mondo, e se costoro hanno saputo lasciare qualche segno del loro passaggio, “The Seventh One” è senza dubbio uno di questi. Di importanza storica simile ad altri “indizi” del passato, come “Escape” (Journey) e “Vital Signs” (Survivor), è questa la prova che tutti cercano da secoli, la dimostrazione che gli alieni esistono, e si fanno (ahinoi, facevano) chiamare Toto.
 
Musica dell’altro mondo.

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Tracklist:
 
01. Pamela
02. You Got Me
03. Anna
04. Stop Loving You
05. Mushanga
06. Stay Away
07. Straight From The Heart
08. Only The Children
09. A Thousand Years
10. These Chains
11. Home Of The Brave
 
Line Up:
 
Steve Lukather – Chitarra / Voce
David Paich – Tastiere / Voce
Jeff Porcaro – Batteria / Percussioni
Mike Porcaro – Basso
Joseph Williams – Voce
 
Additional Musicians:
 
Steve Porcaro – Sintetizzatori / Programming
Bill Payne – Tastiere
Tom Kelly, Jon Anderson, Patti Austin, Linda Ronstadt – Back. Voc.
Lenny Castro, Jim Keltner, Michael Fisher, Joe Porcaro – Percussioni
Andy Narell – Batteria
Jim Horn – Flauto / Sassofono
 

 

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