Recensione: Through Scrutiny

Di Enzo - 23 Febbraio 2002 - 0:00
Through Scrutiny
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Anno: 2001
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65

Davin Neil Clime è un emergente musicista nella scena hard rock americana, e questo suo album non fa che confermare il suo buon talento.

Ci troviamo davanti ad un lavoro prettamente hard rock con piccole e brevi incursioni in territori più consoni all’heavy metal. La prova chitarristica di David è sempre ottima in ogni pezzo dell’album che alterna tracce davvero ben riuscite ad episodi leggermente sotto la media. Spiritoso, sperimentale, vivace, tre parole in cui è racchiuso tutto lo spirito dell’album. L’opener è una intro che non so perchè mi ricorda memorie dei Pink Floyd, con quella strana influenza psichedelica. Intro che “da voce” alla prima vera traccia dell’album, Take It Or Leave It, riff decisamente ancorati all’hard rock più classico, sempre molto trascinanti. Il ritmo principale è spezzato dai delicati inserimenti chitarristici composti essenzialmente da arpeggi, che conferiscono una atmosfera davvero bella seppur alla lunga noiosa, fuori luogo comunque l’inserimento della voce di David effettata in questo frangente.The Fate Of Pain è la terza traccia nonchè un pezzo forte del lavoro che inizia dolcemente per poi allungare il passo nelle tipiche sonorità hard rock, molto sperimentale, un refrain orecchiabile e di facile assimilazione, rilassante. Anche la successina Life Under Glass scorre via riportando alla mente più nette “Maideniane” memorie e che, con i suoi riff , ci riporta a tratti il ricordo degli Y&T dei tempi che furono. D’impatto anche la successiva Queen Of The Skyways, decisamente più metallica delle precedenti songs, con la sua struttura melodica non poco influenzata dai Riot dei primi anni 80. Ora abbiamo un magico duetto di canzoni, Morpheus, dolce, delicata, le note scivolano via accarezzando antiche melodie orientaleggianti per questo ottimo pezzo che è un intro per la successiva Miss Minority, che immerge i suoi riff in sonorità di vecchio stampo Black Sabbath, sempre accattivante il refrain, reso tale forse proprio grazie alla sua semplicità compositiva in grado di catturate l’audience proprio al primo ascolto.
Allegra, energica, rocckeggiante ed accattivante Follow Me (di Gallagher), una linea melodica tipicamente rock, con qualche spruzzo di hard rock per contorno per chi non la conoscesse. Sempre all’altezza la prestazione del nostro David alla chitarra, tuttavia la prova vocale, qua, come in tutto il lavoro è ampiamente migliorabile. Il ritornello è come sempre molto orecchiabile e divertente, come del resto lo è in ogni brano. La produzione tuttavia penalizza un pò il suono dei vari strumenti, rendendolo troppo “compatto” in molte fasi del disco, ma è solo un dettaglio quasi insignificante. L’assolo anche qui è ottimo e strutturalmente abbastanza complesso, interpretato nel migliore dei modi. Ancora parole positive per il classico e cadenzato rock di Good For Nothing i cui riff portanti devono molto a chiare influenze di un altro gruppo storico amato da questo giovane musicista, i Led Zeppelin.
E’ ora il turno di altri 2 brani di inbubbio valore, 50 Foot Amazon e la strettamente heavy First Reaction dove è presente uno degli assoli più belli dell’album ed i riff più granitici del lotto. A concludere il tutto è Shortin’Whiskey Live (di Pat Travers), davvero interpretata in modo impeccabile.

Per finire questo album sarà un ottimo acquisto ed una piacevole sorpresa per chi vuole rilassarsi un pò con del puro hard rock di ottima fattura, con le sue escursioni nell’heavy metal e ancor prima, nel rock anni 70. Un ottimo lavoro per scacciare via dalla nostra testa, almeno per un pò, la noia o le colate di magamatico metallo pesanante sapientemente fuso che, alla lunga, può apportare danni ai nostri timpani (!). Come detto prima…spiritoso, sperimentale, vivace.

1.Ol DC/Intro
2.Take It Or Leave It
3.The Fate Of Pain
4.Life Under Glass
5.Queen Of The Skyways
6.Morpheus
7.Miss Minority
8.Kassie Lane
9.Follow Me
10.Good For Nothing
11.50 Foot Amazon
12.First Reaction
13.Snortin’ Whiskey Live
14.Hangin Up The Phone/End

Si ringrazia l’autore per l’album fornitoci.

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