Recensione: Then Comes Affliction To Awaken The Dreamer

Di ShredderManiac - 1 Dicembre 2006 - 0:00
Then Comes Affliction To Awaken The Dreamer
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Anno: 2006
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Quest’ album viene da lontano, dall’ anno 2000 per la precisione, quando s’ incontrarono per la prima volta Leif  Knashaug (cantante originale degli Spiral Architect, poi sostituito) e Kaj Gornitzka (chitarrista degli Spiral Architect) per dar vita, insieme ad altri talentuosi musicisti, a quell’ album, seminale di per sè, intitolato “A Sceptic’ s Universe”. Le strade dei 2 norvegesi si divisero quasi subito, con la promessa però di re-incontrarsi presto. Poi il “presto” si è dilatato nel tempo, la gestazione ed il parto del progetto Twisted Into Form sono stati lunghi e complicati, alleviati in parte nel dolore proprio della creazione artistica dall’ apporto di altri straordinari musicisti come il batterista David Husvik (Extol) ed il bassista Erik Adland (ex-Lunaris) con annesso il suo grande amico, nonchè pure virtuoso mai troppo celebrato del proprio strumento, Asgeir Mickelson (batterista degli Spiral Architect, e non solo…) che nel nostro caso però veste il ruolo di produttore. Ma finalmente il divenire di “Then Comes Affliction To Awaken The Dreamer” è venuto in essere. Finalmente. Chi ha una qualche conoscenza dei gruppi d’ appartenza (o ex-gruppi) dei membri dei Twisted Into Form che ho citato, potrà intuitivamente comprendere il tipo di musica incisa su quest’ album. Le caratteristiche formali dell’ opera sono:

  1. Ritmiche particolarmente complicate: i disparismi abbondano, come pure frequenti sono le sincopi, gli stacchi con le ripartenze all’ unisono, etc.
  2. La sezione ritmica, quasi di conseguenza, è, nel suo complesso articolarsi, in primo piano anche come livello di mixaggio. Il basso per lo più doppia armonizzandola la chitarra ritmica e funziona praticamente da seconda chitarra
  3. Non c’è un totale rifiuto per la melodia comunemente intesa, ma certamente non ascolterete molte concessioni alle “sollecitazioni sentimentali” che propone attualmente un filone del prog-metal molto in voga
  4. Le linee vocali si dipanano sovrapponendosi alla struttura strumentale in maniera disarmonica, diciamo che “scorrono per proprio conto”
  5. I solos (unicamente di chitarra elettrica) sono per lo più contenuti, brevi, costruiti nella loro originalità sulla tonica del ritmo piuttosto che su quella dell’ armonia
  6. I singoli pezzi sono per lo più medio-corti; non si deborda mai, a parte alcune eccezioni, oltre i 5 min.
  7. La produzione è sostanzialmente molto buona

Potrei anche chiudere qui, soprassedendo sulla spinosa questione del contenuto; ma si tratta pur sempre di una arcano che in qualche modo deve essere svelato. Molti potranno reputare quest’ album “freddo”, o peggio “poco espressivo”. Posso immaginare che questi siano tra quelli i quali ritengono che il contenuto della musica sia quello del sentimento (quale esso sia). Per cercare di tranquillizzare coloro tra questi che si vogliano coraggiosamente approcciare all’ ascolto di “Then Comes Affliction To Awaken The Dreamer” posso dire che sostanzialmente l’ album si presenta “meno freddo” (?) rispetto al suo naturale progenitore “A Sceptic’ s Universe” degli Spiral Architect. Come dicevo prima ci sono alcune concessioni, pur sempre grate, al gusto per la melodia. L’ album non è totalmente a-melodico. Affatto. Inoltre anche la sensazione di “totale anarchia” ritmica che magari sorprendeva l’ ascoltatore emotivo all’ assaggio di “A Sceptic’ s Universe” non si rileva in quest’ album, risulta meglio stemperata in una sorta di “caos controllato”. Riguardo ai testi del disco vi basti sapere che il titolo stesso è una citazione tratta dall’ opera del filosofo Soren Kierkegaard. Molti dei temi trattati sono quelli cari al solitario pensatore danese, considerato il padre dell’ esistenzialismo: ve ne accorgerete leggendoli. E’ molto difficile, se non impossibile, aggiungere qualcosa al contenuto di quest’ album in termini emozionali più di quanto già non ho fatto: finirei col trascendere nel puro sentimentalismo soggettivo. Alla fine si può comprendere che, per svelare l’ arcano in questo senso, per dare un intepretazione psicologica dell’ opera, l’ unico modo consiste nell’ ascoltarla e fare le proprie conseguenti valutazioni del caso. Il contenuto di un opera musicale, non avendo la musica, a differenza delle altre arti, modelli in natura, si può descrivere o attraverso delucidazioni tecnico-teoriche (in questo caso il contenuto va a coincedere con la forma stessa dell’ opera), oppure con accattivanti immagini poetiche (in questo caso va a coincidere col sentimento). Mi permetto di utilizzare impropriamente quest’ ultima via ricordando un altro filosofo che diceva che la Musica è nemica del Destino, Destino inteso come cieco scorrere del tempo nella sua insensatezza verso il non-essere, verso la morte. In altre parole la musica, pur essendo un’ arte tremendamente temporale (come questo disco, ritmico fino all’ inverosimile), riesce ad opporsi al tempo, a sospenderlo e a dare un significato alla nostra esistenza. E’ il pensiero più autentico che mi è sovvenuto nel momento dell’ ascolto di questo disco.

Alessandro “ShredderManiac” Martorelli

Tracklist:
1. Enter Nothingness
2. Istinct Solitaire
3. Torrents
4. The Thin Layers Of Lust And Love
5. Tear
6. Manumit
7. The Flutter Kings
8. Erased
9. House Of Nadir
10. Coda

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