Recensione: Tomba dell’Amore / Affinità [7”]

Di Mickey E.vil - 31 Maggio 2025 - 8:00

Non capita spesso di recensire un buon vecchio pezzo di materia fisica come un 7” su queste pagine virtuali e dunque non mi sono lasciato sfuggire questa occasione. Gli Ignis Absconditus rappresentano la visione musicale, visiva e lirica di Henry Der Wanderer (già attivo col progetto black metal Nott e con quello più avantgarde-black denominato Nebrus) e Noctuaria (anch’essa parte di Nebrus e titolare del progetto solista dark-ambient Flusso Delirante Persecutorio). Il primo lustro di esistenza ha visto la realizzazione di un mini-CD, due full-length (Golden Horses Of a Dying Future è uscito per My Kingdom Records) e appunto del 7” in questione. Il tutto lasciandosi attraversare senza paura dalle più disparate influenze: il neofolk, il rock acustico dalle tinte surrealiste, il post-punk e l’art-rock più avanguardistico.

La novità qui presente è l’utilizzo della lingua italiana che, a tratti, riporta alla mente suggestioni mutuate dal rock progressivo tricolore degli anni ’70 nella sua declinazione più oscura (Biglietto Per L’Inferno, Metamorfosi). L’originale ricetta sincretistica degli Ignis Absconditus prevede anche l’utilizzo di linee di basso particolarmente melodiche ed espressive a sostenere, insieme alle ritmiche percussive di stampo quasi doom, un utilizzo della chitarra ritmica che denota l’infatuazione per i primi Katatonia. Tutto ciò in particolar modo in ‘Tomba Dell’Amore’, dove l’oscura vocalità di Noctuaria evoca sensazioni ferali senza speranza alcuna. La caratteristica della sua voce è il timbro ricco di frequenze basse che, a mio avviso, andrebbero sfruttate non tanto per “caricare” tale registro vocale, bensì per arricchire le tonalità più medio-acute che infatti non rientrano nel novero delle classiche voci femminili in ambito metal e derivati. Piuttosto, è possibile udire echi dell’originale espressività vocale di una Francesca Nicoli degli Ataraxia (mirabile in questo senso la sua interpretazione fonetica di ‘Selunhs Aggelos‘ dei MonumentuM) o di una Katya Sanna dei Dunwich (provate ad ascoltare ‘L’incontro‘). In ‘Affinità’ non mancano degli evocativi recitativi nati dalla squisita ombra di magister Rozz Williams. Il brano si discosta da quello presente sull’altro lato, nel senso che la sperimentazione chitarristica si fa più evidente, memore della lezione di Blasphemer  una volta preso l’ingombrante posto di Euronymous nei Mayhem, strada già esplorata in maniera più elaborata nel progetto Nebrus. Il finale in stile dark new wave italiana (leggasi Diaframma et similia) ci accompagna verso il dovuto commiato, nell’attesa che queste bizzarre suggestioni sonore si sviluppino ulteriormente prendendo presto forma (fisica) in versione full-lenght.

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