Recensione: Through The Storm

Di Francesco Prussi - 21 Dicembre 2002 - 0:00
Through The Storm
Band: Riot
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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85

Dopo il buon Sons of Society, tornano gli inossidabili e mai troppo lodati Riot. La band Americana, capitanata dal chitarrista Mark Reale è in pista dal 1977 e giunge ormai al diciassettesimo album, compreso una raccolta, tre live ed un ep del 1998. Venticinque anni di carriera sempre al top, dischi come Fire Down Under, Narita e Thundersteel hanno fatto la storia del metal Americano e non degli eightyes. Qualche caduta di tono sia creativa che a livello di line-up, non ha mai intaccato l’attendibilità della band che pur attraversando momenti difficili si è sempre risollevata sfornando dischi sempre degni della loro fama. L’Heavy-Metal degli esordi(Fire Down Under e Narita sono dischi immortali che il tempo non ha minimamente intaccato: ascoltare per credere) ha lasciato il posto ad un sound che si è fatto più Hard-Rock e lo dimostrano le ultime release come Inishmore, incentrato sull’Irlanda; The Breathen of the long House concept sugli Indiani d’America. Ottimi dischi che sono debitori della scuola Hard-Rock Inglese ( senza per questo essere solo una copia) ed in particolare Deep Purple, Rainbow e qualcosa dei Thin Lizzy che traspare molto in Inishmore soprattutto per le atmosfere Irlandesi in cui il concept dell’album è ambientato. Sons Of Society, pur essendo un buon disco, non mi aveva particolarmente esaltato, aveva spostato il sound su coordinate più metalliche risultando più pesante rispetto alle ultime citate produzioni. Mentre con l’ottimo Trough The Storm il sound si fa più Hard-Rock con una buona dose di melodia che rende gli undici brani di questo dischetto molto d’impatto e dal vivo sicuramente faranno la loro figura. Certo non sarà il loro capolavoro assoluto o il disco che cambierà la storia dell’Heavy-Rock, ma è un disco che si ascolta sempre con piacere senza mai stancare e dopo aver soggiornato per diverso tempo nel lettore della mia metal-machine è entrato nella mia testaccia di vecchio rocker e non vuole saperne di uscire. Tornando al disco in questione c’è da segnalare il cambio di seggiolino alla batteria, il veterano Bobby Rondinelli (eccezionale il suo album recensito anche su Truemetal) subentra al posto di Jarzombeck confluito nella band di Rob Halford (ma da quanto letto in un’intervista sembrerebbe che in tour suonerà ancora Jarzombeck mentre con Rondinelli si è trattato solo di una collaborazione fatta solo per la registrazione del disco).

La granitica Turn The Table apre le danze e si capisce subito che i Riot sono ancora in forma con un ottimo Mike Di Meo che si metta in evidenza con la sua voce calda ma allo stesso tempo potente.

Mentre la seconda Lost Inside The World è aperta da un riff tipicamente metal, ma che si sviluppa secondo coordinate prettamente hard-rock con la chitarra di Reale a dettar legge. Chains è un pezzo hard-rock più cadenzato e con un’ottima interpretazione del solito Mike di Meo che sfodera tonsille notevoli, sorprendendomi sempre di più. Rumore di tuoni apre la bellissima Trough the Storm che dopo un inizio quasi a cappella si sviluppa in un rockaccio molto torrido, ma dal ritornello melodico. Let It Show è la ballad di turno dove ancora Mike di Meo brilla per la sua interpretazione, con archi a dar maggior colore alla sua voce. I ritmi salgono di nuovo con la Rainbowiana Burn The Sun seguita da una To My Head più cadenzata, ma sempre dotata di una buona dose d’espressiva potenza rock. Essential Enemy è l’unico brano in cui fa capolino una voce filtrata dando al brano un tocco di moderno, ma che però nel riff di chitarra conserva sempre il trade-mark di fabbrica del gruppo, brano abbastanza anomalo e spiazzante.

Dopo è la volta della cover degli UFO Only You Can Rock Me, vero inno che dal vivo fa sempre un certo effetto, resa in una versione abbastanza fedele che conserva ancora intatto il suo fascino di Rock’n’Roll song.

Due strumentali chiudono il cd e precisamente Isle Of Shadows che mi ricorda un po’ le atmosfere di Inishmore e l’acustico Here Comes The Sun, pezzo molto ispirato scritto da George Harrison. Non mi sento di aggiungere altro a quest’ottimo dischetto che fotografa una band ancora al top e che merita molto di più di quanto sinora ha raccolto.

Grandi Riot

Tracklist:

1. Turn The Tables
2. Lost Inside This World
3. Chains
4. Through The Storm
5. Let It Show
6. Burn The Sun
7. To My Head
8. Essential Enemies
9. Only You Can Rock Me
10. Isle Of Shadows
11. Here Comes The Sun

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