Recensione: The Shape Of Things To Come

Di - 26 Marzo 2012 - 0:00
The Shape Of Things To Come
Band: Clairvoyants
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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75

Questo scorcio di inizio 2012 in ambito HM classico regala sorprese inaspettate. Dopo Motorbiker degli Oliver Dawson Saxon, disco tutt’altro che scontato e in antitesi con quanto si potesse prevedere da un manipolo di vecchie volpi della Nwobhm,  è la volta dei nostrani Clairvoyants. Conosciuti ai più come valida cover band degli Iron Maiden i Nostri si confermano epigoni dei maestri londinesi con il debutto Word To The Wise del 2009, figlio di anni di militanza e chilometri sul groppone per suonare in ogni dove (o quasi).

Passano tre anni ed ecco il ritorno su full length con The Shape Of Things To Come, lavoro dalla copertina a opera di Eliran Kantor e dal libretto di sedici pagine professionali come da aspettative. Farsi il mazzo e crederci fino in fondo porta sempre a qualcosa di buono, tanto che nei dieci e più anni di vita il combo comasco si può fregiare di aver condiviso il palco con un campione del calibro di David DeFeis e di altri personaggi di spessore: Doro, Blaze Bayley e Dennis Stratton, solo per riportarne tre. Impossibile non citare, poi, la presentazione effettuata da Bruce Dickinson in persona riguardo Word To The Wise durante la trasmissione radio Friday Rock Show presso la BBC inglese.

Molti i concerti, dal Rockin Field Festival alle date nei pub di periferia, sempre con la voglia e la spinta di imporre un personalità crescente ma nello stesso tempo non rinnegando nulla del passato legato a doppio filo con la musica degli Iron Maiden. Inalterata anche la line-up, a confermare compattezza, unità di intenti e voglia di fare sacrifici insieme.

Ecco quindi che la Loro ultima fatica discografica ancora con Valery Records va a rappresentare un momento fondamentale all’interno del cammino musicale del gruppo, da sempre, volente o nolente,  indissolubilmente accostato da critica e fan alla band di Steve Harris.

Le sorprese non mancano sin dall’inizio: l’opener No Need To Surrender è 100% Hard Rock di stampo vitaminico, con in dote un hook azzeccato sorretto da chitarre che sanno anche essere cattive. Il raddoppio in chiave adulta è appena dietro l’angolo e si chiama I Don’t Believe Their Lie. Il passato dei Clairvoyants affiora in Endure And Survive per via delle metriche anni Ottanta sorrette da un coro catchy quanto basta.  

Il lentone di turno si intitola Just The Same Story, un plauso ai Chiaroveggenti per la sana dose di drammaticità che sanno instillare a un brano che poteva divenire l’ennesimo strappa mutande fine a se stesso della situazione. Buone le atmosfere della galoppante The Shape Of Things To Come, passa Prometheus e The Only Way Out Is Through paga pegno ai compatrioti White Skull ultimo corso seppur non raggiungendo il climax metallico dei vicentini. Sinner’s Tale costituisce uno dei brani che più resta del disco, per lo scriba: il singer Gabriele Bernasconi a pieno agio su tonalità non urlate dà il meglio del proprio repertorio, accompagnato da una chitarra acustica struggente in certi passaggi. L’esplosione delle asce à la Scorpions d’annata  consegna di diritto un pezzo inamovibile per le scalette future dei Nostri in sede live.

Finalmente un po’ di metallone con chitarre raddoppiate e la giusta attitudine HM in To Heaven And Back, altro pezzo da segnare sul taccuino in caso di ascolto mirato. E’ poi la volta di Here Today, Gone Tomorrow e il disco si chiude sugli otto minuti e rotti di Horizon Calling, un episodio elaborato, come del resto un po’ tutto il materiale di The Shape Of Things To Come, disco che in generale punta alla regolarità, evitando impennate e ripartenze.

Mi ripeto, come già scrissi per il predecessore: ai Clairvoyants manca l’immediatezza , quella ignorante che viene fuori dalla pancia, senza troppi fronzoli, urlando al cielo con il braccio borchiato verso l’alto, che, quantomeno in qualche occasione, sarebbe davvero gradita. Ciò non toglie che questo nuovo capitolo discografico, dalla produzione assolutamente all’altezza e dagli arrangiamenti curati, rappresenti un ulteriore passo in avanti per raggiungere la piena maturità artistica del combo lombardo, peraltro sempre meno assoggettata al verbo Iron Maiden.    

 


Stefano “Steven Rich” Ricetti

 


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Tracklist:
1. No need to surrender
2. I don’t believe their Lie
3. Endure and survive
4. Just the same story
5. The shape of things to come
6. Prometheus
7. The only Way out is through
8. Sinner’s Tale
9. To heaven and back
10. Here today, gone tomorrow
11. Horizon Calling

Line-up:
Gabriele Bernasconi – vocals
Luca Princiotta – guitar
Marco Demartini – guitar
Paolo Turcatti – bass
Manuel Pisano – drums

 

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