Recensione: The Shrine ov all Hallucination

Di Emanuele Calderone - 17 Agosto 2011 - 0:00
The Shrine ov all Hallucination
Band: Azrath-11
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Asmodevs Draco Dvx: voce, batteria, sintetizzatore, chitarra e chitarra acustica
Absu Telal Daghon: chitarre, cori
Dioskouroi Deimos Faol: basso, cori
Ossia gli Azrath-11. Con buone probabilità questo nome potrebbe non dire molto alla maggioranza dei lettori, ma credeteci questi ragazzi hanno tutte le carte in regola per poter arrivare lontano, molto lontano.
Nati nella primavera del 2007 da un’idea dell’ex Absentia Lunae Asmodevs Draco Dvx e del chitarrista Absu Telal Daghon, il combo arriva al traguardo del primo full-length nel 2011, a seguito del rilascio di “The Shrine Ov All Hallucinations”. Tale disco, come vedremo, mette subito in mostra una maturità compositiva e una padronanza tecnica che lasciano di stucco.

Chiariamoci, non siamo al cospetto di un lavoro geniale o chissà quanto originale: si evince infatti sin dalle prime battute un forte debito nei confronti dei maestri del brutal americano, quei Nile autori di capolavori immortali quali “Black Seeds of Vengeance” o “In Their Darkened Shrines”. A questa importante influenza, notiamo che si accosta una certa attitudine più tipicamente black metal, che contribuisce ad incattivire ulteriormente la proposta dei ragazzi. Proposta che, nonostante quanto appena detto, viene sempre elaborata in maniera discretamente personale.
Musicalmente tutto ciò si traduce in un riffing massiccio (ma mai cacofonico), piuttosto serrato e assai articolato, sostenuto da un drumming che ha dell’incredibile e che diventa spesso e volentieri padrone della scena; Asmodevs è autore di una prova magistrale, dimostrandosi capace di toccare le vette raggiunte da Kollias, batterista dei citati Nile.
Questo però non deve trarre in inganno, poiché tutti gli strumenti trovano la dimensione per esprimersi al meglio. Oltre alle già citate sei corde, anche il basso si ritaglia uno spazio adeguato, avendo un ruolo importante sia per le ritmiche che per il comparto melodico.
Niente male anche la prova vocale di Draco e i cori degli altri due musicisti: il primo si muove con grande disinvoltura sia nel growling, esasperato e cavernoso come è classico che sia in un disco brutal, sia nei passaggi più vicini allo scream. Absu e Deimos non sfigurano ai cori, sfoderando una prestazione di qualità più che discreta.

Analizzando con maggiore attenzione la tracklist, non si fatica molto ad identificare i momenti focali del disco. Il primo tra questi è rappresentato da “Ov Stormblades and Waracle” vera e propria bordata brutal, che non lascia un attimo di respiro. Riffing feroce, blast beat sparati a mille e voce che spazia continuamente fra growl e scream accompagnano l’ascoltatore in un viaggio senza ritorno di 6 minuti e 45 secondi.
Meravigliosa anche “The Omnipotent Paradigm” splendido esempio di come si possa suonare tecnici senza per questo perdere il feeling. Oltre al consueto -ottimo- lavoro di batteria e chitarra, stavolta anche il basso emerge prepotentemente, disegnando delle linee melodiche di gran pregio.
Ugualmente affascinante è “In Imperial Remembrance”, episodio in cui le riminiscenze black metal tornano in superficie con maggiore veemenza, riportando alla mente i primissimi Quo Vadis, combo canadese che ha fatto la storia del technical death metal.
Niente male anche i restanti brani, qualitativamente piuttosto omogenei, che si attestano su standard ben più che dignitosi, grazie anche a un songwriting mai banale, che evidenzia l’ottimo gusto in fase di arrangiamento del trio.

Assai professionale anche il packing, di alto livello e molto curato graficamente. L’artwork, anch’esso ad opera di Asmodevs. Lo stile ancora una volta richiama i Nile (in particolare quelli della raccolta intitolata “In the Beginning”).
Affascinanti tonalità tra il rosso, il nero e l’arancio fanno da sfondo al disegno di un tempio, al di sopra del quale giganteggia il nome dei Nostri.

Unico aspetto che, purtroppo, influisce negativamente sul risultato finale è la qualità di registrazione. I suoni appaiono spesso molto impastati, tendendo ad appiattire non poco il lavoro strumentale dei Nostri. I volumi, mal regolati, mettono troppo in risalto la voce, relegando invece un poco in secondo piano gli strumenti: a uscirne peggio, neanche a dirlo, è proprio il basso, a sprazzi presente e facilmente percepibile, ma talvolta davvero poco udibile.

Siamo dunque giunti alle conclusioni: gli Azrath-11 compongono un disco violento, sanguinolento e a tratti epico ed evocativo. “The Shrines of All Hallucinations” è un prodotto compatto e professionale, emozionante e ben riuscito, che non dovrebbe mancare nelle discoteche di qualsiasi brutallaro che si rispetti.
Il songwriting ottimo, la prestazione della band anche, mentre gli angoli da smussare sono pochi. Pretendere di più da un gruppo alla prima uscita sarebbe veramente da folli, proprio per questo siamo in dovere di promuove l’opera a pieni voti, sperando di avere nuovo materiale firmato dal combo il più presto possibile.

Emanuele Calderone


Discutine sul forum nel topic relativo


Tracklist:
01- Even the Gods Can Deny Our Solemnity
02- Ov Stormblades And Waracle
03- Imposing My Will
04- Anti
05- Under the Third Moon Oracle
06- The Omnipotent Paradigm
07- Where Memories Fade to Tragedies
08- In Imperial Remembrance
09- The Shrine ov All Hallucinations
10- Humanitas Detestabilis

Ultimi album di Azrath-11