Recensione: Too Hot To Burn
Nel raccogliere le informazioni di base necessarie per compilare la recensione di un disco, a volte s’incontrano tutti gli stereotipi nei quali non si vorrebbe invece incappare. Nella speranza, ahimè sempre più flebile, d’aver qualcosa di nuovo da raccontare.
Se poi ci s’intestardisce sulla quantità e qualità dei dejà-vu che, uno dopo l’altro, si accumulano nella nostra mente durante l’ascolto dell’album in questione, si può arrivare a un paradosso. Quello cioè di gioire del fatto di avere fra le mani il «CD-clone perfetto», la summa di tutto quanto già scritto e fatto in materia, nel caso in esame, di thrash.
In questa … impresa riescono perfettamente i tedeschi Deathfist. L’impressionante quantità di luoghi comuni che si adattano al combo teutonico ne fanno, infatti, una specie di emblema all’arte di copiare. Esplorando in lungo e in largo “Too Hot To Burn”, il loro debut-album, non si riesce a trovare – nemmeno con il lanternino – un elemento che si discosti da quanto già fatto da centinaia di band in venticinque anni di Storia del thrash. L’elenco delle «non-novità» è invece infinito, o quasi: nome e logo del gruppo, copertina del CD, titolo delle canzoni, testi e durata delle medesime, posa nelle foto, attitudine, ecc. In ultimo, ma non ultima, la musica. Che, ovviamente, non è altro che la sistematica e diligente riproposizione di tutto quanto è già al sicuro in archivio.
Slayer in primis ma poi Sepultura, Necrodeath, Anthrax, Deathrow, Destruction, Détente e chi più ne ha più ne metta farciscono il sound del quartetto teutonico, sì da non lasciare allo stesso alcun margine di manovra. Il suono è buono, tosto e professionale; così come la tecnica strumentale. Senza lode, certo, ma almeno sufficiente per buttar giù con ordine un insieme di canzoni che non sia un’accozzaglia di suoni. E qui si fermano le note positive.
Forse si può accennare, in extremis, al fatto che, in ogni caso, song come l’opener “Apotheosis” (forse una cover degli Slayer …) bene o male facciano battere il tempo col nostro piedino. Anche se fosse, comunque, si tratterebbe di troppo poco. Nell’obiettiva moltitudine di riff macinati dall’instancabile chitarra di Markus Wichmann se ne trovano anche di carini, di accordi (rigorosamente «stoppati» con la tecnica del plam-muting); tragicamente intrappolati, però, in un «già sentito» che non lascia scampo (“Deathfist”, “Slay Her” – perlomeno azzeccato il gioco di parole … – , “Demons”, “Too Hot To Burn”, “Booze Brigade”).
Se chitarra e sezione ritmica si mostrano per lo meno adeguati per dar vita a un’esecuzione decente, diventa quasi imbarazzante scrivere di Corinna Becker, la cantante. Per risolvere sinteticamente la questione, si potrebbe tranquillamente affermare che più si ascolta “Too Hot To Burn”, più si ha la sensazione che sia stata cantata una sola canzone e quindi che la relativa traccia sia stata poi missata con la musica di tutte le altre. Spiace criticare così negativamente una prestazione tecnico/artistica ma, pur con tutta la mia buona volontà, è stato davvero impossibile memorizzare anche un solo secondo di un qualsiasi brano. La qualità compositiva di Jan Luchtenberg e soci è così scarsa, infatti, che non riesce a generare nulla che, musicalmente, lasci traccia nei nostri neuroni. Se appare già ardua l’impresa di trovare qualcosa d’interessante nella partitura del platter, difatti, questa conquista diventa impossibile quando le linee vocali della Becker arrivano ad appiattire definitivamente il tutto come un rullo compressore.
Non credo ci sia altro da aggiungere, nella descrizione di un album gravemente insufficiente in una delle sue caratteristiche più importanti: il songwriting.
Avanti un altro …
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Apotheosis 3:07
2. Deathfist 2:43
3. Slay Her 3:22
4. Beast 3:39
5. Hell Is Here 3:20
6. Demons 3:44
7. Too Hot To Burn 2:24
8. Killing Time 3:20
9. Ruins 3:37
10. Prey 3:14
11. Booze Brigade 3:54
12. World Of Darkness 3:41
All tracks 41 min. ca.
Line-up:
Corinna Becker – Vocals
Markus Wichmann – Guitar
Martin Bastian – Bass
Jan Luchtenberg – Drums