Recensione: The Shrine of Primal Fire

Di Stefano Santamaria - 4 Gennaio 2018 - 0:00
The Shrine of Primal Fire
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Anno: 2017
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80

Primo full-length per i nostrani A Pale December, progetto nato a Milano nel 2013 e con alle spalle una demo e due singoli. Nonostante l’esigua carriera discografica, il disco si dimostra estremamente maturo, con una buona dose di tecnica e un senso assai raffinato per le melodie e le ambientazioni. Momenti jazz baluginano in taluni lampi strumentali su un cielo ed uno sfondo di purissimo black metal. 

Intagli ambient ricoprono di luce lunare il freddo vento che soffia incessante da nord. Le influenze della scuola americana, con le sue dissonanze ed atmosfere, sono di primo acchito quelle che maggiormente risultano evidenti. Citiamo allora gli Agalloch, unitamente a crescendo e strutture che possono ricondurre anche alla Norvegia e al progressive

Sinfonie, poi profondi respiri epici regalano una serenità inaspettata in più punti dell’album, arpeggi di chitarre e cadenze che scaldano il cuore. Non possiamo che restare estasiati dalla capacità di portare via i nostri pensieri dal cupo gelo della nera fiamma, ad ambientazioni  che accolgono con un tepore davvero inatteso per il contesto. 

Non mancano riferimenti pagan folk nel disco, citazioni ai maestri Ulver del periodo più minimale, dai quali poi si innalzano epici lapilli  costruiti su accelerazioni graffianti.  Le strutture sono via via sempre più intricate, pezzi accarezzati da melodie accattivanti e suadenti, donna leggiadra che danza tra nebbia e che ne agita le forme con refolo disegnato dalle proprie movenze. “The Shrine of Primal Fire” è full-length ricco di particolarità ortografiche, figure retoriche che non lasciano spazio a dubbio alcuno sulla personalità e competenza degli A Pale December. Non lasciatevi spaventare dalle lunghezza dei brani, invitandovi all’ascolto con pazienza ed attenzione per cogliere tutti gli aspetti di un full-length tutt’altro che immediato e scontato. Complimenti allora a questa perla italica di musica estrema, capace di far sentire la propria voce senza timore alcuno verso il panorama internazionale. Avanti così ragazzi!

Stefano “Thiess” Santamaria

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