Recensione: The Spectral Spheres Coronation

Di Mauro Gelsomini - 18 Settembre 2002 - 0:00
The Spectral Spheres Coronation
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Anno: 1998
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70

Durante la mia ricerca “matta e disperatissima” di tutti i lavori in cui abbia preso parte l’eclettico Jorn Lande, sono incappato in questo disco del 1998.
La band era attiva già dall’autunno del 1994 sotto il nome di Nattefall, ma il salto di qualità si ebbe solo nel 1997, con l’ingresso di Lande alla voce e Petter J. Thuve alla chitarra. Un contratto con la nostrana Avantgard Music permise alla band di registrare questo album, ma i diritti di pubblicazione furono presto acquisiti dalla Nuclear Blast.
Grazie all’aiuto della potente etichetta “The Spectral Spheres Coronation” fu nominato come miglior hard rock album nello show “Norwegian Music Award”. Il premio alla fine andò ai Covenant per l’album “Nexus Polaris”.
E’ difficile etichettare questo lavoro: verrebbe subito pensare a qualcosa di vicino ad power metal sinfonico dalle tinte guerresche, visto che per larghi tratti pare di ascoltare le orchestrazioni maestose e pomp care a Rhapsody, Virgin Steele e compagnia bella, farcito a tratti da timidi echi black, tanto per gradire.
A sconvolgere il processo di catalogazione ci pensa pero’ la voce di Jorn, cui viene affidato l’arduo compito di scrivere tutte le linee vocali delle canzoni. E il singer estrapola quanto di più evocativo possa esserci dalla lezione dei grandi classici, per applicarlo in maniera abbastanza personale sulle ritmiche imperniate sulla maestosità ed epicità disegnate da Lars Wiik (batteria e basso).
L’impatto è assicurato, dal momento che si parte a spron battuto con “Distant Conglomeration” e “The Life Of What You Seek”: oltre a delineare l’ambientazione sci-fi dell’album dicono tutto riguardo a sound e stile della band: velocità, energia, sinfonia e quel pizzico di pathos che non guasta mai. Non mancano anche riferimenti progressivi e neoclassici impiegati oltre che da molte black metal dalle inclinazioni più gotiche, anche da rockers più classici come Dio e Rainbow.
Il tutto viene condito in modo decisamente standard dal lavoro della tastiera di Bent E. Holm, che tesse rondò e ballate a non finire, quando non viene relegata al ruolo di atmosferico accompagnamento. Risulta noiosa e ripetitva proprio per questo la strumentale “Beyond The Earthly”, mentre e’ da sottolineare ancora una volta il lavoro vocale su “Starwars”.
La traccia più ispirata e riuscita è a mio avviso “Predominate”, in cui voce e strumenti riescono a creare un’amalgama davvero coinvolgente, mescolando malinconia ed energia per un concentrato di esplosiva evocatività.
Molto vicine ai SymphonyX di “The Divine Wings Of Tragedy” le linee melodiche di “The Unborn Breathes In Silence”, in cui però ritmiche e accompagnamenti si mantengono sul filone power sinfonico che caratterizza un po’ tutta questa produzione. Il discorso può proseguire sulle stesse orme con “If The Universe Trasformed”, più incalzante e powereccia (alla Rhapsody, per intenderci), con un Lande che, per non giocare la parte del Lione di turno (con tutto il rispetto), si avventura in soluzioni spesso accattivanti – è il caso del finale mozartiano della song -, a volte un po’ fuori luogo.
Degnissima l’esecuzione di “Stargazer”, highlight dei grandissimi Rainbow, in cui Lande non sfigura cimentandosi nel confronto con la Voce per antonomasia, al secolo Ronnie James Dio. Se a questo disco dovesse essere affiancata una cover, sia per stile che per contenuti, non poteva essere effettuata scelta migliore.
Per concludere, penso che si tratti di un album che piacerà agli amanti del power sinfonico e neoclassico: sebbene non si tratti di un lavoro che ha fatto sfaceli (e mai ne farà) rimane comunque un album senza grandi pretese, che forse non dovrebbe mancare nella bacheca di chi, come il sottoscritto, adora letteralmente l’estroso Jorn.

Tracklist:

   1.    Distant Conglomeratoin
   2.    The Life of What You Seek
   3.    Beyond the Earthy
   4.    Starwars
   5.    Predominate
   6.    Stargazer
   7.    The Unborn Breathes in Silence
   8.    If the Universe Transformed

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