Recensione: Too Glam to Die

Di Stefano Ricetti - 19 Febbraio 2016 - 0:10
Too Glam to Die
Band: Reckless
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2015
Nazione:
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78

I Reckless vengono da Vicenza, quest’anno festeggiano i dieci anni di attività e nascono intorno alla persona di  A.T. Rooster (Andrea De Lorentiis), cantante/bassista nonché unico membro originale della prima line-up. L’inizio è quello classico, che accomuna il 99% dei gruppi: tanti concerti, tante cover di band storiche e l’entusiasmo come motore primario del tutto. La svolta di comporre e suonare brani propri si concretizza all’interno del primo Cd, semplicemente intitolato Reckless, che vede la luce nel 2010 e contribuisce a far girare il nome della band. I numerosi cambi di formazione non minano lo spirito battagliero dell’ensemble che, fra una data live e l’altra, riesce a concretizzare i pezzi per il secondo lavoro, che esce a fine 2015 per conto della label Buil2Kill Records. Ad accompagnare il Cd un libretto di otto pagine con tutti i testi e varie foto della band.      

L’attacco di Too Glam to Die, questo il titolo dell’album, è affidato alla title track, che mette subito in chiaro che i Reckless sanno mazzuolare tanto quanto certuni colleghi ricoperti di borchie e toppe vintage: la velocità è sostenuta, le chitarre di Dany Rockett/Starry Rain sono prese in prestito all’HM in your face e il drumming di Mikki Mixx è fatto di un ribollire maledetto e possente che non fa prigionieri. La voce di A.T. Rooster è carica di acido metallico atto a spaccare, come dimostrato nella successiva What I Need, più melodica del brano numero uno in scaletta, fottutamente focalizzata e senza tempi morti. Proprio questo, per certi versi, stupisce dei “magnagati” Reckless: seppur riciclando la grande lezione degli anni Ottanta più colorati suonano freschissimi e potenti, con una carica di adrenalina che fa sempre molto piacere assaporare da un ensemble di giovani. 

I riferimenti ai quali si ispirano i veneti si sprecano, a partire dall’ugola a la Tom Keifer – dei tempi d’oro, sia ben chiaro – del singer all’impianto-canzone delle varie tracce componenti Too Glam to Die: i L.A. Guns la fanno da padroni, così come le asce dure e pure di marca HM, poi la polvere rock’n’ roll dei Gunners, seguita da tracce evidenti di Poison, Motley Crue, Warrant, Ratt, White Lion e dei nostrani Danger Zone.          

L’heavy roll di Wild Sensation è tangibile, l’ombra lunga di Bret Michaels & Co. la fa da padrona all’interno di Kiss This! seguita da quella immortale dei  Guns N’ Roses, ispiratori di Drivin’ with My Old Car. I Reckless metallari esplodono attraverso i watt di discendenza Saxon/Accept sprigionati da Heartwrecker, episodio numero otto del lotto. Nessun calo di ritmo è permesso, We’re Born To Fight è un ulteriore pezzo frizzante infarcito di cori belli carichi e si chiude con Shout, traccia dalla veemenza Priest che pare presa in prestito dall’Ozzy di The Ultimate Sin. Come da manuale del buon album completo, non mancano i tradizionali brani caldi e sensuali: Thrill of the Night e l’intensa Tears of Glory, ma l’apice mieloso viene raggiunto dalla struggente I Was Born to Make you Dream, fortemente debitrice di Slash, Axel e compagnia cantante dei tempi migliori. 

In definitiva l’urlo al cielo emesso dai Reckless con Too Glam to Die è sfacciato come da aspettativa, una resa alle casse massiccia fa il resto, consegnando all’Italian way of hard’n’heavy una piacevolissima sorpresa, un nome da segnarsi in grassetto sottolineato sul proprio taccuino personale.

Finché nasceranno e saranno in giro band come questa si ha la certezza che l’heavy roll non morirà mai!

I’ve been “recklessed”!

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti   

 

 

 

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