Recensione: Thrênos

Di Daniele D'Adamo - 11 Dicembre 2012 - 0:00
Thrênos
Band: Teksuo
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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68

Da un po’ di tempo a questa parte la Spagna si mostra una discreta fucina di band dedite al cosiddetto ‘modern metal’ (o ‘modern melodeath’), cioè una forma direttamente derivante dal death metal melodico che, per attualità dei suoni e ruvidità dei medesimi, finisce per scivolare nel metalcore. Ai Rise To Fall e Nodrama, allora, si possono aggiungere i Teksuo che, con “Thrênos”, segnano il secondo full-length in carriera dopo un demo nel 2008 e il debut-album del 2009 (“Jiang Shi”).

Debut-album a seguito del quale l’ensemble ha rivoluzionato la propria line-up cambiando cantante e stile, rendendo così la propria proposta perfettamente allineata ai più recenti dettami in materia di… metal estremo ma non troppo. “Thrênos” non è certamente una macchina da guerra, tuttavia ha un’ossatura assai robusta che sostiene un sound potente, pulito, a tratti anche aggressivo; professionale a tutto tondo per affrontare i marosi del mercato internazionale. Merito del gruppo stesso, capace di prodursi da sé e di presentare fra le sue fila Constan M. che, oltre a essere un buon musicista, è l’artefice della registrazione, missaggio e masterizzazione. Il target dell’opera non è, si può già intuire, quello sotteso da Cannibal Corpse e compagnia cantante: il robusto (ma non massiccio) supporto della melodia e la proposizione di elementi ‘alla moda’ quali i breakdown, dirigono inequivocabilmente “Thrênos” verso un pubblico giovane nonché il più vasto possibile, quasi da segmento mainstream.

Questa strategia, se da un lato fa sì che il disco sia godibile, dall’altra rende il medesimo un po’ freddo, come se fosse evidente una sua costruzione a tavolino. Ciò si può percepire dal suono cristallino, senza alcuna sbavatura, nel quale tutto è al posto giusto e ove ciascun elemento non stona mai con gli altri. Anche la prova dei cinque musicisti conforta quest’interpretazione, poiché tutti, nella propria esecuzione, si mostrano validi mestieranti perfettamente a loro agio con le parti di competenza; senza però dare mai l’impressione di uscire da canoni prestabiliti del tutto inamovibili. La contrapposizione continua fra growling e clean vocals, seppur non originale, è tuttavia un punto a favore del combo di Turón, giacché Diego possiede una timbrica personale e varia. Anzi, le linee affrontate in pulito non sono affatto male e dimostrano che il cambio al microfono citato all’inizio è stata una mossa sensata e, soprattutto, produttiva.   

L’impronta data al CD si fa sentire anche nel songwriting, dalla struttura classica e lineare, fatta apposta per non appesantire l’orecchio e per porre l’accento sui ritornelli, magari non rivoluzionari ma piuttosto ben costruiti. Come nell’opener “Pillars Of Creation”, proprio per questo menzionabile come miglior episodio di “Thrênos”, tra l’altro cartina al tornasole che fa risaltare tutti segni caratteristici del ‘Teksuo-sound’. La successiva “Toxic Legacy”, dalla strofa più veemente, presenta più o meno lo stesso schema della song precedente anche se, stavolta, incomincia a farsi vedere il difetto principale degli asturiani. Cioè, una certa indecisione di fondo nel buttarsi al 100% nel metalcore o nel lasciare un piede nel metal classico, con il risultato di non riuscire a mantenere con la dovuta continuità il proprio stile lungo la durata del lavoro. È pertanto un po’ (troppo) difficile, alla fine, entrare nell’anima della musica di Rafa e compagni, vagamente disorientati – sì – da song discrete ma eterogenee come, per esempio, il binomio “Hosting The Sadness” e “For You”.

Valutando “Thrênos” nel suo complesso, tirando le somme, non si può bocciarne l’accurata manifattura, corrispondente – anche – in alcune canzoni sicuramente riuscite. La serietà dei Teksu, pure, non è da mettere in discussione. La sensazione, netta e chiara, è che si sarebbe potuto fare di più, lasciando perdere le logiche di mercato e concentrandosi maggiormente sulla definizione di uno stile dotato oltremodo di carattere. Giusto per non correre il rischio di passare inosservati.     
 
Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Pillars Of Creation 3:57     
2. Toxic Legacy 4:10     
3. Redshift 4:59     
4. Magnetic Monster 4:36     
5. Pray For Your Remorse 3:14     
6. Hosting The Sadness 4:16     
7. For You 4:05     
8. Gerion 4:13     
9. Symmetry Of Chaos 3:35     
10. Rising Tide 3:38     
11. Alien Syndrome 4:06     
12. The Black Door 4:30            

Durata 49 min.

Formazione:
Diego – Voce
Rafa – Chitarra
Samuel – Chitarra
Yorch – Basso
Constan – Batteria/Tastiere

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