Recensione: Through Centuries Of Dust

Di Orso Comellini - 25 Aprile 2011 - 0:00
Through Centuries Of Dust
Band: Death Riders
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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70

Dopo circa dieci anni di attività e ben tre demo alle spalle, i marchigiani Death Riders, soddisfatti del livello maturato sia come intesa, sia come coesione, pubblicano il primo full-length: “Through Centuries Of Dust”.

“Through Centuries Of Dust” che è un concentrato di power/thrash tinteggiato con alcune tonalità di prog descritto da loro stessi come un connubio tra Nevermore, Blind Guardian e Trivium. Indubbiamente questi tre esempi sono calzanti ma, per fortuna, il combo non è caduto nel tranello di limitarsi a fare copia/incolla dal repertorio di gruppi che, per meriti, hanno cavalcato la cresta dell’onda. Si potrebbero fare anche altri paragoni, per via di alcune atmosfere udibili sul platter: richiami a Elegy, Kamelot, Dream Theater (per alcune armonie nei momenti più melodici) e Pariah dell’album “Unity” – impressionante talvolta la somiglianza del bravo vocalist Gaoni con Alan Hunter (ex Tysondog) – ma, ripeto, il tutto mantenendo una sufficiente dose di personalità.

Caratteristica principale del quintetto proveniente da Fabriano è di provare a trovare il giusto compromesso tra le ritmiche serrate dei due chitarristi e del convincente drummer Alessio Monacelli, con le ricorrenti aperture melodiche catchy e i precisi e puliti soli di Francesco Pellegrini. Basta sentire alcune tracce (l’opener “The Hedgehog’s Dilemma”, “Legion”, “The Eclipse”, ma soprattutto “Sinfonia”) per farsi un’idea di quanto detto fino a questo momento. Con la canzone “Death Riders” i Nostri pigiano maggiormente sull’acceleratore (così come in “Season Of Loss” e in “Reason And Fate”): partenza grintosa e ritornello condotto dalle due asce su velocità tipicamente thrash e una linea vocale dal piglio epico/battagliero; senza trascurare passaggi e fraseggi ariosi, ma sempre carichi di groove. “War Inheritance” e “Crimson Liberty”, le canzoni che più delle altre rientrano nei canoni del power metal, sono a conti fatti forse le meno originali del lotto. “Shelter” è una buona ballad dove si segnala un riuscito intermezzo recitato in italiano che mi ha fatto pensare alla frase cinematografica (da “Nuovo Cinema Paradiso”) presente su “Take The Time” dei Dream Theater. Infine la conclusiva “When Everything Lies”, interessante traccia acustica che poteva anche essere ulteriormente sviluppata.

Non rimane che spendere due parole anche per il professionale artwork realizzato da Marco Stagnozzi e per la produzione e il missaggio realizzato da Frank Andiver e il mastering del celebre Mika Jussila (Finnvox studios). Unico neo il volume leggermente alto dei toni bassi – scusate il gioco di parole – nel tentativo probabilmente di conferire maggiore potenza ai suoni, ma che comunque mette in risalto il lavoro alle quattro corde di Cristiano Coppa.

In conclusione “Through Centuries Of Dust” è un debutto convincente, con più luci che ombre in virtù di un songwriting fresco e abbastanza articolato. Se in futuro i Death Riders riusciranno a scrollarsi definitivamente di dosso le principali influenze evidenziate, arrischiandosi a puntare magari su composizioni ancora più particolari e ambiziose, sentiremo ancora a lungo parlare di loro. Nel frattempo però invito gli amanti di questo genere di sonorità a concedere almeno un ascolto al disco in questione perché, ne sono sicuro, riscuoterà diversi consensi.

Orso “Orso 80” Comellini

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Track-list:
1. The Hedgehog’s Dilemma 5:54
2. Legion 4:57
3. Death Riders 5:03
4. Shelter 4:00
5. The Eclipse 4:54
6. Season Of Loss 5:48
7. War Inheritance 5:41
8. Sinfonia 4:38
9. Reason And Fate 4:10
10. Crimson Liberty 4:55
11. When Everything Lies 3:03

All tracks 53 min. ca.

Line-up:
Valerio Gaoni – Vocals
Marco Monacelli – Guitar
Francesco Pellegrini – Guitar
Cristiano Coppa – Bass
Alessio Monacelli – Drums
 

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