Recensione: The Velvet SuperSloths

Di Claudia Gaballo - 19 Aprile 2021 - 23:56
The Velvet SuperSloths
Etichetta:
Genere: Groove 
Anno: 16012021
Nazione:
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73

Ogni tanto è bello incontrare una band che non si prende troppo sul serio. In un mondo dove il carisma si misura in borchie e catene, i The Velvet SuperSloths scelgono il bradipo come spirito guida e presentano il loro sound come “un banchetto di maiale, gamberi e costine con una spruzzata di salsa di bradipo piccante”.

Ma non bisogna farsi ingannare dallo spirito goliardico di questi cinque canadesi, perché quando si tratta di suonare prendono le cose molto seriamente. La band infatti ci propone una selezione di pezzi solidi e ben strutturati che – sotto la definizione di di groove metal – spaziano dall’hardcore punk al metalcore, passando per sonorità più classiche ma anche cupe. ‘Irresistible’, ‘I Am Penny’ e ‘Dirty Night’, per esempio, sono pezzi di metal nudo e crudo, con chitarre grezze, voce roca e ritmo incalzante. D’altra parte invece troviamo un singolo, ‘Higher Fire’, che si avvicina al metalcore melodico con un andamento più accomodante e voce pulita. ‘Dead Red Moon’ è una ballata lunga e passionale ma molto coinvolgente; mentre ‘Where Are You’, ‘Uncertain Outcome’ e ‘Realms of Death’ sono brani solidi, meno veloci e con maggiore utilizzo del growl, che mettono in luce il lato più oscuro della band.

Nonostante sembri un pot-pourri di influenze, questo album suona coerente nel complesso e delinea molto bene lo stile e l’attitudine del gruppo. Chiaramente non si tratta di musicisti alle prime armi: anche solo al primo ascolto si capisce che questo progetto è nato con intenzioni ben definite da artisti con ampia esperienza nel metal, tanto da essere capaci di declinarne diverse sfumature senza mai annoiare. E se le intenzioni erano quelle di divertire suonando musica forte e chiara, ci sono riusciti bene.

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