Recensione: The Temple of Theil

Di Simone Scavo - 6 Giugno 2002 - 0:00
The Temple of Theil
Band: Heimdall
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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72

Line up:
Claudio Gallo: (Voce)
Fabio Calluori: (Chitarra)
Carmelo Claps: (Chitarra)
Sergio Duccilli: (Tastiera)
Giovanni Canu: (Basso)
Ottavio Amato: (Batteria)

A distanza di un solo anno dal precedente e fortunato debut Lord of the sky tornano sul mercato i nostrani Heimdall con un nuovo concept. Dopo aver narrato le epiche imprese del dio nordico Heimdall, signore del cielo e guardiano del ponte che collega il mondo dei mortali a quello degli dei, la band abbandona la mitologia nordica a favore di una storia fantasiosa scritta dal chitarrista e leader Fabio Calluori che non mancherà di stupirvi. Protagonisti sono Sidgar, il prescelto per sconfiggere il male, Doragor, un dio malvagio e Iselin, la donna amata da Sidgar.
Al di là dell’interessante concept, The Temple of Theil presentata diverse novità rispetto al passato. Per quanto riguarda la line up vi segnalo l’ingresso a titolo definitivo del tastierista Sergio Duccilli che ha portato un leggero cambiamento nella composizione delle canzoni; inoltre il precedente batterista e co-fondatore Nicolas Calluori, per motivi fisici è stato costretto a lasciare la band ed il suo posto è stato preso dal bravo Ottavio Amato che ben si comporta per tutta la durata del lavoro.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico gli Heimdall si sono avvalsi per la copertina della prestigiosa collaborazione di Eric Philippe che aveva già lavorato per Stratovarius e Rhapsody.
La produzione è un netto passo avanti rispetto al precedente lavoro: i suoni sono puliti e ben bilanciati ed il lavoro risulta compatto. Nel nuovo album inoltre gli Heimdall hanno abbandonato l’uso massiccio di roboanti cori a favore di un sapiente uso della tastiera che aggiunge maestosità ed epicità a molte delle nuove canzoni. Queste ultime sono state scritte da tutti i componenti della band, il che ha portato maggior varietà nel songwriting.
Ancora una volta ci troviamo comunque di fronte ad un bell’album di sano heavy/power metal epico, dove la musica fa da colonna sonora agli avvenimenti narrati. Dopo Prelude: the Messenger, consueto intro di sinfoniche tastiere, ad aspettarci ci sono la power epica Follow the Signs diretta ed immediata, Secrets of Time che richiama l’heavy metal anni 80 con improvvisi rallentamenti ed accelerazioni e The Oath un’altra power epic song che molto deve ai primi Helloween. Da notare che tutte le canzoni sono impreziosite e rese maestose dalle tastiere che ottimamente svolgono il loro compito e talvolta si cimentano in assoli.
Infatti al contrario del precedente lavoro, le canzoni sono nate per l’utilizzo di questo strumento che diviene importante nel sound degli Heimdall. Gli assoli si mantengono su coordinate di heavy classico e sono di buona fattura. Tecnicamente risultano molto migliorati.
L’atmosfera si quieta con la non esaltante Fall in Tears lento e triste episodio medioevaleggiante voce, chitarra, tastiera che però risulta un po’ penalizzante per il vocalist Caludio Gallo dotato di una non perfetta pronuncia e di una tecnica approssimativa. Il vocalist non manca certo di grinta ed interpretazione per tutto l’album, ma denota i limiti appena descritti.
Gli Heimdall sono pronti a stupirci con l’imponente e splendida title track uno degli episodi migliori dell’album dove potenza ed epicità si fondono perfettamente così come le ritmiche mai scontate ed imprevedibili; nota di merito va al lavoro di batteria. Da segnalare la presenza in questa canzone di Morby, singer dei connazionali Domine, che si trova più volte a duettare con Gallo fino a giungere a sovrapporre i cantati come i Savatage fecero nella splendida “Chance” (con le dovute proporzioni!).
La transitoria Symphony of the Twilight strumentale ed epica nel suo incedere ci conduce a Spirit of the Skyward, una nuova splendida power epic song veloce con un gran lavoro di batteria e chitarra a ricamare veloci riff classic metal, così come la seguente Scream of Revenge. Nuova pausa con Then night will fall una dolce ballad epica introdotta da un pianoforte che successivamente si fonde con il resto degli strumenti..
Ci avviciniamo alla fine con The song of Sidgar and Iselin dalla durata di ben più di 7 minuti e come sempre più spesso accade è un riassunto delle tematiche musicali trattate in tutto l’album: parti lente ben orchestrate con improvvise accelerazioni heavy epiche, complessivamente di buona qualità.
La strumentale Finale come dice il titolo è l’epilogo di questo nuovo platter degli Heimdall che in poco più un minuto sembrano far scorrere i titoli di coda di un film fantasy .. The End.
In definitiva un buon album ben prodotto e suonato che personalmente ho molto apprezzato, che può emozionare e difficilmente vi lascerà indifferenti. Se vi è piaciuto il precedente Lord of the Sky o se amate sonorità power/heavy metal classico con cori e rimandi epici e maestosi, rimarrete più che soddisfatti dal nuovo The Temple of Theil.
Se poi sarete in possesso della versione Giapponese, distribuita dalla Dreamchaser, potrete godere delle due interessanti bonus tracks: Breaking the Law, cover dei Judas Priest e la versione acustica di The Challenge tratta dal primo lavoro.

Track list:
1. Prelude: The Messenger
2. Follow the Signs
3. Secrets of Time
4. The Oath
5. Fall in Tears
6. The Temple of Theil
7. Symphony of Twilight
8. Spirits of Skyward
9. Scream of Revenge
10. Then Night Will Fall
11. The Song of Sidgar and Iselin
12. Finale

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